Sulle nuove tecniche chirurgiche adottate negli interventi di cheratocono e cataratta ha relazionato brillantemente il dott. Giovanni Vinci, stimato oculista di grande valore.
Relatore: Dott. Giovanni Vinci
IMPORTANZA DELLA VISIONE - La visione è uno dei cinque sensi di cui l’essere umano è dotato ed è senza dubbio quello più importante. Fondamentale agli effetti dell’ idoneità e del benessere psicofisico dell’individuo. Anche dal punto di vista sociale appare importante che i soggetti conservino intatta la facoltà visiva nella sua completezza cioè non solo una buona visibilità con un solo occhio, ma che entrambi gli occhi siano dotati di una perfetta capacità visiva. Di fronte a questa auspicabile e magnifica integrità, sono in agguato cause minacciose presenti durante tutto il corso della nostra vita. La loro conoscenza ed una loro precoce individuazione rappresentano le armi migliori per poterle combattere. Nel bambino in particolare è importante questa individuazione precoce perché solo così si possono ottenere dei recuperi funzionali adeguati. Nell’ adulto e nell’ anziano le patologie oculari, se affrontate in tempo, permetteranno una difesa valida ed essenziale per preservare il prezioso dono della vista. IMPORTANZA DELLA VISIONE Considerando la grande importanza della visione (tramite essa l’ individuo si procura oltre l’80% delle informazioni) la prevenzione della cecità diventa un dovere di tutti. Diverse assocuazioni effettuano ogni anno visite oculistiche preventive gratuite per gli adulti e per i bambini, al fine di sensibilizzare la popolazione e di stimolare i pazienti al controllo oculistico periodico. Grazie a queste visite è possibile rilevare difetti visivi nei bambini, nei quali spesso è difficile accorgersi della presenza di patologie oculari visive e, per un certo numero di persone adulte, è possibile rilevare un aumento della pressione endoculare oppure la presenza di patologie retiniche anche gravi, consigliando loro di approfondire la visita oculistica per poter escludere un glaucoma piuttosto che una maculopatia. 'Guardando il mondo costruisco me stesso'. La personalità di ognuno di noi prende forma durante tutta la nostra vita attraverso un insieme di processi che ci forniscono dati ed informazioni: tutto ciò è la percezione. Gli individui esplorano il mondo attraverso i processi cognitivi, che sono formati dalla percezione, dalla memoria e dall’apprendimento; il primo di questi utilizza i sensi per far interagire l’individuo con l’ambiente circostante. La percezione ci permette di cogliere i messaggi per poterli trattenere con la memoria e poterli utilizzare attraverso i processi di apprendimento. Solo successivamente verranno richiamati attraverso il pensiero ed espressi nei loro contenuti attraverso le emozioni. Come già accennato, ricerche psicologiche hanno determinato che oltre l’80 per cento della percezione avviene attraverso il sistema visivo. Grazie alla vista noi attingiamo ad un dato, lo interiorizziamo e, attraverso gli altri processi cognitivi, lo mettiamo a disposizione della nostra attività psichica per essere richiamato secondo le necessità e le circostanze. Attraverso la vista noi prendiamo coscienza di tutto quanto è esterno al nostro corpo e lo rendiamo "nostro" creando un serbatoio di dati. Possiamo quindi affermare che la maggior parte di quello che siamo (per quanto riguarda il carattere, la personalità, i gusti personali….) è composta in gran parte da quello che vediamo, e che abbiamo visto, intorno a noi fino a questo momento. I PASSI DELLA PREVENZIONE Screening nei reparti dei neonatologia Prima visita oculistica entro il primo anno di vita Seconda visita oculistica tra i 2 ed i 4 anni Terza visita oculistica in età pre-scolare tra i 4 e i 6 anni Visite oculistiche in età scolare periodiche ed annuali Controlli oculistici periodici in età adulta con misurazione della pressione oculare e monitoraggio del fondo dell’occhio. LA PREVENZIONE VISIVA Purtroppo, l’attenzione per la salute degli occhi è ancora scarsa, sia da per gli adulti che per i giovanissimi. Il 70% dei genitori non ritiene necessaria una visita oculistica per i propri figli perché, affermano, ci vedono bene. Oltre il 50% degli adulti non si sottopone ad un controllo, senza qualche problema evidente. Nei bambini in particolare, chi vede male, studia meno. Ma come si fa a stabilire se è questione di voglia o c’è qualcosa sotto? Prima di tutto bisogna valutare la familiarità con i disturbi visivi: se un genitore soffre di miopia, ipermetropia e astigmatismo è probabile che anche i figli ne soffrano. L’ unico modo per accertarlo è sottoporre i propri figli a controlli mirati: visite regolari dall’ oculista all’ inizio dell’ anno scolastico, infatti, permettono di evidenziare problemi comuni e molto diffusi, evidenziando anche patologie più subdole e gravi. COME FUNZIONA LA VISIONE Ogni oggetto illuminato da una sorgente di luce diventa a sua volta una sorgente secondaria, in grado di riflettere parte della luce che ha ricevuto. Noi riusciamo a vedere questo oggetto perché abbiamo gli occhi, organi in grado di ricevere queste radiazioni e, attraverso il cervello, di elaborarle permettendoci di vedere l’oggetto in questione. Quando guardiamo, sulla retina di ogni occhio si forma un’immagine dell’oggetto osservato. Queste immagini vengono mandate al cervello che le combina in una sola immagine tridimensionale. Non è facile rendersi conto di ciò in quanto noi vediamo un’unica immagine, quella rielaborata dal cervello, e abbiamo quindi l’impressione che i due occhi vedano nello stesso modo. Classifichiamo il mondo in: sorgenti - oggetti – occhio. Detto in altro modo, in: -sorgenti primarie -sorgenti secondarie -rivelatori di luce Dal punto di vista adottato, qualsiasi oggetto che vediamo può essere considerato sorgente di luce. L’intensità della luce da noi percepita, viene regolata dalla pupilla, foro che si trova davanti al nostro occhio, che si chiude o si dilata per permettere una percezione luminosa più o meno intensa. Essa infatti si dilata quando l’illuminazione è scarsa, per permettere che una maggiore quantità di luce passi attraverso, mentre si contrae quando la luce è molto forte. Una delle caratteristiche della luce che più ci colpisce nella realtà quotidiana e’ l’intensità luminosa, tanto che utilizziamo comunemente espressioni del tipo 'oggi la luce e’ particolarmente intensa' o 'poco intensa'. L’intensità luminosa e’ legata alla sorgente di luce, al mezzo che la luce attraversa e alla distanza dalla sorgente. Tutti noi rimaniamo spesso stupefatti di fronte alla visione di un paesaggio, ai colori del cielo al tramonto, alle ineguagliabili sfumature di un fiore, alle iridescenti ali di una farfalla, all’incanto di un arcobaleno che compare improvvisamente in cielo dopo un temporale. Ci siamo mai chiesti quali meccanismi si celano dietro a questi colori? LA PERCEZIONE DEI COLORI E’ possibile definire un’immagine, in modo molto generale, come un’area in cui ogni punto è caratterizzato da una grandezza che chiamiamo colore, che corrisponde alla intensità e allo spettro della radiazione di luce emessa da quel punto. Per essere percepita dall’occhio umano, la radiazione emessa deve comprendere componenti armoniche aventi lunghezza d’onda compresa 380 e 780 nm. Le lunghezze d’onda al di sotto del violetto e al di sopra del rosso (ultraviolette ed infrarosse) non sono percepibili dall’occhio umano. Se la luce è monocromatica, ovvero è costituita da una radiazione pura, a seconda della sua lunghezza d’onda, viene percepita dall’occhio umano con un determinato colore, secondo la corrispondenza indicativa qui sotto riportata. La percezione del colore ha origine dalla luce bianca che colpisce le superfici degli oggetti. Essi a loro volta hanno la proprietà di riflettere tutta o parte della luce che ricevono; più in particolare, la superficie di un oggetto trattiene alcune frequenze luminose e ne riflette altre. Sono queste ultime a determinare il suo colore: per esempio, una superficie appare gialla perché riflette solo le lunghezze d’onda medie e lunghe che corrispondono al colore giallo. Una superficie appare invece bianca quando riflette tutte le radiazioni che riceve, nera quando le assorbe tutte. La luce riflessa dalle superfici raggiunge i recettori collocati all’interno dell’occhio. Nella retina umana sono presenti due tipi di cellule recettrici, i cui nomi prendono origine dalla loro forma: i coni, responsabili della visione ad elevato livello di luminosità ed in particolare della generazione dei colori, e i bastoncelli, molto più sensibili dei coni e responsabili della visione a bassa luminosità. I bastoncelli sono insensibili al colore, e ciò spiega come mai quando l’illuminazione è scarsa gli oggetti appaiono tutti più o meno grigi anche se sono di diverso colore. I coni si dividono in tre diversi tipi, ciascuno responsabile della percezione di uno dei tre colori fondamentali, e cioè del BLU, del VERDE e del ROSSO. L’ANATOMIA DEL NOSTRO OCCHIO L’apparato visivo, nella sua totalità, è composto dai due seguenti apparati: - Annessi oculari ,(sopracciglia, palpebre, ciglia, congiuntiva,apparato lacrimale,muscoli estrinseci) - Occhio , avvolto da 3 tuniche fibrose (sclera, coroide e retina) e composto da due aree separate (il segmento anteriore e quello posteriore) Gli annessi oculari sono organi oculari secondari con funzioni di supporto; più precisamente sono strutture accessorie e quindi non indispensabili all’esercizio della visione, ma tuttavia necessarie alla motilità, alla protezione e alla lubrificazione dell’occhio stesso, e sono rappresentati da:-Le sopracciglia, -Le palpebre e le ciglia,- La congiuntiva, - L’apparato lacrimale -I muscoli estrinseci Le Sopracciglia Sono due rilievi lineari orizzontali a lieve concavità inferiore, situati simmetricamente lungo la linea di confine tra la fronte in alto e la palpebra superiore in basso. Caratteristiche La struttura è di tipo muscolo – cutanea. La superficie visibile anteriore è ricoperta da una folta vegetazione pilifera ricca di ghiandole sebacee e sudoripare; in ciascun sopracciglio sono distinguibili, partendo dalla linea mediana del naso e procedendo verso la tempia, una testa,un corpo e una coda, che è la parte più sottile. Funzioni Protegge la superficie oculare anteriore dalla luminosità diretta proveniente dall’alto e dal sudore proveniente dalla fronte. Le Palpebre Sono due cortine mobili, toniche, sottili, poste a difesa meccanica dell’occhio ma capaci anche d’interrompere, con il loro frequentissimo ammiccamento e con brevissime ma benefiche pause, la continuità della stimolazione sensoriale luminosa della retina. Si aprono e si chiudono grazie al 'muscolo elevatore'. Caratteristiche Sono due pliche cutaneo – muscolo – fibrose. La palpebra superiore confina in alto con il sopracciglio; la palpebra inferiore si continua in basso con la regione dello zigomo. Le giunzioni dei due margini palpebrali liberi costituiscono i canti palpebrali mediale (o interno) e laterale (o esterno). Nel canto mediale, che delimita il cosiddetto lago lacrimale, si riconosce una sporgenza rosea, carnosa, detta caruncola, contenente ghiandole lacrimali accessorie e ghiandole sebacee. Sul bordo anteriore delle palpebre si allineano le ciglia, eccetto che nei 'puntini' lacrimali, punto di partenza delle vie lacrimali. Funzioni Le funzioni più importanti delle palpebre sono: -distribuzione e rinnovo del film lacrimale; -lavaggio della superficie oculare e protezione del bulbo. Strati Palpebrali Procedendo dalla superficie verso la profondità, gli strati della palpebre sono i seguenti: - CUTE Visibile all’ispezione, molto sottile rispetto al mantello cutaneo del resto dell’organismo -STRATO MUSCOLARE ( muscoli contrattili) -STRATO FIBROSO (TARSO) Conferisce alle palpebre una notevole consistenza -STRATO CONGIUNTIVALE La congiuntiva palpebrale riveste la superficie interna delle pliche palpebrali, per poi ripiegarsi sul bulbo e rivestirlo con la congiuntiva oculare. L’Apparato lacrimale Il liquido lacrimale è fondamentale per la salute del nostro occhio; viene prodotto dalle ghiandole lacrimali, penetra all’interno dell’occhio, umettando la superficie e defluendo poi attraverso i puntini lacrimali, all’interno del sacco lacrimale, da cui poi confluisce nel dotto naso-lacrimale. I Muscoli Estrinseci dell’occhio I muscoli che presiedono ai movimenti oculari, sono tutti contenuti nella cavità orbitaria e vengono classificati in due gruppi: -muscoli retti (superiore, inferiore, laterale e mediale); -muscoli obliqui (superiore ed inferiore). Tutti i muscoli retti traggono origine da un’unica formazione tendinea posta sul fondo dell’orbita: l’anello tendineo di Zinn. Sono innervati dai tre paia di nervi cranici, è più precisamente da: -Oculomotore, Trocleare ed Abducente. Il segmento anteriore E’ formato una serie di strutture di lenti naturali, che sono in sequenza il film lacrimale, la cornea, l’umor acqueo, iride e pupilla, il cristallino. Il segmento posteriore Formato dal corpo vitreo e dalla retina costituiscono la parte sensibile dell’occhio ove inizia il complesso fenomeno della "visione". Lo stimolo luminoso infatti colpisce alcune cellule della retina (recettori) le quali inducono una complessa reazione chimica. Altre cellule specializzate (neuroni) diffuse su tutta la superficie retinica si riuniscono nel nervo ottico trasmettendo al cervello uno stimolo nervoso che a livello della corteccia posteriore determina "il miracolo" della visione. IL FILM LACRIMALE Il film lacrimale (o lacrima) è una struttura liquida che ricopre la congiuntiva palpebrale bulbare e la cornea, prodotta dall’apparato lacrimale. Esso è composto da una porzione secretoria (ghiandole e dotti secretori), che secerne la lacrima, ed una escretoria, che drena la lacrima verso il naso e la gola. Le sue funzioni principali sono: -Difesa -Lubrificazione -Nutrizione -Trasparenza ottica -Pulizia Rappresenta la principale difesa alle infezioni batteriche corneali e congiuntivali, assieme alla palpebra, funge da barriera protettiva agli agenti batterici esterni. Attraverso il film lacrimale defluiscono verso la componente escretoria delle ghiandole lacrimali, le impurità provenienti dall’ambiente esterno. LA CORNEA È la prima lente naturale che la luce incontra, è determinante che sia trasparente e di forma più o meno sferica; dalla cornea non perfettamente sferica può dipendere una non perfetta visione e l’instaurarsi di un difetto visivo. La cornea è una membrana trasparente priva di vasi, ma ricchissima di fibre nervose. Essa è bagnata continuamente dal film lacrimale che aderisce alla sua superficie anteriore e nutrita dall’umore acqueo cui trae contatti nella sua superficie posteriore. La cornea ha uno spessore di circa 550 micron ed è composta dall’esterno all’interno da 5 strati: 1) un epitelio 2) la membrana di Bowmann 3) lo Stroma 4) la membrana di Descemet 5) l’endotelio L’umor acqueo E’ un liquido salino che si trova tra la superficie oculare trasparente (cornea) e la lente naturale contenuta nel nostro occhio cristallino; contribuisce a dare volume al bulbo oculare. Viene prodotto da una parte del corpo ciliare, una struttura che si trova dietro l’iride. L’umor acqueo circola sia attraverso la camera posteriore (spazio compreso tra cristallino e iride) e sia attraverso la camera anteriore dell’occhio (spazio tra la cornea e l’iride), passando attraverso la pupilla. Viene riassorbito mediante il trabecolato, una struttura oculare porosa posta tra sclera e cornea, che consente di eliminare il liquido in eccesso. L’iride E’ la parte più anteriore dell’uvea che dà il colore ai nostri occhi e circonda un piccolo foro centrale di ampiezza variabile da 2 a 8 mm, 'la pupilla' E’ composta principalmente da 2 muscoli: il muscolo radiale (dilatatore) ed il muscolo sfintere (costrittore) dell’iride. Può essere chiara (dal blu al verde) o bruna (dal marrone al nero). L’iride circonda la pupilla che si allarga o si restringe a seconda della quantità di luce che la raggiunge, agendo così come il diaframma di una macchina fotografica che regola la quantità di luce che deve raggiungere la retina. Dietro l’iride c’è il cristallino. Il cristallino E’ una lente convergente, di forma biconvessa, che focalizza i raggi luminosi sulla retina. Mentre in un macchina fotografica il fotografo mette a fuoco l’immagine variando la distanza focale fra lente e pellicola, nell’occhio la distanza tra il cristallino e la retina rimane fissa. L’occhio mette a fuoco a distanze variabili con una strategia diversa: il cristallino ha la capacità di modificare continuamente la sua forma e di variare la sua curvatura in modo da aumentare o diminuire il suo potere di convergenza. Questo processo dinamico così particolare, meglio conosciuto come 'accomodazione' è regolato da un anello di fibre muscolari disposte intorno al cristallino chiamato 'corpo ciliare'. Così quando l’occhio guarda un oggetto in lontananza il cristallino si appiattisce e diminuisce la sua curvatura. Al contrario quando guarda un oggetto vicino diventa più convesso ed aumenta la sua curvatura. Il vitreo E’ una sostanza limpida e di consistenza gelatinosa, contenuta nella cavità vitreale che, riempiendo lo spazio compreso fra il cristallino e la retina, mantiene la forma e la consistenza del bulbo oculare. La sua trasparenza è importante per una visione nitida a tutte le distanze. Una torbidità del vitreo come conseguenza di processi infiammatori o emorragici può compromettere seriamente la capacità visiva. Con l’invecchiamento il vitreo perde la sua consistenza, si distacca e fluttua nella cavità vitreale. I sintomi del distacco acuto del vitreo sono la comparsa di corpi mobili spesso associati a lampi di luce. In questi casi è imperativo un esame del fondo dell’occhio mirato alla ricerca di eventuali rotture retiniche che, in certi casi, possono condurre al distacco di retina. Nella retina avvengono i meccanismi più complessi della visione. La luce passa l’intero spessore della retina e colpisce immediatamente i fotorecettori, coni e bastoncelli. - I coni, più corti, localizzati quasi esclusivamente nella parte centrale della retina (area maculare), specializzati alla visione in condizioni di alta luminosita, deputati alla visione diurna, a quella dei colori e del contrasto. - I bastoncelli, di forma più allungata, sono molto più numerosi dei coni e risiedono maggiormente nella parte periferica della retina. Essi sono più specializzati a raccogliere stimoli luminosi di bassa intensità e quindi sfruttati nella visione in condizioni di scarsa luminosità. Lo strato retinico a contatto con la coroide, è chiamato Epitelio Pigmentato Retinico (EPR). E’ un verio è proprio schermo alle luce, impedendone il propagarsi agli strati sottostanti. E’ di fondamentale importanza negli scambi metabolici tra i fotorecettori (coni e bastoncelli) e la coroide sottostante. La sua integrità è condizione essenziale per il buon funzionamento del complesso equilibrio retinico. E’ sede di varie patologie. LA COROIDE E LA SCLERA Sotto la Retina c’è la coroide. Rappresenta la parte posteriore dell’uvea. È la membrana vascolare dell’occhio. Essa è costituita da strati di vasi sovrapposti (strato dei grossi vasi coroideali e strato della coriocapillare) e dalla membrana di Bruch a contatto con l’epitelio pigmentato retinico (EPR). La sua funzione è quella di nutrire e ossigenare l’EPR, gli strati retinici più esterni (in particolare i fotorecettori) attraverso la membrana di Bruch, come pure di partecipare all’irrorazione del nervo ottico. La sclera è il cosiddetto bianco dell’occhio e si trova oltre la coroide. E’ la membrana più esterna e robusta dell’occhio composta da tessuto fibroso connettivale; nella parte anteriore dell’occhio diventa trasparente e curva come un vetro d’orologio e prende il nome di cornea IL NERVO OTTICO E’ costituito da circa un milione di fibre nervose, le quali trasportano al cervello l’impulso elettrico generato sulla retina. Qualsiasi danno al nervo ottico costituisce un rischio di danno irreversibile in quanto le cellule nervose non rigenerano. E’considerato come parte del sistema nervoso centrale; Infatti, le fibre sono ricoperte dalla mielina. Osservandolo attraverso la pupilla Il punto d’uscita delle fibre nervose, inizio del nervo stesso, è detto 'testa del nervo ottico' ovvero 'papilla'. Lungo circa 5 centimetri, raccoglie tutte le affezioni nervose retiniche, costituendo un fascio, lascia l’orbita attraverso il canale ottico, raggiungendo il chiasma ottico, in cui si assiste ad una parziale incrocio delle fibre nervose: quelle provenienti dalle emiretine nasali si incrociano e proseguono nel tratto ottico controlaterale. La maggior parte degli assoni del nervo ottico termina nel corpo genicolato laterale, da dove le informazioni visive vengono trasmesse alla corteccia visiva. LA CATARATTA Affezione tipica dell’età senile (dopo i 60 anni), ma sempre più diffusa anche in età più precoci, la "cataratta" è una malattia del cristallino, lente principale del sistema diottrico oculare, che perde la sua naturale trasparenza diventando più o meno rapidamente opaca. Per "cataratta" si intende proprio questo opacamento del cristallino dell’occhio; quando questa lente si opacizza, si perde la nitidezza di ciò che si sta osservando fino a che la visione non diventa sostanzialmente impossibile. La cataratta non è contagiosa; non è causata da un affaticamento degli occhi. Esistono però alcuni fattori ambientali che ne favoriscono l’insorgenza e l’evoluzione. La cataratta ha insorgenza ed evoluzione generalmente lenta e progressiva, con sintomi costanti. -Calo del visus; -Offuscamento diffuso della visione; -Abbagliamento specialmente in presenza di forti luci puntiformi; -Peggioramento del contrasto nella visione; -Insorgenza o aggravamento della miopia (miopia d’indice, dovuta al rigonfiamento del cristallino durante le fasi precoci dell’evoluzione della cataratta). LA CURA DELLA CATARATTA A dispetto di ciò che si potrebbe credere, e di ciò che qualcuno propone, non esiste una cura medica affidabile per la cataratta, dato che il processo di coagulazione delle fibre del cristallino è sostanzialmente irreversibile. Il rimedio è quindi sempre chirurgico. La cosiddetta "Facoemulsificazione", di cui è stato inventore e pioniere il grande chirurgo americano Charles Kelman, consiste nella frantumazione con ultrasuoni della lente naturale, i cui frammenti emulsificati vengono quindi aspirati da una sonda; tale manovra libera il "sacco capsulare" dal cristallino catarattoso, ed è seguita poi dall’impianto del cristallino artificiale (IOL, "intra-ocular lens"). Tale intervento prevede l’incisione del bulbo oculare, ma di modestissime dimensioni (è infatti sufficiente un’apertura di soli 2,5 mm per eseguire tutte le fasi dell’operazione). Ovviamente il recupero visivo finale è legato, oltre che alla corretta conduzione dell’intervento, alla pressione intraoculare ed alle condizioni anatomiche e funzionali del nervo ottico e della retina. IL CHERATOCONO Il cheratocono è una malattia della cornea (distrofia corneale progressiva non infiammatoria) che generalmente colpisce entrambi gli occhi (85% dei casi). Il problema insorge quando la parte centrale della cornea inizia ad assottigliarsi e ad incurvarsi progressivamente verso l’esterno. Si verifica quindi una curvatura irregolare della cornea, che perde la sua forma sferica, divenendo conica. Ha una maggiore frequenza nel sesso femminile e sembra in relazione a disfunzioni delle ghiandole endocrine (ipofisi, tiroide). Può esistere anche una predisposizione ereditaria. La malattia può presentarsi già durante l’adolescenza. I SINTOMI DEL CHERATOCONO Come si fa ad accorgersi di essere affetti da cheratocono? Esistono alcuni sintomi e segnali della presenza del cheratocono: inzialmente si manifesta in un solo occhio visione sfocata e distorta visione a tratti annebbiata (e a volte sdoppiata) per un periodo di poche settimane o mesi peggioramento della vista soprattutto di sera improvvisa insorgenza di miopia percezione di aloni attorno alle luci prurito all’occhio visione deformata degli oggetti l’occhio mostra una sporgenza (forma di cono) mal di testa LA DIAGNOSI DEL CHERATOCONO Fino ad alcuni anni fa, per effettuare la diagnosi del cheratocono, si utilizzava l’oftalmometro di Javal. Questo era l’unico strumento, in alternativa al biomicroscopio, che aiutava nell’inquadramento diagnostico del cheratocono. Oggi, invece, uno dei metodi più utilizzati e più sicuri per diagnosticare il cheratocono è la topografia corneale (o mappa corneale computerizzata), metodo non invasivo che consiste nella proiezione di anelli luminosi sulla cornea, da cui si ottiene una mappa della superficie corneale. Per capire quindi se si è affetti da cheratocono è consigliabile rivolgersi ad un centro specializzato. CAUSE DEL CHERATOCONO Purtroppo, ad oggi, nonostante numerosi studi in materia, non sono ancora state individuate con certezza le cause del cheratocono. Esistono numerose teorie al riguardo, ma nessuna certa. 1. Una possibile causa sono le alterazioni tissutali a livello dello stoma o dell’epitelio e della sua membrana basale. 2. Secondo alcuni studiosi anglosassono, la causa è lo sfregamento (rubbing) continuo degli occhi che indebolirebbe la struttura, provocandone lo sfiancamento iniziale e progressivo. 3. Si è pensato anche alla trasmissione genetica del cheratocono. Tra le possibili cause del cheratocono, la componente ereditaria viene considerata la più rilevante. 4. Un’altra possibile causa è la derivazione da altre malattie o infezioni o da altri problemi sistemici e/o oculari. La cura del Cheratocono Esistono varie soluzioni per la cura del cheratocono, sia invasive che non invasive. Il trattamento del cheratocono dipende dal grado di evoluzione della malattia e va dagli occhiali alle lenti a contatto fino ad arrivare al trapianto di cornea. 1 - Occhiali: con speciali occhiali aberrometrici (chiamati anche super-occhiali aberrometrici) è possibile compensare i difetti della cornea 2 - Lenti a contatto (LAC): le lenti a contatto, contrariamente a quanto si pensi, non servono a bloccare lo sfiancamento corneale mediante un effetto di contenimento, ma servono a correggere l’astigmatismo corneale irregolare cono-indotto. Le lenti rigide gas permeabili sono le più usate, ma si utilizzano anche lenti morbide speciali e lenti miste o doppie (morbide e rigide assieme). Tutte le lenti vanno comunque personalizzate in base al cliente. 3 - Trapianto di cornea: l’innesto di una nuova cornea può essere perforante oppure lamellare. La cheratoplastica perforante consiste nella rimozione completa (ed in tutto il suo spessore) della parte centrale della cornea. Nel caso di innesto lamellare, invece, la cornea non viene rimossa in tutto il suo spessore per evitare i rischi legati al rigetto. 4 - Cross-linking corneale: utilizza un laser a raggi ultravioletti dopo istillazione di 'riboflavina' (VITAMINA B2), per fermare l’evoluzione del cheratocono ed evitare quindi il trapianto Spetta allo specialista valutare, sulla base della sua esperienza e delle aspettative del paziente, qual’è la migliore soluzione da adottare. Dr. Giovanni Vinci
Inserito il 22 Marzo 2011 nella categoria Relazioni svolte
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