Logo generale del sito:Libera Università “Tito Marrone“ Trapani

Libera Università Tito Marrone > Relazioni svolte > Leonardo da Vinci: il genio dell'arte, delle scienze e delle lettere

Il logo della sezione del sito denominata  Leonardo da Vinci: il genio dell’arte, delle scienze e delle lettere

Leonardo da Vinci: il genio dell'arte, delle scienze e delle lettere

Il prof. Antonino Tobia ha relazionato sulla vita e le opere del grande Vinciano, a 500 anni dalla morte (1519 - 2019)

Relatore: Prof. Antonino Tobia

Leonardo da Vinci

 

Omo sanza lettere

 

Nel 1441 l’università di Firenze indisse un certame coronario a spese di Piero di Cosimo de’ medici. Si trattava di una pubblica gara poetica organizzata da Leon Battista Alberti sul tema 'La vera amicizia. Lo scopo politico era quello di diffondere l’uso del volgare toscano tra i letterati e allo stesso tempo il certame si prefiggeva l’obiettivo di nobilitarne l’espressione, ingentilendolo e arricchendone il vocabolario al fine di renderlo duttile alla trattazione di qualsiasi argomento. Si è in pieno Umanesimo, quando l’uso della lingua latina aveva ripreso il sopravvento tra i letterati, dopo che Dante , Petrarca e Boccaccio avevano indicato ai massimi livelli l’importanza e il valore comunicativo e artistico del volgare. Il premio non fu assegnato a nessuno degli otto partecipanti, che avevano tentato di impreziosire la lirica italiana con l’introduzione di metri propri della poesia greca e latina. La corona d’alloro in argento, che doveva premiare il vincitore, non fu assegnata, ma donata alla cattedrale di Santa Maria del Fiore, dove il concorso si era svolto. Leonardo aveva allora 11 anni e già era entrato come apprendista nella prestigiosa bottega di Andrea Verrocchio. Di quel certame avrà probabilmente sentito parlare, visto che aveva iniziato a frequentare un ambiente, in cui era facile ascoltare discorsi di vari intellettuali e artisti, e forse quella gara, che mirava a conferire onore al volgare non doveva dispiacergli, dal momento che egli si era tenuto lontano dagli studia humanitatis e gli faceva difetto la conoscenza del latino, passaporto necessario per essere stimato un perfetto letterato. Forse nei primi anni della sua giovinezza avvertiva con amarezza di essere un illetterato, perché l’essere omo senza lettere lo escludeva dal circuito culturale delle corti e delle università, dove il latino era la lingua del dibattito scientifico. Ma non è difficile ipotizzare che quanto più si accorgeva di emergere nelle arti cosiddette meccaniche, tanto più cresceva in lui la convinzione dell’inutilità delle lettere, quellesoprattutto che si presentavano come sfoggio di erudizione e non miravano ad allargare l’orizzonte della conoscenza. Egli non era interessato alla cultura intellettuale fine a se stessa, e la competenza della lingua latina gli sembrava offrisse solo una vacua etichetta di letterato, piuttosto che un modo razionale di ammirare ed esplorare il mondo in tutte le sue varietà, per trarne esperienza concreta.

«So bene - egli scrive - che, per non essere io litterato, che alcuno prosuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll’allegare io essere omo sanza lettere. Gente stolta!.. Or non sanno questi che le mie cose son più da essere nate sotto la semplice e mera esperienza, la quale è maestra vera'.

Lo spirito che aveva mosso Leon Battista Alberti ad indire il certame, quindi, lo convinceva della correttezza della sua posizione favorevole nei confronti del volgare. Così, infatti, scriveva : ' I’ ho tanti vocaboli nella mia lingua materna, ch’io m’ho più tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole, colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia'.

Se, pertanto, la lingua materna riusciva a dar voce ad ogni concetto, l’approccio episodico e non strutturale verso lo studio del latino gli sarebbe stato utile solo per ampliare il suo vocabolario, volgarizzando termini latini, e per conferire alla sua prosa un po’ di quella concinnitas propria del periodare latino, non certo per sostituire la lingua toscana con quella di Cicerone. Per arricchire il suo repertorio volgare, Leonardo aveva compilato delle liste di latinismi, che sono presenti nel codice Trivulziano, circa 8000 parole, e in alcune carte del codice Atlantico. Del resto, quando trentenne si trasferì a Milano, al tempo di Ludovico il Moro, trovò nella corte sforzesca un grande interesse per i modelli della cultura e della letteratura della sua terra, e si trovò ad essere privilegiato nell’uso del suo idioma toscano, sebbene il suo lungo soggiorno milanese lo inducesse gradualmente ad assimilare parole e abitudini grafiche o fonetiche settentrionali. La lingua è, quindi, per Leonardo un mero strumento comunicativo, soggetto al mutare dei tempi e dei luoghi, utile a descrivere con la massima esattezza i fenomeni. La parola, tanto celebrata dagli umanisti, che nel verbum intravvedevano la peculiare spiritualità dell’uomo, perde la sua centralità nel pensiero leonardesco, che la pone al servizio della conoscenza. Essa stessa anzi acquista la sua scientificità quanto più sa essere essenziale ed esatta nella descrizione dei fenomeni. In questo senso, la prosa di Leonardo anticipa la prosa scientifica di Galileo. Se, poi, Leonardo fu omo sanza lettere, nell’accezione dei dotti del XV secolo, ciò non impedisce di considerarlo uno dei più grandi umanista del suo tempo, come colui che ancor meglio dei letterati pose l’uomo al centro dell’universo, ricercando un perfetto equilibrio tra il microcosmo e il macrocosmo, escludendo ogni elucubrazione filosofica fine a se stessa, immerso in ogni istante della sua esistenza nell’interpretazione e nella decifrazione dei segni impressi nelle pagine del grande volume della natura. Leonardo vive fisicamente e spiritualmente la sua concezione antropocentrica e istaura il regno dell’uomo nuovo, del sapiente mosso dalla curiositas di investigare, osservare, riflettere, dedurre, sostenuto dall’ansia tutta umana di spingersi sempre oltre nella conoscenza. Gli umanisti erano impegnati a scrollarsi di dosso la visione teocentrica dell’esistenza e a riscoprire la dignità dell’uomo, ricorrendo ai modelli propri della civiltà latina, la cui lingua ponevano nel gradino più alto della gerarchia del sapere. L’arte della parola aveva raggiunto il suo acme nella prosa dell’Arpinate. Leonardo non si lascia incantare dalla parola e dai suoi artifici retorici e al suo posto pone nel gradino più alto delle scienze la pittura, escludendola dalle arti meccaniche, e collocandola al di sopra della poesia. La pittura è scienzia allorché giunge alla rappresentazione di verità universali. ' Se col tempo ogni cosa va variando, la pittura vince lo scorrere del tempo, va oltre il panta rei eracliteo, in quanto fissa il movimento e arresta il continuo fluire degli elementi, a differenza della mutabilità della parola. Il pittore, conclude Leonardo, è un vero dio creatore: 'Se vol vedere bellezze che lo innamorino, egli n’è signore di generarle, e se vuol vedere cose mostruose, che spaventino, o che siano buffonesche e risibili, o veramente compassionevoli, egli n’è signore e dio'. Il sentimento dominante di Leonardo non è, come si può notare da questa definizione della pittura, quello dell’arido naturalista, dell’erudito curioso di apprendere quanto gli altri hanno scoperto, alla maniera di Plinio il Vecchio, la cui Naturalis historia conosceva attraverso volgarizzamenti, ma dello scienziato che vuole conoscere la materia per sollevarsi al di sopra di essa. A ragione, Francesco Flora ha sottolineato che 'la prosa di Leonardo da Vinci … ha dentro di sé diffusa e disciolta assai più nativa essenza lirica che non la prosa umanistica di Leon Battista Alberti…. Tutta la prosa di Leonardo, anzi tutta la sua opera, si alimenta … di un continuo riferimento all’umano e non sottopone l’uomo alla materia o alla macchina che egli crea. In questo senso, l’inventore illetterato … fu il più grande degli umanisti'. E aggiunge Attilio Momigliano che 'uno dei fatti più notevoli della prosa di Leonardo è la frequente compresenza del poeta e dello scienziato: compresenza che contribuisce a spiegare perché Leonardo abbia studiato tante scienze, e nessuna con dedizione assoluta, spinto a vagare da l’una all’altra da un istinto di poeta '. Egli stesso amava dire che 'i sensi sono terrestri, la ragione sta fuor di quelli quando contempla'.

 

Leonardo non ha lasciato trattati, ma solo moltissimi appunti, un vero zibaldone da cui sono stati compilati i trattati Della pittura e Del moto e misura delle acque.

 

Ma i suoi scritti comprendono favole e facezie, indovinelli e storie fantastiche, appunti di architettura e scultura, fogli di ottica e di anatomia, studi sulle acque e sul volo degli uccelli e ancora considerazioni, motti, massime. Tra le particolarità grammaticali della lingua di Leonardo, c’è da notare alcune modifiche morfologiche come il presente indicativo 1^ persona plurale -ano per –amo: andiàno, facciàno; presente congiuntivo: dichino, vedino ; imperfetto congiuntivo: fussi per fosse , avessi per avesse. Le concordanze sono spesso trascurate o usate a senso come nella lingua parlata: verbo al singolare col soggetto al plurale. La sintassi presenta frequenti anacoluti e frasi interrotte o riprese con altre costruzioni, alla stregua del suo operare, che non riusciva a star dietro alla sua prorompente e immaginifica creatività.

È, infine, d’obbligo, dire qualcosa sulla scrittura speculare usata da Leonardo. Si sono date diverse interpretazioni per spiegarne l’origine. C’è chi sostiene che il piccolo Leonardo fosse diventato mancino a causa di un incidente e che pertanto gli veniva più agile scrivere da destra verso sinistra. Qualcuno sospetta che si trattasse di un vezzo diffusosi nel XV secolo. Per i neurologi potrebbe trattarsi dell’esito della di una forma di dislessia. Infine, si può avanzare il sospetto che Leonardo si servisse della scrittura speculare come di un codice segreto e per proteggere i suoi scritti dal plagio. Con tutto ciò, non si è considerato il fatto che egli era figlio illegittimo del notaio ser Piero da Vinci, concepito con una certa Catharina, una delle fanciulle di qualche paese del Nord Africa, ridotte in schiavitù e portate in Toscana. Catharina era una donna bellissima e da lei sicuramente Leonardo ereditò alcune caratteristiche della sua bella presenza. Il padre aveva allora 24 anni e stava impalmando un’altra donna, Albiera Amadori, figlia di un notaio. Per questo motivo, né Piero né Catharina assistettero al battesimo del piccono nato nella chiesa di Santa Croce in Vinci. Il bambino crebbe con la madre fino all’età di cinque anni, quando il padre naturale volle averlo con sé, sia perché Catharina si era sposata con un tipaccio attaccabrighe da cui aveva avuto almeno cinque figli, sia perché dalla moglie ser Piero non aveva avuto discendenti. L’origine araba della madre e l’educazione ricevuta da lei nei primi anni dell’infanzia possono, a nostro avviso, far supporre che Leonardo abbia appreso dalla madre la modalità della scrittura speculare da destra a sinistra, in uso nel modo di scrivere degli arabi. Pare ormai verisimile che Leonardo sia il frutto della congiunzione tra geni italici e mediorientali a seguito di un esame condotto con sofisticate tecniche dattiloscopiche delle impronte digitali impresse su alcune sue carte, studiate nel 2006 da una equipe di studiosi, coordinata da Luigi Capasso, direttore dell’istituto di antropologia dell’Università di Chieti e Pescara.

Piace concludere questo breve intervento su Leonardo con le parole di Giorgio Vasari, eccelso storiografo, oltre che pittore e architetto del XVI secolo: ' Nel normale corso degli eventi molti uomini e donne nascono con varie qualità e notevoli talenti, ma di tanto in tanto, in un modo che pare trascender la stessa Natura, una singola persona si mostra come pienamente dotata dal cielo di bellezza, grazia e talento, in tale abbondanza che lascia tutti gli altri uomini molto indietro a lui… questo era vero per quanto riguarda Leonardo da Vinci'. prof. Antonino Tobia

Autore Legre

social bookmarking

  • Relazioni svolte, università, formazione, attività in Facebook
  • Relazioni svolte, università, formazione, attività in Twitter
  • Relazioni svolte, università, formazione, attività in Google Bookmarks
  • Relazioni svolte, università, formazione, attività in del.icio.us
  • Relazioni svolte, università, formazione, attività in Technorati

Inserito il 25 Maggio 2019 nella categoria Relazioni svolte