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'Maxima debetur puero reverentia'

L'educazione e la promozione del benessere dei fanciulli sono stati illustrati in una dotta conferenza del dott. Benedetto Mirto

Relatore: Dott. Benedetto Mirto

MAXIMA DEBETUR PUERO REVERENTIA

Immagine riferita a: 'Maxima debetur puero reverentia'L’espressione latina MAXIMA DEBETUR PUERO REVERENTIA tradotta letteralmente significa al fanciullo si deve il massimo rispetto.
Si tratta di un verso (47) della Satira 14 di Giovenale, poeta latino vissuto tra il I e II secolo d.C che, estrapolato da un diverso contesto (l’educazione dei figli tramite l’esempio), ha finito per diventare un motto, quasi un imperativo, per tutti coloro che si occupano dell’educazione o della cura e della protezione del fanciullo.
Questo rispetto per i piccoli, già proclamato dalla sapienza antica, trova ulteriore conferma nella religione cristiana: 'chi da scandalo ad uno di questi piccoli che credono in me è meglio per lui che si appenda al collo una macina d’asino e si anneghi nel mare'.
'Sinite parvulos venire ad me' dice Gesù, mostrandoci quale debba essere l’atteggiamento di rispetto e accoglienza con cui accudire ogni fanciullo specialmente quando è debole ed in difficoltà, quando soffre ed è indifeso.
'Nessuno è più alto di colui che si china per aiutare un bambino'.
NOTA:
La satira 14 di Giovenale poeta latino vissuto tra il I e il II secolo d.C tratta dell’educazione dei figli tramite l’esempio e riporta esempi di padri o madri o avi che mentre proclamano pubbliche virtù trasmettono ai figli o a eredi modelli affascinanti di vizi privati. Scrive Giovenale, Maxima debetur puero reverentia si quid turpe paras cioè se ti accingi a qualcosa di vergognoso (ricordati che) ad un fanciullo si deve il massimo rispetto. Si ammoniscono quindi padri e madri a non dare il cattivo esempio ai loro figli. Sembra quasi che Giovenale dica se proprio non puoi fare a meno di fare 'schifezze' fai in modo che tuo figlio no lo sappia.

Immagine riferita a: 'Maxima debetur puero reverentia'L’educazione e la promozione del benessere di un bambino partono dalla famiglia e dalla scuola, passando anche, seppure indirettamente, dalla pediatria e dalle altre varie strutture costitutive della società quali le associazioni umanitarie internazionali, la chiesa, i partiti politici ecc.
Per inciso ricordiamo che i bambini non votano e questo li rende meno visibili, meno garantiti rispetto per esempio all’altra grande categoria di deboli gli anziani.
Alla famiglia, alla scuola ed alla pediatria compete l’obiettivo di favorire in ogni individuo in crescita la realizzazione e l’espressione delle proprie qualità naturali, attitudini e risorse al fine di raggiungere il benessere proprio e degli altri perseguendo anche ideali di vita e di libertà eticamente ispirati.
Questa impostazione bioetica riferita alla crescita dei bambini non è soltanto una questione sanitaria e nemmeno esclusivamente pedagogica, ma un fatto culturale: si tratta di come ci rapportiamo con la vita e con il futuro del mondo.
Come ci ha insegnato Abramo Lincoln: 'un bambino è qualcuno che proseguirà ciò che voi avete intrapreso. Egli sederà sul posto in cui voi siete seduti e, quando ve ne sarete andati, dedicherà le sue cure alle questioni che voi oggi ritenete importanti.
Voi potete adottare tutte le linee di condotta che vorrete, ma a lui spetterà il modo di metterle in opera. Egli prenderà la direzione delle vostre città, stati e nazioni, prenderà il posto nelle vostre chiese, scuole, università, corporazioni e le amministrerà.
Tutti i vostri scritti saranno giudicati lodati o condannati da lui. La sorte dell’umanità è nelle sue mani'.
Sicuramente la famiglia è la sede prima ed elettiva in cui promuovere l’educazione e la salute del bambino.
Come scrive il filosofo Umberto Galimberti: 'una volta i valori impartiti in famiglia coincidevano con quelli della società. Oggi la famiglia insegna ancora, anche se più debolmente, valori che sollecitano l’impegno, l’applicazione la disciplina ed il rispetto, mentre la società, sempre meno etica e sempre più mercantile diffonde valori che sollecitano il consumo, il successo il potere ed il piacere'.
La partita è impari e spesso la famiglia cede e si rassegna, anche perché la famiglia oggi è cambiata.
Nella realtà di questa nostra epoca accanto alle famiglie rappresentative di un modello abituale (coppie con figli) circa il 40% si riscontrano coppie senza figli, genitore solo con figli, coppie dello stesso sesso, single che possono avere con se bambini.
Ci sono poi le famiglie adottive specie di bambini stranieri e le famiglie degli stranieri o con almeno un componente straniero.
Oltre a questa già variegata composizione tipologica ed etnica delle famiglie si configura una realtà in crescita di famiglie fragili, conflittuali, instabili o disgregate per separazioni e divorzi.
(In Italia un divorzio ogni cinque matrimoni, in Francia uno ogni due. In Italia il 15% dei bambini nasce al di fuori del matrimonio, in Francia il 30%).
Vi sono famiglie rinnovate (allargate) in nuove ricombinazioni; famiglie con genitori tossico dipendenti o alcolisti, famiglie con qualche componente detenuto, madri che crescono in carcere i loro figli.

In tutte queste famiglie è ad estremo rischio, degenera e si perde il clima di serenità che permetta di fare pedagogia, di consentire cioè al bambino la crescita della sua persona e della sua personalità.
Anche il Piano Sanitario Nazionale indica nel contesto familiare una delle principali risorse dell’individuo. Solo un bambino accudito e amato e che senta di esserlo in quanto i genitori partecipano alla sua vita (la mamma o una nonna o eventualmente la babysitter gli raccontano le favole e/o qualche filastrocca o gli propongono qualche canzoncina o antichi proverbi, qualche frase da lessico familiare, lo coinvolgono in qualche preghiera o nella domanda che cosa ti piacerebbe fare da grande?) potrà diventare un adolescente e un adulto capace di amare se stesso e gli altri.
Sarà principalmente la pedagogia familiare ad insegnare la correttezza dei comportamenti, il senso dell’ordine e della disciplina in casa e per la strada, il rispetto per gli altri e secondo questa stessa pedagogia i ragazzi disubbidienti e trasgressivi verranno debitamente rimproverati ed eventualmente puniti.
Ricordiamoci che le sanzioni per essere educative non devono essere umilianti o crudeli: è meglio se sono piccole, immediate, limitate nel tempo, simboliche non danneggianti la vitalità del bambino o del ragazzo.
Ma sul contesto familiare, anche su quello più regolare per tipologia, incide significativamente, producendo disagio esistenziale, la depressione economica.
In generale nei paesi industrializzati dell’occidente vi sono ampie fasce di famiglie povere e in Italia circa il 20% dei bambini vive al di sotto della soglia nazionale di povertà (al sud la percentuale arriva circa al 30%).
Merita di essere sottolineato che i bambini nati e cresciuti in situazioni socio-economiche svantaggiate hanno il 40% di probabilità in più di morire nei primi dieci anni di vita rispetto ai bambini nati e cresciuti in famiglie agiate.
Si nasce di basso peso, si nasce con una malformazione grave o con una malattia genetica anche perché fattori economici sociali e culturali hanno fatto da ostacolo all’informazione, all’accesso ai servizi o alla capacità di usufruire delle informazioni ricevute prima del concepimento e durante la gravidanza.
La povertà rappresenta dunque il maggiore determinante di salute e quindi va intesa non solo come mancanza di risorse economiche, ma più in generale mancanza di supporti emotivi e psicologici, mancanza di protezione ambientale, carenza di istruzione e di opportunità, inadeguatezza abitativa, mancanza di informazioni ecc.
Queste differenze diventano disuguaglianze negli esiti di salute quindi differenze inique perché sono figlie non del caso e delle necessità biologiche ma di scelte umane individuali e collettive, non casuali nè necessarie.
D’altro canto il benessere economico, che caratterizza la maggior parte delle famiglie, non da garanzia di corretta pedagogia: per esempio un aspetto oggi dominante lo stile di vita delle famiglie è la diffusione degli apparecchi elettronici ( televisione, computer tablets e dei telefonini o smartphone) fra bambini e adolescenti.
E-generation (electronic-generation) è il nome che viene adoperato per definire i giovani utenti di questi strumenti.
È estremamente diffuso l’utilizzo della posta elettronica e delle chat non solo tra gli adolescenti ma persino tra i bambini di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, e i bambini più piccoli si trastullano con i videogiochi: non sanno leggere ma sanno video giocare per ore.
È ormai noto che il cervello è particolarmente soggetto a significativi cambiamenti della sua organizzazione corticale di fronte agli stimoli prodotti da questi mezzi elettronici con ricadute dinamiche sull’intelligenza.
E se molta elettronica produce un indubbio progresso culturale- cognitivo tra giovani e giovanissimi e altrettanto vero che esiste un rovescio della medaglia che consiste nell’uso di questi strumenti meno finalizzato alla ricerca di informazioni e allo studio e più rivolto ai giochi, o a contatti che possono diventare pericolosi.
Viene inoltre denunciata, per l’abuso di computer e telematica in generale, la possibilità di una Internet Related Pscychopathology.
La psicopatologia correlata ad un uso eccessivo di internet sembra oggi essere frequente 10-20% non solo in Italia e può associarsi con altri disturbi dello sviluppo come l’ADHD (deficit di attenzione con iperattività).
Tutto ciò inoltre favorisce la sedentarietà e l’isolamento.
A questo si aggiunge l’inadeguatezza delle nostre città ai bisogni dei bambini.
È cosa nota che le nostre città sono poco o per nulla a misura di bambino.
Le trasformazioni urbanistiche e gli stili di vita errati stanno creando una generazione di bambini poco autonoma, sedentaria, chiusa in se stessa, che non gioca più per la strada.
In Italia solo l’8% dei bambini tra i 7 e i 14 anni va a scuola da solo, contro il 25% in Inghilterra e il 76% in Germania.
La conseguenza è che i bambini italiani sono sempre più sovrappeso e obesi.
Inoltre si riducono le possibilità di interazione e di gioco spontaneo essenziali per un corretto sviluppo psicofisico.
In tutte le città italiane i bambini devono diventare una priorità vera per gli amministratori pubblici che devono pensare una città in cui un bambino può andare a scuola da solo, realizzando innanzitutto una riduzione del traffico e del predominio delle automobili in modo che le strade tornino ad essere uno spazio a misura di tutti.
Inoltre molte famiglie 'distratte' a dir poco non vigilano sui rischi e sui crimini cui i loro bambini e adolescenti sono esposti e che, non di rado magari nella stessa famiglia, li minacciano e li colpiscono.
Sono purtroppo in aumento maltrattamenti violenze abusi di ogni genere, pedofilia (dilagante e devastante), sfruttamenti ma anche abbandoni.
Rapimenti di bambini ed infanticidi sono delitti che apprendiamo ogni giorno dai giornali e dalla televisione, ma anche allontanamento volontario dal proprio domicilio di minori tra i 15 e i 18 anni o scomparse di bambini di età inferiore che non verranno mai rintracciati.
Si stima che in Italia 50.000 bambini di 2-12 anni, principalmente stranieri, gestiti come in regime di schiavitù da sfruttatori producano circa 150.000.000 di euro all’anno mediante accattonaggio o come lavoratori del sesso specie fra i 14 e i 18 anni.
ABUSI E MALTRATTAMENTI
Secondo l’OMS 'il maltrattamento all’infanzia comprende tutte le forme di abuso fisico e/o psico-emozionale, abuso sessuale, trascuratezza, negligenza o sfruttamento commerciale o assenza di azioni e cure con conseguente danno reale o potenziale o evolutivo alla salute, alla sopravvivenza, allo sviluppo e alla dignità del bambino, nel contesto di un rapporto di responsabilità di fiducia e di potere'.
La sua incidenza e prevalenza rimangono sottostimate anche nei paesi ad alto tenore di vita, dove secondo le statistiche ufficiali i casi di maltrattamento documentato riferiti ogni anno alle agenzie di protezione dell’infanzia riguardano l’1% dei bambini nella popolazione generale.
Invece alcune ricerche condotte con la metodologia del 'recall mnemonico' (il racconto di eventuali episodi di violenza durante la propria infanzia richiesto ad adolescenti e a giovani adulti), indicano che tra il 4 e 16% dei bambini nei paesi industrializzati ogni anno subiscono abuso fisico, il 10% abuso emozionale (comportamento intenzionale che porta il minore a sentirsi inadeguato, non amato, svalutato), il 15% abuso sessuale, tra il 10 e 25% sono esposti a violenza assistita cioè ad essere spettatori di violenze domestiche di tipo fisico, emozionale psicologico, sessuale, economico tra adulti che sono o sono stati partner o membri della stessa famiglia.
Relativamente elevato il numero di bambini 'neglect' (trascurati), bambini cioè che vivono in famiglie che non provvedono ai loro bisogni fisico-emozionali, alle cure mediche o all’educazione, ad un’adeguata nutrizione, all’igiene, all’abitazione, alla sicurezza del minore.
Nel nostro paese l’abuso è spesso difficilmente svelato: non esiste ancora un sistema informativo nazionale in grado di fornire dati epidemiologici aggiornati sul maltrattamento nonostante le raccomandazioni dell’ ONU e dell’ OMS.
Le stesse statistiche ufficiali sul fenomeno sono estremamente carenti e le uniche raccolte di dati sono di fonte giudiziaria o provengono dai servizi sociali e dai centri di salute mentale.
Tutte le forme di maltrattamento comportano esiti a breve, ma soprattutto a lungo termine più o meno significativi:
• la trascuratezza, il maltrattamento psicologico, il maltrattamento fisico, la violenza assistita, intervengono pesantemente sull’area del comportamento (aggressività, iperattività con disturbi di relazione con gli altri e basse competenze sociali), sull’area emotiva (ansia, rabbia, scatti d’ira, normalizzazione della violenza, depressione, bassa autostima), sull’area fisica (disturbi del sonno e delle condotte alimentari, del controllo sfinterico, sintomi psicosomatici), sullo sviluppo del linguaggio e della capacità di apprendimento con deficit intellettivo e difficoltà di inserimento scolastico.
Per quanto attiene all’abuso sessuale oltre a tutti questi esiti, si possono aggiungere in prospettiva disturbi della sfera sessuale (frigidità, impotenza, omosessualità, promiscuità), disturbi della sfera affettiva e della personalità, disturbi cognitivi (logica e capacità di pensiero).
La prevenzione, la rilevazione dell’abuso, la segnalazione all’autorità giudiziaria, la protezione con misure immediate di tutela ed il trattamento psicologico e psicoterapeutico rappresentano le varie fasi dell’intervento delle istituzioni nei casi di abuso all’infanzia, nei paesi industrializzati.
Ma se allarghiamo lo sguardo ai paesi in via di sviluppo o a quelli meno sviluppati ci troviamo di fronte ad un drammatico scenario di indigenza, schiavitù e brutalità che sembra non avere tendenza a diminuire.
Nonostante il cospicuo impegno di importanti associazioni benefiche e di solidarietà sociale che sulla carta garantiscono la globalizzazione dei diritti del bambino come FAO, WFP, ONU, UNICEF, UNESCO, CRI, ma anche MEDICI SENZA FRONTIERE, EMERGENCY, MEDICUS MUNDI etc., si evince che:
• il 55% di nascite nel mondo in via di sviluppo riguarda bambini che saranno invisibili e privi poi per la vita di ogni diritto sociale in quanto non dichiarati alla nascita all’anagrafe;
• circa 150 milioni di bambini (1 su 13) sono orfani, 15 milioni a causa dell’AIDS;
• oltre 250.000 bambini sono arruolati come soldati;
• circa 170 milioni di bambini (73 milioni sotto i 10 anni) lavorano in condizioni rischiose.
• 150 milioni di bambini vivono con una disabilità in massima parte senza sostegno e senza istruzione scolastica;
• un bambino su 6 muore prima dei 5 anni; e uno su 10 prima di compiere un anno;
• un bambino su 2 non frequenta la scuola elementare;
• uno su 4 non è vaccinato contro il morbillo (che uccide 500.000 bambini l’anno).
Questi dati provengono dal Rapporto UNICEF 'la condizione dell’infanzia nel mondo' relativo ai Paesi in via di sviluppo.
Aggiungiamo inoltre:
• la piaga emergente del commercio di organi che vengono procurati dal rapimento-uccisione di bambini specie in Asia, Africa e America latina;
• le mutilazioni genitali femminili nei paesi africani;
• lo sfruttamento sessuale che coinvolge ogni anno circa un milione di bambini;
• in Lituania il 20-50% delle prostitute sono minorenni; tra Africa, America latina e Europa dell’Est il turismo sessuale muove un giro di oltre 5 miliardi di dollari l’anno.

Crimini contro l’umanità! 'La cultura dello scarto' come la definisce Papa Francesco.

Abbiamo detto che la promozione del benessere di un bambino e l’educazione partono dalla famiglia e dalla scuola.
È ovvio che la scuola, da quella materna in avanti, accanto al suo compito istituzionale di fare e promuovere cultura mediante gli insegnamenti delle materie di programma possa e debba erogare pedagogia in senso civico ed etico.
La scuola rappresenta la prima palestra di confronto e di socializzazione, oggi anche con bimbi di diverse etnie e tradizioni e religioni.
Come ha affermato il nostro Presidente Giorgio Napolitano, 'la scuola deve essere palestra di tolleranza e di democrazia'.
Ma la scuola è soprattutto la prima palestra di obiettivi e traguardi, è il luogo dove i ragazzi realizzano nel sociale la propria identità e progressivamente acquisiscono la propria autostima in un sano e normale rapporto di dipendenza fra insegnanti e allievi.
Una scuola che prepari i ragazzi alla vita deve essere di sostegno e di stimolo ai giovani a 'ben pensare' e a 'ben sentire' così per esempio nell’immediato contro ogni bullismo e nel tempo in funzione di una cultura della solidarietà (anche inter-etnica) e della salute.
Purtroppo oggi la scuola italiana economicamente e culturalmente sempre più povera ha scarsi strumenti e capacità di intervenire, ma l’auspicio è che la scuola quale agenzia educativa torni a trasmettere valori e non solo nozioni, a fare pedagogia civica.
Elettivamente nella scuola i giovani dovrebbero venire culturalmente interessati alla salute del pianeta in cui viviamo (se la natura perde la salute la perde anche l’uomo) e quindi ai grandi temi che attengono alla cura dell’ambiente nel più ampio senso del termine (rischio di inquinamenti di ogni genere, polveri sottili, buco dell’ozono, effetto serra, catastrofi nucleari).
La scuola dovrebbe coinvolgere i giovani nella conoscenza delle grandi tematiche etnico-sociali e socio-politiche , socio-economiche e socio-sanitarie.
Forse una pediatria delle comunità che più sistematicamente di come già avviene entri nelle scuole potrebbe servire a proporre educazione alimentare, educazione sessuale, norme di igiene, protezione pregravidica e gravidica mirate alla salute del feto, valorizzazione dell’allattamento al seno e rappresentare un sostegno per quei ragazzi che spesso questo sostegno non trovano in genitori affaticati o distratti o preoccupati per vari e seri problemi magari economici o solo impreparati ed inadatti a svolgere il loro ruolo pedagogico.
Dobbiamo pensare ad una famiglia pedocentrica ad una scuola pedocentrica e a una società pedocentrica.
Come ha dichiarato il professore Giovanni Corsello, Presidente della Società Italiana di Pediatria, al 69°Congresso Nazionale, tenutosi a Bologna nel Maggio 2013: 'occorre una sinergia di intenti delle istituzioni che ruotano intorno al mondo dei bambini e delle loro famiglie per una società più a misura di bambino che abbia tra i principali punti:
• la lotta contro tutti gli inquinamenti,
• città con spazi sicuri e dedicati ai bambini;
• un’alimentazione sana dalla promozione dell’allattamento al seno all’equilibrio nutrizionale nelle età successive,
• stili di vita salutari fatti di educazione alimentare, di attività motoria e sportiva;
• tutela dei minori da ogni forma di abuso e dipendenza, dal bullismo al rischio di abbandono e povertà.
Ma occorre lavorare anche per una sanità a misura di bambino che garantisca la continuità assistenziale in ospedale e nel territorio, che rafforzi e razionalizzi la gestione delle cure in emergenza e urgenza e l’assistenza ai bambini con malattie croniche complesse e rare.
A ciò si aggiungano il potenziamento dei centri nascita e delle terapie intensive neonatali secondo standard validati, ospedali sempre più a misura di bambino, uso dei farmaci in regime di appropriatezza e sicurezza, una maggiore tutela della salute in età evolutiva.
Per fare tutto questo dobbiamo mettere in rete tra loro formazione, ricerca, assistenza, bioetica e qualità e dare indirizzi verso il cambiamento.
E come dice il Pediatra Dino Pedrotti, 'per semplificarci la vita bisogna essere capaci di rovesciare i nostri percorsi di idee con una rivoluzione copernicana: ripartire dal bambino che è l’essere più elementare e nulla-potente e più debole in assoluto e contemporaneamente il miglior rappresentante del nostro futuro e la più efficace unità di misura dell’uomo da utilizzare per misurare e verificare i nostri comportamenti'.
E scriveva il compianto Prof. Roberto Burgio, insigne maestro di Pediatria: 'bambino è un termine grande, grandioso, comprensivo e santo che impersona per molti anni ogni nuova vita che nasce al mondo'.
E concludo con le parole del poeta indiano Rabindranath Tagore: 'ogni bambino che nasce porta con se la notizia che Dio non si è ancora stancato degli uomini'.


Nota
BAMBINO E’ UN TERMINE GRANDE, GRANDIOSO, COMPRENSIVO E SANTO
Il vocabolario della lingua italiana Gabrielli, attribuisce a queste parole comprensibili a tutti il seguente significato:
GRANDE= superiore alla norma quanto a dimensione, qualità, forza, intensità, durata.
GRANDIOSO= che impressione la vista o l’immaginazione perché è più grande dell’ordinario.
COMPRENSIVO= che comprende insieme più cose;
SANTO= degno di venerazione perché consacrato da una legge morale o civile.
 

Autore Prof-Greco

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Inserito il 09 Maggio 2014 nella categoria Relazioni svolte