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Sulla rotta di Cristoforo Colombo. La grande epopea transatlantica

Davanti ad un numeroso pubblico l'avv. Leonardo Poma ha ripercorso la vita e l'impresa dell'ardimentoso navigatore

Relatore: avv. Leonardo Poma

[b]SULLA ROTTA DI CRISTOFORO COLOMBO.-[/b]LA GRANDE EPOPEA TRANSATLANTICA-

Immagine riferita a: Sulla rotta di  Cristoforo Colombo. La grande epopea transatlanticaImmagine riferita a: Sulla rotta di  Cristoforo Colombo. La grande epopea transatlanticaUn cordiale saluto a tutti i presenti. Anche questa sera un viaggio, non come quello mistico e mitico di Enea di cui abbiamo parlato la volta precedente, ma verso quel lontano grande continente che si sarebbe chiamato America e scoperto, anche se inconsapevolmente da Cristoforo Colombo.E allora, coltivando il c.d. sogno americano, partiamo sulla rotta di Cristoforo Colombo.[b]Tratterò Colombo molto brevemente per il tempo che ci è concesso, trattandosi in effetti di personaggio molto complesso e oggetto di numerosissimi ed anche controversi studi fatti su di lui e la sua opera. Non abbiamo un’immagine veritiera di C. anche se numerosissimi sono i dipinti che lo raffigurano, tutti eseguiti dopo la di lui morte. Alto più di 1,80 m., capelli biondi o rossicci, carnagione chiara leggermente lentigginosa,occhi chiari[/b][b].[/b]La tradizione lo fa nascere a Genova o in paesi vicini il 26 agosto 1451, o addirittura in altra data sino al 31 ottobre sempre dello stesso anno. Ma si contendono la nascita con varie ipotesi la Spagna, il Portogallo e persino la Polonia, quale figlio di re Ladislao III.Più certa la morte avvenuta a Valladolid il 19 o 20 maggio 1506.Navigatore sin da giovanissimo ed esploratore italiano deve la sua fama ai viaggi che portarono alla colonizzazione europea delle Americhe.Fra i tanti il paese sudamericano Colombia porta il suo nome.Si dedicò presto al commercio e a vari viaggi per via mare stabilendosi a Lisbona dove il fratello Bartolomeo lavorava da cartografo. Come era in uso nel tempo, latinizzò il suo nome in castigliano Cristòbal Colòn.Nel 1480 sposò Filippa Moniz Perestrello, di origini piacentine, da cui ebbe il figlio Diego. Nel 1485 la moglie morì.Colombo, convinto della sfericità della Terra, coltivò presto l’idea di potere raggiungere le Indie, navigando verso ponente, al di là delle Azzorre, attraverso quindi una rotta breve. Sembra che avesse avuto in tal senso rapporti con il cosmografo fiorentino P. dal Pozzo Toscanelli, considerato da alcuni l’ispiratore dell’idea e dell’impresa. Nel contempo aveva letto testi geografici interessanti e importanti, 'L’imago Mundi' di Pierre d’Ailly e il 'Milione' di Marco Polo.E intanto per tirare avanti fu costretto a vendere libri e a disegnare mappe.Colombo propose quindi il suo audace progetto ai sovrani portoghesi (Re Giovanni II) ma questi non mostrarono interesse.Lo propose pure, ma inutilmente, ai sovrani d’Inghilterra e Francia. Alla fine, dopo altri tentativi, furono i sovrani di Spagna (in particolare di Castiglia e di Aragona con la regina Isabella), e dopo avere ascoltato una commissione di esperti e di dotti con lunghe discussioni, ad appoggiare l’impresa finanziandola in parte e sulla base di una convenzione con Colombo che regolava i privilegi che lo stesso avrebbe avuto in caso di esito positivo dell’impresa stessa (titolo di ammiraglio, la carica di vicerè e governatore delle terre scoperte e una rendita pari al 10% di tutti i traffici marittimi futuri).L’armamento della flotta fu quindi finanziato per metà dalla corte spagnola e per metà dallo stesso Colombo tramite un istituto di credito genovese il Banco di S. Giorgio e il mercante fiorentino Giannotto Berardi.Frattanto C. ebbe una relazione con la ventenne Beatriz  Enriquez de Arana (da cui ebbe un altro figlio Fernando) e poi con Beatriz de Bobadilla y Ulloa, nipote della marchesa di Moya e governante di La Gomera (una delle Isole Canarie).PARTENZA – da Palos alle sei di mattina del 3 agosto 1492 con due caravelle e una nave, la Nina, la Pinta e Santa Maria, quale nave ammiraglia.Si trattava di imbarcazioni fra le 100 le 140 tonnellate con in tutto 90 marinai. A Martin Pinzòn spettava il ruolo di comandante in seconda di C. e l’esecuzione pratica del viaggio, mentre a C. spettava la guida come condottiero dell’idea. Il pilota della flotta era il cantabrico Juan de la Cosa, proprietario della S. Maria. Rotta verso le Canarie.Il viaggio fu lungo anche per il fermo di un mese all’isola di La Gomera per riparazioni a La Pinta; ripresa, finalmente, la navigazione sempre verso ponente col sole al tramonto senza mai scorgere terra, con il vento favorevole degli alisei, e seguendo il significativo volo degli uccelli, furono avvistati a mare alcuni segnali positivi indicativi di terra che calmarono gli equipaggi ormai stanchi e prossimi ad un ammutinamento.Fu la mattina del 12 ottobre 1492, superando il varco della barriera corallina, che fu raggiunta un’isola delle Bahamas, da C. detta S. Salvador, e poi l’odierna Cuba, bene accolti dagli indigeni locali, ove si stabilì una colonia di 43 uomini in un forte battezzato Natividat con il compito di esplorare il territorio e trovare l’oro (vana speranza). Fra i beni da trovare e quindi portare in Europa anche i nativi da assoggettare come schiavi: infatti C. contribuì a creare un 'sistema schiavistico' diffuso nella società del tempo e frutto delle ideologie europee dell’epoca.C. quindi pensò di essere arrivato soltanto in un remoto avamposto della grande civiltà asiatica.Comunque esplorarono la costa settentrionale di Haiti battezzata 'Hispaniola' e raggiunsero una baia chiamata 'de los Mosquitos' e un’isola a forma di tartaruga che il navigatore chiamò 'Tortuga'. Nel corso delle esplorazioni, sulla convinzione di trovarsi in Asia, la 'Santa Maria' si arenò sopra un banco corallino e non essendo riparabile fu abbandonata (era il 25 dicembre).E mentre le due navi rimaste erano in corso di restauro, i nostri furono attaccati da una tribù ostile. Vi furono alcuni feriti e C. decise di ripartire il prima possibile all’alba del 16 gennaio 1493.RITORNO IN SPAGNA – Il viaggio di ritornò puntò verso nord, risalendo fino al 35° parallelo, e fu sconvolto da violente tempeste tanto che C. temendo il peggio gettò in mare un barile contenente i resoconti e i documenti dell’impresa (barile mai più ritrovato).Con sosta alle isole Azzorre, le due caravelle giunsero il 6 marzo a Restelo nei pressi di Lisbona. C. fu cortesemente ricevuto da re Giovanni II che si mise a disposizione.Rientrato in Spagna il 20 aprile C. ebbe accoglienze trionfali.Portò ai sovrani un po’ d’oro, tabacco e alcuni pappagalli quali segno tangibile delle potenzialità delle 'isole dell’India'. Furono gli stessi sovrani a sollecitare C. per una seconda spedizione.SECONDA GROSSA SPEDIZIONE – Con 17 navi e 1500 uomini e partenza da Cadice (1493-96). Raggiunsero la Guadalupa, le isole Vergini, Puerto Rico e Haiti, con una rotta più meridionale.Nulla fu più trovato della Natividat.SEGUIRONO ALTRE DUE SPEDIZIONI – sino al 1504. La quarta spedizione raggiunse l’istmo di Panama.Ma, insomma, non fu trovato il passaggio per le Indie né l’oro. Tuttavia nel terzo viaggio C. dubitò di essere giunto in un nuovo continente che nei suoi diari battezzò nuevo mundo.E la fortuna di C. cominciò a vacillare, tant’è che si ritirò da ogni attività e si trasferì a Valladolid dove morì il 19 o 20 maggio 1506 per un attacco di cuore.Dopo la sua morte vi fu un lungo processo fra i suoi eredi e il fisco  per la conservazione dei privilegi cui aveva avuto diritto.Varie vicissitudini ebbe la sepoltura dei resti di C. e probabilmente vari trasferimenti.Per curiosità ricordiamo che nella biblioteca universitaria di Pavia si conservano in una teca alcune piccole ossa del navigatore donate dal nunzio apostolico a Cuba nel 1880.Comunque è ormai tradizione ritenere che la tomba di C. sia nella cattedrale di Siviglia.TANTISSIME LE FONTI BIBLIOGRAFICHE E GLI STUDI SU COLOMBO E TANTI I PUNTI OSCURI DELLA SUA VITA.- A seguire, per LA GRANDE EPOPEA DEI TRANSATLANTICI,il relatore ha trattato le vicende tristemente note del TITANIC, del REX e dell’ANDREA DORIA, che hanno contrassegnato, a distanza di un ventennio uno dall’altro, la prima metà del 900, secolo dai grandi mutamenti epocali. E così con la proiezione di immagini e filmati d’epoca e con la rievocazione di motivi musicali del tempo il numeroso pubblico presente ha avuto modo di conoscere alcune pagine di storia anche dolorosa per le numerose vittime che persero la vita nell’oceano.E invocando una preghiera proprio per loro, Poma ha concluso la sua relazione facendo ascoltare e vedere il brano della Forza del Destino di Verdi, LA VERGINE DEGLI ANGELI, eseguito dal Coro dei Poeti Cantori in una loro esibizione alla Biblioteca Fardelliana del dicembre 2017. Applausi e commozione hanno chiuso la serata.

Autore Legre

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Inserito il 02 Dicembre 2022 nella categoria Relazioni svolte