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Una faticosa innutrizione - Pubblicazione del prof. Franco Monaco

Alla presenza di un folto pubblico, Antonino Tobia ha illustrato il volume del prof. Monaco, recentemente scomparso

Relatore: Prof. Antonino Tobia

Immagine riferita a: Una faticosa innutrizione - Pubblicazione del prof. Franco MonacoImmagine riferita a: Una faticosa innutrizione - Pubblicazione del prof. Franco Monaco"Certis ingeniis immorari et innutriri oportet, si velis aliquid trahere quod in animo fideliter sedeat (Seneca, Epistulae ad Lucilium).

Conviene leggere le opere degli uomini di grande ingegno se si vuole apprendere qualcosa di buono da conservare nel proprio animo, evitando di disperdersi in sciocche letture.

Il filosofo latino ha suggerito all’autore Franco Monaco il titolo del suo recente prodotto letterario. Il termime innutrizione non è molto diffuso nel linguaggio comune e pertanto richiede una approfondita analisi esegetica. Se la nutrizione contribuisce al benessere fisico, la innutrizione comprende quell’insieme di manifestazioni culturali, aspetti antropologici, usi e costumi, linguaggi e riti che distinguono un popolo da un altro e che faticosamente ogni individuo assorbe giorno dopo giorno, creando la sua identità.

Hippolyte Taine sosteneva che l’uomo è il prodotto di alcuni elementi fondamentali: la razza, il momento stico in cui nasce, l’ambiente sociale in cui si svolge la sua vita. Emile Zola aggiunse a questi tre componenti della personalità umana anche l’influenza dell’ereditarietà. L’innutrizione è quindi un processo di sviluppo e di arricchimento che continuano per tutta la vita. Pertanto la faticosa innutrizione di Franco è documentata da questa pubblicazione, che esprime la profondità della sua cultura, la familiarità con i grandi scrittori della letteratura europea, la sua visione democratica della storia, la capacità di tessere avvenimenti e di analizzare i personaggi, facendoli crescere autonomamente, preferendo eclissarsi e lasciando che il romanzo di facesse da sé.

Da giovane marinaio impegnato nei moti risorgimentali siciliani, Paolo Alessi, il protagonista del romanzo, diviene stimato libraio nella sua città, inseguendo una passione che lo ha accompagnato per tutta la vita. Le letture diventano così strumento per la sua "faticosa innutrizione", quella crescita interiore che rimanda a Seneca e si compone di studio, abnegazione, buone amicizie, amore per la giustizia e la legalità. La storia italiana, e siciliana in particolare, si intreccia con le vicende personali dei protagonisti di questo romanzo corale che, attingendo a momenti di cronaca e di storia trapanesi, dipinge un ricco e variopinto affresco dall’Unità d’Italia in poi, comprese le lotte contro le ingiustizie e i soprusi che ne hanno caratterizzato il difficile percorso. La nave Corsaro, su cui è imbarcato Paolo, fa da sponda tra il porto di Trapani e quello di Marsiglia. Il suo carico è fatto di prodotti trapanesi: il tonno salato in barile, il sale, la soda caustica, il sommacco. Ma al carico frequentemente si aggiungono esuli siciliani, che devono sottrarsi alle prigioni borboniche, dopo l’insurrezione di Palermo del 12 gennaio 1848, alla quale partecipò il trapanese Enrico Fardella, seguita dalla rivolta dei Trapanesi, guidati dal barone Staiti il 30 gennaio dello stesso anno. Ferdinando II represse l’insurrezione dei liberali e dei democratici, Ruggero Settimo riparò a Malta, Enrico Fardella e Salvatore Calvino conobbero le disumane celle del Castello dell’Elmo a Napoli. Paolo non è protagonista diretto degli avvenimenti, si rammarica con se stesso di non essere un eroe come tanti suoi coetanei, ma è attento a leggere ciò che accade intorno a lui e a trarre nutrimento dagli accadimenti, maturando una sincera fede democratica attraverso le amicizie di intellettuali repubblicani, liberali e democratici con i quali di volta in volta viene a contatto, come l’amico Valerio e l’avvocato Andrea De Marco. L’autore descrive queste pagine di storia, facendo lumeggiare il desiderio di libertà che animava i Siciliani, insofferenti della monarchia borbonica.

Figura poetica, nella liricità del suo spessore umano, è il giovane Paolo, che l’autore segue nella sua lenta e costante crescita intellettuale. L’opera sembra scritta nella seconda metà dell’Ottocento, quando era ancora viva l’eco dei romanzi storici, sulla scia tracciata dal Manzoni o, come ha sottolineato Serena Bedini, il lavoro riporta alla mente Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo. Non è un caso forse che Franco da ottuagenario ha voluto ricostruire questo affresco storico, dedicandolo in buona parte alla sua città e a se stesso. Come Paolo, ha dedicato la sua esistenza alla innutrizione culturale e umana. Paolo da marinaio è diventato libraio, Franco è andato oltre il suo pregevole impegno di docente e di formatore, rivelando agli altri la sua abilità di scrittore, che è stato un modo eccelso per lasciare di sé la prova tangibile delle sue qualità di uomo e di studioso.-Prof. Antonino Tobia

Autore Prof-Greco

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Inserito il 15 Febbraio 2019 nella categoria Relazioni svolte