Le vicissitudini spaventose dell'antica Segesta ad opera di Timoleonte e lo sterminio perpretato dal terribile Agatocle
Relatore: Prof. Leonardo Augusto Greco - Francesista
Leonardo A. Greco ha rivisitato la storia della Sicilia occidentale quando dieci mila cartaginesi morirono sulle sponde del fiume Crimiso e quando la città di Segesta fu messa a ferro e fuoco da Agatocle. In quell’occasione gli abitanti della città, uomini e donne, furono crudelmente trucidati e lanciati nei profondi valloni da potenti catapulte.
LA GRANDE BATTAGLIA TRA CARTAGINESI E SIRACUSANI - 340 a.C.
Antefatto - Timoleonte per pagare i suoi mercenari, invia 1000 soldati e saccheggia il territorio dei cartaginesi
Ne consegue la decisione di Cartagine di scacciare tutti i Greci dalla Sicilia
Un esercito di 70.000 uomini, tra cui 10.000 cavalieri - 2500 soldati, 200 triremi, 1000 imbarcazioni con macchine da guerra e 289 quadrighe sbarca nella zona di Lilybaeum nel maggio del 341 a. C.
Fa parte dell’armata anche il battaglione sacro
• Non mercenari
• Lancieri molto addestrati alla lottai
• Erano selezionati tra i nobili e tra i cittadini benestanti che potevano in questo modo munirsi di una appropriata armatura:
• corazza di bronzo, gambiere, elmo, scudo, lancia con punta di ferro e una spada
UNO SCONTRO IMPARI
Alla notizia del numero delle forze nemiche soltanto 3000 Siracusani ebbero il coraggio di armarsi e andare incontro al nemico. C’erano anche i mercenari che però non superavano le 4000 unità. Di questi poi circa 1000 si ritirarono prima dello scontro
Il loro capo, Timoleonte fu considerato un pazzo per la sua decisione di affrontare i Cartaginesi con 6000 uomini.
Plutarco conferma che Timoleonte disponeva di 6000 uomini di cui solo 1500 cavalieri
Timoleonte marcia con decisione contro i Cartaginesi e nel Giugno del 341 entra in contatto con l’armata nemica.
Sulle sponde del Crimiso avviene una furibonda battaglia
I Cartaginesi erano comandati da due famosi generali: Amilcare e Asdrubale
Timoleonte sorprende i nemici mentre stanno attraversando il fiume e li assale con decisione
Approfittando di alcune circostanze favorevoli: il terreno paludoso che non permette di muoversi liberamente e la foschia che nasconde fino all’ultimo l’esercito siracusano
Timoleonte ordina alla cavalleria di attaccare sui fianchi l’esercito nemico mentre lui affronta il centro dello schieramento cartaginese. La battaglia evolve in suo favore quando scoppia un forte temporale che gonfia il fiume. Il campo di battaglia si trasforma in una impraticabile palude; per le truppe puniche, impantanate e poste più in basso è la fine.
• la prima fila di quattrocento uomini è massacrata dai Siracusani che hanno, dalla loro parte una favorevole direzione del vento e della pioggia
• Comincia la fuga dei soldati nemici che finiscono per ostacolarsi a vicenda nel tentativo di fuga
Migliaia di cadaveri cominciano a rotolare nel fiume ingrossato
Plutarco descrive tutti i momenti dello scontro:
'Si era levata dal fiume una nebbia fitta, non si vedeva nulla, si sentiva soltanto da lontano un rimbombo confuso provocato dall’avvicinarsi di un esercito tanto grande
All’apparire del sole che aveva sollevato in alto la nebbia, le parti basse della collina si rischiararono, apparve il Crimiso e si videro i nemici intenti ad attraversarlo,
in testa le quadrighe con le loro terribili armi e già pronte alla battaglia - dietro si intravedeva il Battaglione sacro
diecimila armati di scudi bianchi
e con uno splendido armamento'
L’attacco
'Timoleonte, scese dalle colline verso il fiume - lo avevano già attraversato 10.000 Cartaginesi
Su costoro piombò con attacco improvviso e i cartaginesi, che avevano attraversato il fiume, furono in difficoltà.
Timoleonte vedendo i cartaginesi divisi dal corso d’acqua ordinò di attaccare'
- all’improvviso dalle cime dei monti rombarono tuoni spaventosi e caddero terribili fulmini.
Poi scese la nebbia, mista ad acqua, vento e grandine, e prese i Greci alle spalle mentre colpì i barbari di fronte, impedendo loro di vedere. Si rovesciò una tempesta di acqua e di fulmini e il Crimiso, ingrossato per le piogge, straripò. La pianura circostante fu inondata. I Cartaginesi si diedero alla fuga. Molti furono uccisi, altri morirono travolti dal fiume che li spingeva
contro quelli che ancora tentavano di passare;poi all’improvviso arrivò una terribile grandinata.
I combattenti cartaginesi, investiti dai forti venti e dai fulmini, furono uccisi mentre tentavano di salire sui colli dopo aver attraversato il fiume - I Greci presero l’accampamento nemico e innalzarono il trofeo della vittoria
LA GRAVISSIMA DISFATTA CARTAGINESE
10.000 cartaginesi morti
15.000 prigionieri
Timoleonte si impadronì degli armamenti e delle ricche vettovaglie del nemico
I sopravvissuti fuggirono a Lilibeo ove la flotta punica era ancora ancorata di fronte alla costa
• Il primo autore del IV sec. a. C. a ricordare la vicenda della grande battaglia fu Anassimene - Anche Arriano (storico di Alessandro) narrò le vicende di Timoleonte
Dopo la vittoria del Crimiso
Timoleonte potrebbe espandere il suo territorio su tutta l’isola fatta eccezione dell’attuale provincia di Trapani ma preferisce fare la pace coi Cartaginesi e rientra a Siracusa
IL TERRIFICANTE AGATOCLE
Nascita - 361 a.C. a Imera
A Siracusa ricopre la carica di chiliarca (comandante di 1000 soldati)
Con un colpo di stato ottiene la carica di
Stratego con pieni poteri - secondo Diodòro, uccide 4000 uomini colpevoli di essere socialmente superiori agli altri
MACHIAVELLI RACCONTA
'Agatocle siciliano, non solo di privata fortuna, ma di infima et abietta, divenne re di Siracusa.
Costui tenne sempre, per li gradi della sua età, vita scellerata;
radunò una mattina el populo et il senato di Siracusa, come se elli avessi avuto a deliberare cose pertinenti alla repubblica;
et ad uno cenno ordinato, fece da’ sua soldati uccidere tutti li senatori e li più ricchi del popolo
Li quali morti, occupò e tenne el principato di quella città, senza alcuna controversia civile'
DISTRUZIONE DI SEGESTA
Nel 307 a. C. Agatocle sbarca vicino all’attuale Trapani e si dirige verso Segesta
Accusa i Segestani di tramare contro di lui e mette a ferro e fuoco la città
Annega nel Crimiso i Segestani più ricchi e fa uccidere i più poveri presso il fiume Scamandro
• Alcuni ebbero le membra sfasciate dalle ruote di carri
• Altri legati alle catapulte furono lanciati nel vallone
• Agatocle ideò anche un supplizio paragonabile al toro di Falaride
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Fece fabbricare un letto di bronzo a forma di corpo umano fornito di graticola sul quale gli uomini venivano legati. Poi, acceso il fuoco, li bruciava vivi. Anche le donne non sfuggirono alle torture
• Alcune ebbero i talloni stritolati da tenaglie
• Altre ebbero i seni tagliati
• Alle donne incinte venne compresso il ventre con mattoni e pietre affinchè abortissero
Alle donne che appartenevano a famiglie ricche fece spezzare le caviglie
Molti Segestani, per non essere catturati preferirono suicidarsi - Altri si lasciarono bruciare
insieme alle loro case.
LA FINE DI SEGESTA
10.000 abitanti assassinati
I giovani sopravvissuti furono venduti come schiavi
Agatocle cambia pure il nome della città in Diceopoli (città giusta)
Morte di Agatocle
Probabilmente morì di vecchiaia ma forse fu il segestano Mènone
ridotto schiavo a Siracusa da Agatocle, ad assassinare il dittatore
con una penna d’oca avvelenata che il tiranno utilizzava come stuzzicadenti).
SEGESTA in seguito riprese il suo nome e fu eletta dai Romani a città libera, esonerata
dal pagamento dei tributi in quanto la sua origine era troiana come quella di Roma
LA RIVOLTA DEGLI SCHIAVI
Nel 104 a.C. da Segesta partirono le rivolte degli schiavi in Sicilia guidate da
ATENIÒNE che fu uno dei capi della guerra servile
Segesta fu in seguito distrutta dai Vandali nel V secolo
Un castello fu costruito dai Normanni ma alla fine di Segesta se ne persero le tracce.
Il sito fu localizzato nel 1574 dallo storico Tommaso Fazello.
Inserito il 02 Maggio 2014 nella categoria Relazioni svolte
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