Una tradizione che vacilla: il dott. Giovanni Cammareri ha relazionato sugli antichi riti della Pasqua trapanese
Relatore: Dott. Giovanni Cammareri - Giornalista
Si riporta qui di seguito la conferenza di Giiovanni Cammareri.
<_div>Curiosamente, frutto forse di una sorta di 1apsus froidiano, il titolo della presente relazione riporta
quello del mio primo libro, pubblicato nel 1988, dal titolo, appunto, "La Settimana santa nel
trapanese...". Unica, ma solo apparente variante, i1 sottotitolo "passato e presente"/ "evoluzione
rituale e conservazione". Infatti, praticamente, può dirsi sia la stessa cosa.
Fin da allora, nella Settimana Santa avente luogo a Trapani e dintorni, riscontravo purtroppo dei
cedimenti dal punto di vista contenutistico, ossia una tradizione che gia vacillava sotto diversi
aspetti. Per questo scrissi quel libro nel quale intendevo comunque porre anche in risalto, quei riti
per cosi dire "minori" rispetto alla processione del Venerdi Santo che per le sue caratteristiche di
grandiosita finisce con l’adombrarsi parecchio, intendendo anche voler parlare di quegli altri riti che
col tempo andarono inevitabilmente perduti attraverso percorsi del tutto naturali. Le epoche, il
sociale cambiano, del resto.
Rimane, quella del Trapanese, una Settimana Santa sicuramente ricca di cerimonie peraltro legate
ad antiche origini.
Tralasciando un gran numero di riti minori desueti, ancor prima degli attuali, gia fin dal 1500 ci
viene riferito della solennissima "Cerimonia intorno alle pubbliche porte" che nella mattina della
Domenica delle Palme si tenne a Trapani fino al 1844; e poi della processione del Cereo, a cura
delle maestranze cittadine che aveva luogo, ancora di mattina, il Lunedi dell’Angelo, l’ultima delle
quali si tenne nel 1786. Fino al 1820 poi, il Giovedi Santo uscivano le "Marie", processione
"ideale", quindi a tema e penitenziale. Come penitenziali, del resto, furono tutte le altre della quale
la processione organizzata dalla Confraternita, meglio compagnia, di Maria Santissima di
Monserrato, fondata a Trapani da Catalani, precorse davvero i tempi.
La processione dei Misteri, oggi la più conosciuta, cominciò invece ad aver luogo nel 1602. o nel
1603. Un anno ritengo sia irrilevante. Si sa per certo che nel 1614 era una processione di 'battitori'
che praticamente ruotava attorno al Cristo Morto nel Monumento (come ancora qualche anziano
chiama il simulacro di Gesù nel Sepolcro). Gli attuali gruppi statuari, peraltro bellissimi, parlo
ovviamente di arte popolare, sono tutti riferibili al Settecento; gli ultimi due vennero realizzati nel
1782. Diciotto gruppi statuari, quindi, seguiti dai simulacri di Gesil nel Sepolcro e dell’Addolorata
che chiude 1a lunghissima processione, danno vita al Venerdi Santo trapanese che, di fatto, si
protrae fino a oltre mezzogiomo, a essere precisi, fino alle 14,00 e anche oltre, del Sabato Santo.
La processione fu voluta dalla Confraternita del Preziosissimo Sangue di Cristo che nel 1646 si fuse
giuridicamente con quella di S. Michele Arcangelo. Il vecchio e il nuovo sodalizio affidarono con
atti notarili ciascun"gruppo" a una maestranza cittadina al fine di potere sopperire alle spese
processionali occorrenti per ciascun "gruppo" facente parte del1’unica, grande processione.
Le processioni della Settimana Santa iniziano pero, a Trapani, i1 Martedi Santo.
Dalle prime decadi del 1800 un dipinto dell’Addolorata (’a Matri’ Pieté d’ i massari, come
popolarmente viene chiamato) lascia la chiesa per concludere il suo percorso in una piazza dove la
Madonna viene vegliata tutta la notte e dove rimane esposta per tutto il giorno suecessivo.
11 Mercoledi Santo esce un dipinto similare, detto ’a Matri’ Pietà d’u Populu. La processione
comincio ad avere luogo luogo fin dal 1723: a patto che fosse accompagnata da "battenti a sangue".
Lo si legge nel documento del1’epoca che ne autorizzava lo svolgimento. Nella tarda sera dello
stesso giorno la Madonna dei Massari viene processionalmente ricondotta in chiesa dalla cappella
lignea che 1‘aveva ospitata. Fino al 1955 le tre processioni ebbero luogo di Mercoledi e di Giovedi
Santo. I1 Novus Ordo della liturgia della Settimana Santa, soprattutto lo spostamento della messa in
Coena Domini dal mattino al pomeriggio, ne consigliò l’anticipo ai giorni predetti.
Rimane un’altra suggestiva cerimonia che è quella della "Discesa dalla Croce" avente svoigimento
nella medievale chiesa di S. Maria di Gesù il Venerdi Santo. La funzione, abbastanza diffusa nei
centri del bacino del Meiditerraneo, consiste nel deporre dalla croce un Cristo appositamente
realizzato con le braccia snodabili e la testa reclinabile. Fino a oltre la meta degli anni ’60 dello
scorso secolo condizionava, tradizionalmente parlando, si capisce, la stessa uscita della processione
dei Misteri che poteva avere inizio solo a Deposizione conclusa. A un certo momento pero, non si
attese piu tale conclusione e le grandi folle preferirono fare ala ai Misteri, sebbene un tentativo di
recupero della sequenzialità e stato awiato nel 2015.
Non credo di esagerare se mi permetto di considerare tra le piu belle al mondo le sculture dei
Misteri, seconde - faccio riferimento ai cinque gruppi statuari e non alle singole statue, come il San
Pietro della Domenica delle Palme o la Pietà di S. Bartolomé che esce la sera del Venerdi Santo, o
la Veronica, la Dolorosa, il magnifico S. Giovanni - a quelle di Francisco Salzillo, che a Murcia
escono la mattina del Venerdi Santo.
I "gruppi" trapanesi sono ben diciotto, si diceva, sono antichi e particolarissimi nella tecnica di
lavorazione che peraltro generò l’originale arte della tela e colla (tecnicamente, arte polimaterica) e
vengono arricchiti, solo per la processione, da suppellettili in argento riproducenti spade, catene,
aureole, lance, pennacchi, pezzi anch’essi, per la maggior parte settecenteschi, spesso vero
capolavori del cesello.
Purtroppo questi bellissimi "gruppi" vanno in processione. E’ il paradosso che mette in discussione
la motivazione per la quale vennero commissionati, ritenendo che esattamente la processione li
mortifichi annualmente in un contesto che ha visto la perdita di valori e contenuti.
Solo sprazzi, residui, frammenti di qualcosa che e stato, di tanto in tanto riesce ancora ad emergere
dal decadimento complessivo . Un considerevole numero di articoli pubblicati dal sottoscritto hanno
denunciato i pessimi metodi organizzativi privi soprattutto della memoria, quella che anno dopo
anno dovrebbe rirmovare il rito. Invece, a Trapani, la totale assenza di questa memoria continua a
smantellarlo. La processione che aveva la sua caratteristica in un continuo attraversamento delle
chiese della citta, non fa piu ingresso nelle chiese dal 1934, sebbene in qucgli anni, ridotte onnai a
due soltanto all’am1o. Ma quando non fu piu possibile rinnovare questa modalita rituale, oggi in
verita difficile da proporre, la processione continuò a passare lo stesso accanto a quelle chiese, ai
monasteri e ai conventi nonché agli antichi palazzi barocchi tra le anguste vie della citta antica che
fu teatro naturale della processione che in quella strade trovava l’anima e l’incomparabile bellezza di
un contorno perfettamente aderente alle dimensioni dei gruppi e alle motivazioni che li avevano
generati. Oggi, la processione trascorre circa dieci ore nella citta nuova. O meglio, cio awerrebbe
negli anni pari, in altemanza al centro storico, per una scelta awiata nel 2011, restando la citta
nuova poco adeguata alla grandezza dei 'gruppi' e alle origini della processione. Cio per l’ampiezza
delle strade e gli alti palazzi in cemento armato. L’itinerario viene comunque stilato ogni anno e
ogni anno si registra sempre la cancellazione del percorso precedente. Mentre la durata complessiva
della manifestazione ha raggiunto le ventiquattro ore rendendola estenuante.
I componenti delle maestranze cittadine che per l’occasione indossavano un vestito rigorosamente
nero ponendosi al collo l’abitino, ossia un bassorilievo in argento con impresso il "sacro gruppo" ad
essi appartenente, una volta precedevano in doppia fila, e ciascuno con la propria candela, il proprio
"mistero". Oggi non partecipano piu. Le candele vengono portate da ragazzi retribuiti per
l’occasione ai quali vengono fatti indossare fantasiosi costumi. Per non parlare degli addobbi
floreali e del sistema d’illuminazione delle statue.
Nessuna proposta di recupero è mai stata presa in considerazione da parte dall’associazione
organizzatrice sorta nel 1974 e che risponde al nome di "Unionc Maestranze", mentre la
confraternita di S. Michele che in sacco rosso e visiera bianca (costume tradizionalmente indossato
fino al 1999 anche dai portatori di Maria SS. Addolorata e da coloro che reggevano le aste del suo
baldacchino) apriva la processione, rimane in uno stato di congelamento per Poggettiva mancanza,
pare, di confrati. La confraternita è pertanto assente dalla processione dal 1999. Qui occorre aprire
una breve parentesi. I media locali infatti, da diversi anni parlano e chiedono il ritorno degli
incappucciati senza sapere a cosa, di preciso essi facciano riferimento. Dalla meta esatta degli anni
’70, le persone, per lo piu ragazzi, retribuiti per comporre le processioni (eccezion fatta la
lunghissima teoria di donne vestite a nero che precede, per motivi di voto, l‘Addolorata), vennero
vestite con sacchi e cappucci dalle colorazioni fantasiose, dando l’impressione agli astanti di essere
delle confratemite. E’ chiaro che non lo erano. L’abolizione dei cappucci, dettata da un opportuno
intervento del Vescovo, generò l’equivoco tuttora in corso fra la mancanza di incappucciati, ossia
dei finti confrati, e l’assenza della Confraternita di S. Michele Arcangelo, l’unica legittimata a
proporre i tanto rimpianti cappucci, e l’unica della quale attendiamo l’auspicabile ritomo.
Rimane l’ annacata, la tipica (riteniamo) andatura ondeggiante impressa dai portatori ai fercoli
(della quale invece non si ha notizia fino agli anni ’5O), diventata ostentata, prolungata, esagerata
ogni oltre durata. ll rientro in chiesa dei venti fercoli, che fino a non moltissimi ami fa aweniva in
due ore o poco piu, oggi si protrae per sei ore. Cioe, se ciascun gruppo impiegava circa cinque
minuti nella fase di rientro, oggi impiega dai quattordici ai venti minuti. Complici le televisioni
private che hanno generato e alimentato il concetto di protagonismo nei partecipanti in ogni ruolo
senza mai svolgere alcun compito costruttivo, anzi, maggiore e la durata del rientro, piu alto e il
numero degli spot pubblicitari da mandare in onda. Sto parlando, signori, di quella processione che
dovrebbe essere, senza ombra di dubbio, la piu grande e rinomata processione non della Sicilia ma
d’ Italia, dove pero, il primato — owiamente si fa per dire, non essendo le espressioni culturali
suscettibili a far parte di classifiche - risulta impossibile da raggiungere, essendo ogni punto fermo
crollato.
Anche la funzione religiosa che aveva luogo dal 1952 in piazza Vittorio Emanuele, un luogo della
citta (dove tra l’altro si comincio a sostare dal 1947) che per la sua posizione rappresenterebbe un
buon anello di congiunzione fra la citta antica e la nuova, dal 2007 e stata abolita e timidamente
riproposta nel 2015. V
E nel frattempo sono in corso ulteriori cambiamenti che non rispamiiano neanche la sostituzione
delle suppellettili d’argento del Settecento, con pezzi di nuova realizzazione. Senza alcun controllo,
senza ci sia nessuno che osi fermare questo processo di ulteriore distruzione. La Sicilia tutta pero, in
tema di feste religiose non appare certo come l’immagine della conservazione. Limito l’indagine al
solo territorio di Trapani come la mia relazione impone.
A Marsala, per esempio, dove il Giovedi Santo ha luogo una plurisecolare processione dei Misteri -
la chiamo come la sua storia e la tradizione imporrebbe - con personaggi attori, hanno pure infranto
una prima caratteristica estetica dettata dalle armature medioevali dei soldati e dal vestiario in
genere dei paitecipanti, correggendo, dicono gli interventisti, l’errore, facendo quindi indossare ai
soldati armature di foggia romana, relegando e musealizzando le antiche armature al complesso
polivalente S. Pietro.
Il risultato è stata la perdita di una caratteristica peculiare della rappresentazione sacra, l’unicità che
la distingueva dalle recenti rappresentazioni nel frattempo, legittimamente, ci mancherebbe,
inventate qua e la dove, correttamente, i costumi rispondono al contesto storico della tragedia del
Golgota. La stessa processione marsalese, aveva le caratteristica di far sfilare muti i suoi "attori".
Dal Dopoguerra ha imposto loro delle brevi recite, piu che altro qualche estemporanea battuta ai
nostri giorni diventata recita vera e propria, trasformando la processione in mera rappresentazione
teatrale e tutti gli effetti e costringendo a delle frequenti soste il corteo e quindi ad abbreviare per
questo l’itinerario. Quando qualche 2111110 addietro Mons. Mogavero intervenne sulla problematica.
I poco informati media locali gridarono allo scandalo di lesa tradizione. Di fatto pero, non si tratto
di un vero e proprio recupero visto che nella rappresentazione vennero invece inseriti dei passi
evangelici e considerato che da diversi anni, perfino la sua tipica, storica, normale, denominazione
di Misteri, é stata modificata in Rappresentazione della Passione e Morte di Nostro Signore.
La processione del Venerdi Santo di Marsala, nel corso del quale la piu bella, a mio parere,
Dolorosa siciliana, almeno prima del recente restauro, viene portata in processione, un’immagine
verso la quale i marsalasi esternano devozione nel corso di tutto l’am1o, ha visto il trasferimento
della fila spontanea di fedeli con le candele, da davanti a dietro il veneratissimo simulacro, e per di
piu il divieto a usare candele di cera sostituite da candele di legno con lampade alimentate a pila.
Ritengo tutto questo, eufemisticamente parlando, abbastanza discutibile poiché privo dei principi
elementari legati ai concetti di devozione, semplicité1(naturalezza di certe espressioni) ed estetica.
Spiace dawero denunciare tali situazioni, ma ritengo non ci si possa fermare soltanto a decantare e
"promozionare" 121 dove, per i1 bene di certe manifestazioni e ancor di pifi della grande ricchezza
culturale della nostra terra, occorre invece gridarle, certe cose, nel rispetto della nostra storia e delle
nostre radici, per non infrangere l’orgoglio di essere siciliani.
Inserito il 15 Marzo 2016 nella categoria Relazioni svolte
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