Il processo ad Elena: un esempio di retorica sofistica - Rivisitazione a cura del dott. G. Abbita
Relatore: Dott. Giuseppe Abbita
Nel successivo episodio assistiamo a Menelao che ha intenzione di uccidere Elena o di darla ad uccidere ai greci che hanno perso i loro cari ad Ilio.Ecuba lo mette in guardia dalle doti di seduttrice di Elena.Evita di posare gli occhi su di lei: potrebbe riaccendere i tuoi desideri. Cattura infatti gli sguardi degli uomini, distrugge le città, incendia le case. Lo spettatore è stato finora tempestato da forti emozioni, ma l’acme della tensione, il climax, deve ancora arrivare. Bisogna in qualche modo allentare la tensione ed Euripide, da abile regista, interrompe con questo episodio l’intensità emotiva della rappresentazione, così da concedere una pausa agli spettatori prima del finale, in cui il dramma precipita nel dolore assoluto.Elena viene trascinata fuori dalla tenda per i capelli.Ma Elena non vuole condividere la stessa sorte delle altre Troiane e cerca disperatamente di salvarsi. Né Euripide vuole accomunarla ad esse. Elena non ha nulla da spartire con le altre Troiane, tanto meno la loro superiorità morale. Elena non ha il diritto di soffrire o di morire assieme alle donne Troia e di riscattare in tal modo le sue colpe.Elena è diversa dalle altre. L’episodio di Elena è l’unico a non avere sezioni liriche. Ecuba, Cassandra, Andromaca esprimono i propri stati d’animo, le proprie sofferenze nella forma della monodia. Elena no. Le donne troiane hanno il capo rasato e sono vestite a lutto. Elena porta ancora una chioma intonsa, indossa abiti preziosi e si presenta tutta imbellettata. Deve fare colpo sul marito ed è pienamente consapevole delle sue capacità seduttive.Chiede di difendersi dalle accuse. Menelao è d’accordo. Elena ha già insinuato qualche dubbio nel suo cuore! tentando di scaricare ogni colpa sui Troiani (Paride che la sedusse, Priamo che non diede ascolto al cupo sogno premonitore) e sulla dea dell’amore, Afrodite (cui nessuno, mortale o immortale, può resistere).Elena porta ancora una chioma intonsa, indossa abiti preziosi e si presenta tutta imbellettata.Ecuba sarà ascoltata come accusatrice.L’agone delle Troiane tra Ecuba ed Elena prende quindi la forma di un vero e proprio processo.Va notato infatti che questo confronto tra le due donne ricalca in buona parte la forma del processo ateniese di età classica. Nel processo attico, infatti, le due parti avevano uguale tempo a disposizione per parlare (tempo che era misurato da una clessidra ad acqua); e di regola impostavano i loro discorsi con una iniziale esposizione e narrazione dei fatti, quindi con una argomentazione a proprio favore e infine con una forma di 'captatio benevolentiae', il tentativo cioè di persuadere e portare dalla propria parte l’uditorio.Iniziava a parlare l’accusatore per dare la possibilità all’accusato di ribattere alle accuse e di smontare i vari tasselli del quadro accusatorio. Nel nostro caso è invece l’accusata a prendere per prima la parola.Questo 'processo' a Elena ci ricorda i discorsi contrapposti (dissòi lògoi) della retorica sofistica, con la messa a confronto di due verità relative.Le motivazioni addotte da Elena in sua difesa sono pertanto molto simili rispetto a quelle dette in sua difesa da Gorgia nell’Encomio.Il mito di Elena ha avuto innumerevoli rivisitazioni nel corso dei secoli e ne conosciamo oggi numerose varianti. Lo stesso Euripide riprenderà il mito di Elena in un’altra delle sue tragedie, Elena appunto, privilegiando la tradizione che mi piace definire 'siciliana'. L’Elena cioè dell’Encomio del siciliano Gorgia e della Palinodia dell’altro siciliano Stesicoro. Il discorso ci porterebbe lontano ma potrebbe essere il pretesto per una prossima passeggiata con argomento: 'Elena, una siciliana alla corte di Euripide'.Ma ritorniamo al 'processo' ad Elena.Elena ha la sfacciataggine di fare risalire l’origine di tutti i mali ai genitori di Paride, che generarono Alessandro e non uccisero il neonato, non dando ascolto ad un cupo sogno premonitore, a Paride che la rapì con la forza, alla dea dell’amore cui nessuno può resistere. Quanto poi alla disputa fra le dee, se avesse vinto Atena, Paride avrebbe avuto in dono la supremazia sui Greci e se fosse stata scelta Era, Paride sarebbe divenuto il padrone dell’Asia e dell’Europa.Alla fine, se i greci non sono sottomessi ai barbari, è merito della sua bellezza, e per questo meriterebbe una ricompensa, e non di essere uccisa.Ecuba sdegnatamente ribatte colpo su colpo. Nega l’intervento divino e cerca di mettere in luce l’anima vile e insensibile di Elena.Orgogliosamente rivendica la bellezza di suo figlio e le rinfaccia che fu lei a perdere la testa per lui.Mio figlio era per bellezza il più straordinario e fu la tua mente che a vederlo divenne Cipride. Tutte le follie, infatti, sono per i mortali Afrodite e il nome della dea comincia come aphrosyne, stoltezza.Tra le altre argomentazioni in sua difesa Elena racconta anche di avere più volte tentato la fuga calandosi furtivamente con delle funi dalle mura e allora Ecuba risponde causticamente con un sottile gioco di parole:Quando mai sei stata sorpresa ad appendere lacci o ad affilare una spada, cose che farebbe una donna nobile, se rimpiangesse il precedente marito?Il riferimento, chiaramente, è all’usanza, da parte di una donna virtuosa , di togliersi la vita, in determinate circostanze, con un pugnale, o impiccandosi.Menelao sembra convinto dalle argomentazioni della vecchia regina, ma si indovina che il suo atteggiamento severo è finto e che alla fine perdonerà la fedifraga.Rivelatrici in tal senso le sue parole. Alla richiesta di Ecuba di non fare salire Elena sulla stessa nave risponde con sarcasmo: E’ forse ingrassata? E poi, quasi per accontentarla, tanto Ecuba non potrà personalmente accertarsene, le concede: lei non salirà sulla stessa nave dove salirò io; tu dici bene.La prossima volta me la prenderò comoda. Mi restano da commentare gli ultimi versi della tragedia, all’ incirca duecento, meno di un sesto di tutto il dramma. Ma si tratta della parte più importante delle Troiane, quella che coinvolge maggiormente dal punto di più emotivo. Desidero dedicare pertanto alla parte conclusiva della tragedia un tempo proporzionalmente più lungo rispetto agli altri episodi ed aiutarmi con più frequenti e più lunghe citazioni del testo.Giuseppe Abbita
Inserito il 09 Giugno 2020 nella categoria Relazioni svolte
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