Logo generale del sito:Libera Università 'Tito Marrone' Trapani

Libera Università Tito Marrone > Relazioni svolte > Le Troiane di Euripide - Rivisitazione a cura del dott. G. Abbita

Il logo della sezione del sito denominata  Le Troiane di Euripide - Rivisitazione a cura del dott. G. Abbita

Le Troiane di Euripide - Rivisitazione a cura del dott. G. Abbita

Dalla guerra di Troia fino ad oggi, i conflitti sono sempre stati causa di dolore, distruzione e morte

Relatore: Dott. Giuseppe Abbita

Immagine riferita a: Le Troiane di Euripide - Rivisitazione a cura del dott. G. AbbitaCari amici, proseguendo in questo mio contributo per corrispondenza, in un periodo in cui sono interrotte le nostre attività accademiche, è mia intenzione parlarvi, tanto per cambiare, di una tragedia classica: Le Troiane di Euripide.

Ve le somministrerò a puntate, direi quasi in pillole, man mano che rileggerò, per l’ennesima volta, la traduzione italiana, con l’ausilio del testo in greco antico a fronte. Mano a mano vi farò partecipi delle mie considerazioni, delle mie interpretazioni, dei miei commenti  e perché no, anche delle emozioni da cui sono preso ogni volta che rileggo questa bellissima tragedia.

I disastri della guerra, di tutte le guerre, non hanno mai abbandonato l’umanità dalla guerra di Troia fino ad oggi e non conoscono, purtroppo, confini di tempo e confini geografici. Euripide, nel 415 a.C., sceglie di parlare di tutto ciò attraverso gli occhi delle donne di Troia, prigioniere che stanno per lasciare la loro patria per seguire i greci vittoriosi, in una nuova, sconosciuta terra. 

La nitidezza della denuncia antibellicista, insieme alla commovente sensibilità poetica, esalta uno dei capolavori non solo dell’antico dramma, ma anche del patrimonio culturale mondiale.

La tragedia  di Euripide oggigiorno ci appare sconcertante, nella sua crudele diacronicità, poiché  gli straziati singhiozzi in antilabè, il lamento disperato delle donne troiane, penetra attraversa il guscio dei secoli e riesce ad echeggiare  come un canto pan-umano universale contro la guerra e la violenza.

La rappresentazione enfatica delle sofferenze causate da una guerra lunga e disastrosa non doveva solo suscitare la sympatheia da parte degli spettatori, ma doveva altresì veicolare un messaggio antibellicista che si rapportava alla situazione politico-militare contemporanea alla messa in scena delle Troiane.

Immagine riferita a: Le Troiane di Euripide - Rivisitazione a cura del dott. G. AbbitaQuando Euripide scriveva le Troiane, la guerra del Peloponneso era all’apice del suo corso e della sua violenza. Nel 415 a.C. Atene si trovava a vivere da anni la sanguinosa guerra del Peloponneso nella quale non erano mancati episodi di eccidi efferati, come quello di Melo da parte degli Ateniesi. La città di Melo si era dichiarata neutrale e, non volendo perdere la propria indipendenza, non aveva voluto sottomettersi ad Atene.

Gli Ateniesi, come tutta risposta, occuparono la città,  trucidarono l’intera popolazione maschile  adulta, e vendettero donne e bambini come schiavi.

E’ questo quindi il clima politico in cui fu scritta Le Troiane, è questa l’aria che si respirava ad Atene, ammorbata da una asfissiante propaganda bellica e da uno scontro sempre più vivace tra interventisti, la gran parte, che appoggiavano una spedizione in Sicilia, e pacifisti.

Vediamo allora cosa ci racconta Euripide.

Euripide, da grande innovatore quale egli era, ci ha abituato a sorprenderci con sempre nuove invenzioni.

Egli trasformò, rivoluzionò, il teatro tragico Ateniese. Sotto una scorza di apparente fedeltà allo schema classico  della tragedia egli apportò delle innovazioni, se non addirittura delle vere e proprie invenzioni.

Anche nei prologhi Euripide riesce a produrre attese e suscitare emozioni. Un vero e proprio 'tradimento degli schemi' lo troviamo nelle Troiane.

La figura di Poseidone come attore che recita il prologo altro non è che un deus ex machina posto all’inizio della tragedia.

Immagine riferita a: Le Troiane di Euripide - Rivisitazione a cura del dott. G. AbbitaE qui sta la prima novità: il deus ex machina, l’espediente caro alla drammaturgia euripidea, riservato alla lysis, alla conclusione della vicenda tragica, trova collocazione e realizzazione inaspettate: non nell’esodo del dramma, ma nel prologo.

Seconda novità: non una, ma due divinità, Poseidone ed Atena.

Terza novità: non sul theologeion, una pedana rialzata solitamente usata per l’apparizione degli dei, nè sulla mechané, una sorta di gru che permetteva di sollevare da terra l’attore, ma nell’acting area, direttamente sulla scena.

Vi chiederete: cosa ci stanno a fare Poseidone ed Atena sulla scena all’inizio della tragedia? Ebbene, debbono mettersi d’accordo per rendere  funesto il ritorno a casa, il nostos, agli eroi Achei. E perché? Poseidone, lo sappiamo, era stato da sempre  una divinità benevola per i troiani, ma Atena perché? Atena aveva più di un motivo per odiare i troiani , in primis per essere stata scartata da Paride nel concorso di bellezza. Lo stesso Poseidone, di fronte a questo capovolgimento di fronte, le rinfaccia:   μισεῖς τε λίαν καὶ φιλεῖς ὃν ἂν τύχηις; senza misura odii e ami chi ti capita? Atena in effetti vuole vendicarsi  della profanazione del suo tempio da parte di un eroe greco.

Cassandra, infatti, si era  rifugiata nel tempio di Atena, ma fu trovata da Aiace d’Oileo e violentata sul posto. Trascinata via dall’altare, si aggrappò alla statua della dea, il Palladio, che Aiace,  miscredente e spregiatore degli dei, fece cadere dal piedistallo.

Il dialogo tra le due divinità ci riserva, nonostante la crudele drammaticità della situazione, degli spunti di vera comicità, sottolineata dalla frivolezza degli dei e dalla loro insensibilità per la sofferenza degli umani.

Immagine riferita a: Le Troiane di Euripide - Rivisitazione a cura del dott. G. AbbitaAll’inizio del prologo Poseidone fa cenno al cavallo di Troia.

Mi permetterete, a questo punto, una breve digressione semantica.

Ai versi 13 e 14 Poseidone dice: ὅθεν πρὸς ἀνδρῶν ὑστέρων κεκλήσεται

δούρειος ἵππος, κρυπτὸν ἀμπισχὼν δόρυ.…..sarà chiamato dai posteri 'Cavallo di legno' poiché avvolgeva l’occulto legno delle lance……

Nel testo greco il termine utilizzato per indicare che i cavallo era di legno è δούρειος. Sicuramente, se si trattasse di una forma  etimologica utilizzata semplicemente per dire che il cavallo di legno aveva ricevuto questo nome perché  era di legno, Euripide non si sarebbe preoccupato di mettere in versi questa banalità. Ma l’etimologia che qui incontriamo è ben altra e la troviamo solamente in Euripide. Euripide gioca qui sul doppio significato della parola δόρυ,"legno" e "lancia". Il termine è intraducibile in italiano, ma se proprio vogliamo azzardare una traduzione: sarà chiamato dai posteri 'Cavallo imbottito di lance', o se vogliamo gravido di aste, o anche cavallo astato, poiché nascondeva al suo interno delle lance.

Con queste note generali sulla tragedia Le troiane e con queste immancabili digressioni mi congedo da voi. Alla prossima. Giuseppe Abbita

Autore Legre

social bookmarking

  • Relazioni svolte, universita, formazione, attivita in Facebook
  • Relazioni svolte, universita, formazione, attivita in Twitter
  • Relazioni svolte, universita, formazione, attivita in Google Bookmarks
  • Relazioni svolte, universita, formazione, attivita in del.icio.us
  • Relazioni svolte, universita, formazione, attivita in Technorati

Inserito il 09 Giugno 2020 nella categoria Relazioni svolte