E' il titolo intrigante dell'originale e atipica conferenza tenuta dall'Avv. Leonardo Poma, Vice Presidente della Libera Università 'Tito Marrone' di Trapani.
Relatore: Avv. Leonardo Poma
Come ha spiegato lo stesso Poma, si è trattato piuttosto di una conversazione improntata sull’onda dei ricordi, con sogni, illusioni, poesie tematiche, immagini e filmati d’epoca.
In breve, dopo la suggestiva proposizione di "fascination" cantata dal grande Nat King Cole, Poma ha proiettato immagini di fiori, di quadri, di nidi d’uccelli e d’un gatto comune fotografato da un amico palermitano, tutto bianco ma con una curiosa e strabiliante macchia nera sul corpo, che ha la forma perfetta di un cuore: e allora immagini dell’arte della natura e dell’arte dell’uomo che insieme ci danno la sensazione di un imponderabile infinito.
Poi la copertina della serata attraverso cui il relatore ha spiegato il contenuto della conversazione: "La soglia dell’infinito a Trapani" ovvero "Trapani amarcord" (ricordi sogni e poesie).
In verità l’oggetto primigenio della conferenza voleva riguardare le urne delle glorie trapanesi nel nostro cimitero, un pò come le urne delle italiche glorie cantate da Foscolo nel Carme dei Sepolcri. Poi però, volendo evitare un argomento che potesse apparire un pò triste, il relatore ha confezionato un singolare pot-pourri di immagini, fatti, rievocazioni tali da destare l’interresse e la commozione dei presenti, inventando, se cosi può dirsi, e proponendo tante motivazioni costituenti punto di legame ideale fra il finito e l’infinito, fra l’ immanente e il trascendente, con riferimento precipuo alla nostra Città.
E cosi anche una sorta di amarcord scivolata sull’onda dei ricordi con citazioni rivolte al nostro porto donde era ed è facile andare o semplicemente immaginare di andare per lidi lontani, e agli aeroporti che Trapani ha avuto prima di Birgi, e cioè quelli di Kinisia e di Milo, o ancor prima, negli anni trenta allo scalo di idrovolanti di linea dell’Ala Littoria, che ammaravano al pontile Sanità o a Porta Ossuna, a seconda delle condizioni del mare, e da lì verso sud a Tunisi o verso nord a Napoli...mentre immagini di vecchi aeromobili venivano proiettate sullo schermo.
Non è mancato un accenno ai dirigibili, sogno confessato del relatore, che immergendosi appunto nel fascino un pò retrò e romantico di tale mezzo di trasporto, inteso come il più leggero dell’aria, una poesia dedicò a Sabinka, la propria compagna di vita, letta da quel fine dicitore che è Gianni Frusteri, appositamente venuto da Palermo. Ancora una volta quindi, dal finito della terra verso l’infinito dei cieli...
I MIEI DIRIGIBILI – TI LASCIO UN SOGNO
* * *
Mi addormento pensando al mio dirigibile che vola,
pensiero ultimo d’una giornata di lavoro,
mi concilia il sonno e il riposo,
fantasia semplice d’un sognatore.
* * *
Ricorda sempre il mio dirigibile,
quando non sarò più io a guidare,
ricorda di notte, pria d’addormentare,
il sogno mio infinito, semplice, amabile.
Volavo libero nel mio 'pallone gonfiato',
in viaggi azzurri sereni e belli,
momenti lieti nel prender sonno, quelli,
o amore mio, come i cieli, sconfinato.
Ora sei tu a guidare l’aeronave,
Sabinka mia, amor mio disperato,
ora che sono nell’ultimo viaggio soave
ma di te il ricordo non è mai cessato.
Volerai anche tu con Icaro e Leonardo,
guiderai tu i miei dirigibili gemelli,
guiderai il sogno dei miei sogni più belli,
sarò con te ultimo baluardo.
* * *
Non sono tuttavia mancate alcune immagini del nostro camposanto, vera soglia dell’infinito, quando Poma ha riferito di una tomba abbandonata, scoperta per caso un giorno, mentre insieme alla moglie portava i fiori al suo trisavolo, là nella zona ovest sotto le cosiddette arcate: la tomba di una bambina, Clelia Calì, morta nel 1915, ad appena nove anni per un banale incidente durante un gioco in giardino, così come si legge sulla lapide. Da allora - aggiunge il relatore - ogni volta volta che egli si reca per visitare il trisavolo depone un fiore bianco anche per Clelia. E, cosa strana, qualche tempo fa, per un motivo casuale, egli incontrò un lontano discendente della bambina, appunto di cognome Calì, che raccontò della triste vicenda, per come anche a lui era stata tramandata, e ringraziando l’ignota persona che portava i fiori alla sua lontana e dimenticata ascendente. La visione di un pannello di vetro a mosaico, riproducente il Cristo risorto, chiuse la parentesi cimiteriale. Su Clelia, Poma lesse una sua toccante poesia a lei dedicata:
PER CLELIA CALI’
(Una tomba dimenticata)
Nella parte antica del cimitero, sotto le arcate,
ove molte sono le tombe dimenticate,
ed ove i miei avi riposano, proprio lì,
mi sovviene agli occhi un’urna, è Clelia Calì.
Piccola bambina di nove anni appena,
innanzi tempo alla vita rapita,
mentre in giardino vagheggiava serena,
pietra insidiosa e fatale l’ha colpita.
Oggi, triste e nera ancora una pietra,
lapide relitta, la racchiude per l’eterna sera.
Ed essa, sola e abbandonata, sembra che impetra
a noi un fiore, un pensiero, una preghiera.
Per questo soffermo il passo mio grave e stanco,
ripongo un fiore, è come Clelia, tutto bianco.
* * *
E il discorso continuò ritornando al centro storico di Trapani con l’immagine del comunemente chiamato Grand Hotel, in piazza Garibaldi - allora piazza dell’Impero -, quando negli anni quaranta il mitico Michele Poma ebbe l’idea, antesignana come tante altre, di creare al piano terra e ammezzato dell’edificio il gran Caffè concerto "Alla Lucciola", dove si esibirono i migliori artisti dell’epoca ed avevano luogo favolose serate danzanti.
Quindi una rievocazione di nomi noti del centro storico di tanti anni fa e la proiezione di un filmato di famiglia del 1952, ma con riferimento ai costumi dell’epoca, chiuse la serata insieme ad un’elegiaca immagine di un poetico tramonto sul mare, fra le ovazioni di un pubblico deliziato e commosso nel contempo, anch’esso, per alcuni momenti viaggiatore nell’infinità dello spazio e nell’eternità del tempo.
L.P.
Inserito il 20 Aprile 2010 nella categoria Relazioni svolte
social bookmarking