La dott.ssa Agostina Barraco ha relazionato sul cancro del collo dell'utero soffermandosi sulle nuove strategie di prevenzione
Relatore: Dott.ssa Agostina Barraco - Citologa
Il tumore della cervice uterina è tra le forme tumorali più frequenti nella donna.
È molto più diffuso nei Paesi in via di sviluppo, dove rappresenta la seconda causa di morte per cancro.
Nei Paesi industrializzati e tra le classi sociali più alte è infatti relativamente raro, grazie all’abitudine ad effettuare il Pap-test.
L’incidenza di questo genere di tumore è andata progressivamente diminuendo negli ultimi decenni, grazie alla diffusione dello screening citologico che identificando le lesioni precancerose consente di attuare per tempo la loro bonifica.
Nei Paesi Occidentali la diffusione dello screening citologico attraverso la somministrazione del Pap test, ha ridotto,negli ultimi 50 anni,del 75 per cento sia la frequenza, sia la mortalità.
Anche in Italia si nota una netta diminuzione dei cancri dell’utero: da 14 casi ogni 100.000 donne degli anni ‘70, si è passati oggi a meno di 10 casi ogni 100.000 donne
La malattia si sviluppa a carico del tessuto che riveste il collo dell’utero, che è la parte più bassa dell’organo che sporge in vagina.
Si conoscono ormai piuttosto bene le tappe che precedono la comparsa del tumore che si verifica attraverso una serie di trasformazioni graduali ( lesioni intraepiteliali squamose ( SIL ).
Non tutte le SIL evolvono fino a trasformarsi in tumore. Quando ciò accade, sono necessari molti anni (10-15) prima che si manifesti una vera e propria malattia tumorale della cervice uterina. C’è quindi tutto il tempo per identificare precocemente, mediante il test di screening (Pap test), queste lesioni intraepiteliali e poterle curare efficacemente, impedendo che il tumore si sviluppi.
Esiste una stretta correlazione tracancro della cervice uterina ed infezione da HPV (Human Papilloma Virus) .
I Papillomavirus sono virus a DNA a doppia elica contenuti in un capside icosaedrico di 55 nm di diametro. Ne esistono oltre 200 tipi di cui 100 ben caratterizzati. Sono strettamente specie specifici e più di 80 tipi infettano l’uomo. Circa 40 tipi infettano le mucose genitali e di essi circa 15 sono definiti a alto rischio oncogeno.
Il virus si trasmette durante un rapporto sessuale quando uno dei due partner è infetto. Ma il virus non è la causa diretta del tumore: infatti, in percentuale, sono poche le donne infettate dall’HPV, che sviluppano un tumore cervicale.
E’ anche vero, d’altra parte, che quasi tutte le donne con tumore del collo dell’utero risultano positive per l’infezione da HPV.
E’ quindi chiaro che questo virus gioca un importante ruolo nello sviluppo della malattia.
L’infezione da HPV è la più comune delle infezioni a trasmissione sessuale e la trasmissione può avvenire anche tramite semplice contatto nell’area genitale.
L’ 80% dei soggetti sessualmente attivi si infetta nel corso della vita con un virus HPV e fino al 50% si infetta con un tipo oncogeno. L’infezione può regredire, persistere o progredire.
I virus HPV sono stati suddivisi in:
HPV 'a basso rischio' ( tipo 6, 11, 42, 43, 44 ecc.) quasi mai associati a carcinomi invasivi della cervice
HPV 'a medio rischio' ( tipo 35, 39, 51, 56, 59 ecc.) associati, ma non di frequente, con il carcinoma della cervice
HPV 'ad alto rischio' ( tipo 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58 ecc.) frequentemente associati ai carcinomi della cervice.
L’infezione il più delle volte è destinata alla regressione spontanea: l’80% circa delle infezioni sono transitorie, asintomatiche e guariscono spontaneamente.
Il lungo tempo di latenza fra infezione ed alterazioni cervicali, e fra alterazioni cervicali e insorgenza del cervicocarcinoma consente la prevenzione attraverso lo screening.
L’introduzione dell ‘HPV DNA-test e del vaccino HPV hanno indotto ad una rivisitazione della strategia di prevenzione di questa malattia
In Italia la vaccinazione è gratuita per le ragazze di 12 anni (ragazze che hanno compiuto 11 anni fino al compimento del dodicesimo anno di vita),
<_div>Gli scopi della vaccinazione contro il papillomavirus non sono stati però esplicitati.
Il programma vaccinale intende eradicare dalla popolazione i sierotipi di HPV ad alto rischio ? o intende ridurre il numero delle morti di carcinoma della cervice ?
Questi differenti obiettivi richiedono strategie diverse. Ad esempio, per eradicare i ceppi virali patogeni è necessario vaccinare sia i ragazzi che le ragazze.
La riduzione della mortalità da tumore della cervice richiede inoltre l’uso di un vaccino diretto contro tutti i sierotipi oncogenici di HPV, e non solo contro i sierotipi 16 e 18 dell’attuale vaccino, che sarebbero responsabili del 70% dei casi di tumore.
Quale sarà, quindi, l’impatto della vaccinazione HPV sull’incidenza del cervicocarcinoma?
Il vaccino sostituirà lo screening?
Pap test, test virale e vaccinazione sono tre strumenti di prevenzione(secondaria e primaria) che possono modificare in modo sostanziale la storia naturale del carcinoma della cervice uterina e produrre enormi benefici socio-sanitari.
Ma l’ottenimento dei benefici è direttamente proporzionale all’impiego razionale di questi strumenti e alla loro integrazione all’interno di unpiano globale di strategia preventiva, strategia su cui sta attivamente lavorando il Gruppo Italiano Screening Citologico (Gisci).
Nel frattempo, è opportuno che:
-le donne di età compresa tra 25 e 34 anni continuino ad eseguire un pap-test ogni tre anni,
-le donne di età compresa tra 35 e 64 anni effettuino un test HPV Dna HR ogni 5 anni come da raccomandazioni del Gisci
Inserito il 24 Novembre 2015 nella categoria Relazioni svolte
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