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La sapienza nutre il genio... il dilettantismo lo degrada

L'ing. Vincenzo Brugnone ha relazionato sui nutrimenti di sapienza quali testa di ponte dalla fisica classica a quella delle relatività e quantistica.

Relatore: Ing. Vincenzo Brugnone

Che cos’è il dilettantismo?, 'alias' aria fritta?  E’ la credenza fallace in cose e fatti misteriosi, contro i dettami della ragionevolezza, delle certezze scientifiche, della fede religiosa autentica (non di mestiere o fondamentalista).
E’ la credenza forte, d’apparenza religiosa, trascendente il naturale per emanazione diretta dal soprannaturale, derivante da non conoscenza.
E’ la curiosa e vana osservanza di sortilegi et similia.
Che cosa sono taluni nutrimenti di sapienza?
Sono la testa di ponte dalla fisica classica  a quella delle relatività e quantistica.
Immagine riferita a: La sapienza nutre il genio... il dilettantismo lo degradaCosì Mercurio per la sua orbita molto allungata e curvata al perielio, scarta nel movimento visto rispetto alla predizione calcolata con la gravità di Newton; invece risponde a quanto osservato dalla relatività di Einstein, a conferma della corrispondente teoria.
Il danese Romer nel 1676 (11 anni prima dei 'Principia' di newton), il quale, come pure Aristotele, era convinto che la velocità della luce è infinita, deduce che l’osservazione avviene nello stesso istante in cui si verifica l’evento osservato. Tuttavia Romer, scrutando le eclissi delle 17 (o forse più) lune del maxi pianeta del sistema solare (Giove), si accorge che ogni luna va a nascondersi dietro al pianeta gigante, orbitandogli, a intervalli di tempo disuguali. Poichè è impossibile che le lune orbitando, accelerano o decelerano (è impossibile una velocità orbitale variabile), vuol dire che la velocità della luce non è infinita ma finita e costante, ergo quando Giove si avvicina alla Terra le eclissi anticipano, viceversa ritardano quando se ne allontana. Romer misura in 225 Km al secondo la velocità della luce (nel 1676 le misurazioni non possono essere precise).

Immagine riferita a: La sapienza nutre il genio... il dilettantismo lo degradaContinuano i nutrimenti di sapienza: che cos’è il campo elettro-magnetico?
Poco meno di due secoli dopo Rommer e Maxwell nel 1865, scopre l’elettro-magnetismo sulla natura delle onde (radiazioni) elettro-magnetiche (RADEM), di cui è parte la luce.
La relazione sviluppa un’indagine scrupolosa sulla genesi delle RADEM, specie nei metalli, dove la compattezza determina l’annichilamento delle mutue attrazioni fra gli elettroni atomici periferici, per cui nascono sciami di elettroni liberi cioè correnti elettriche determinate da applicate tensioni o rotazioni, ossia l’induzione elettrica da cui quella magnetica, causata dai campi magnetici, atomici risultanti. Al contrario, da questa si torna a quella elettrica con percorso invertito. Tuttavia la genesi delle RADEM va ricercata anche in tante altre cause naturali e ad opera dell’uomo. In definitiva si perviene alla legge di Maxwell, che così recita: un campo elettrico induce un campo magnetico, questo induce un campo elettrico ecc., formando il campo elettromagnetico con forze elettromagnetiche (FEM); questa è l’induzione elettromagnetica, quale raggruppamento dell’induzione elettrica e di quella magnetica, alternativamente. Le onde elettromagnetiche differiscono da quelle sonore o di un sasso lanciato in un laghetto: queste sono trasporto di energia attraverso mezzi fluidi, quelle sono trasporto di energia senza mezzo intermediario. Sparisce perciò l’etere cosmico (un feticcio cui si era creduto prima), come osserverà pure Einstein, convenendo con Maxwell . Quest’ultimo calcola la velocità delle RADEM in poco meno di 300.000 Km al secondo, nel vuoto, trovando che è finita e costante. In un mezzo di indice di rifrazione  N la velocità nel vuoto va divisa per N. Nel vuoto, se la lunghezza d’onda è inferiore a 0,4 micron,  siamo nella zona delle RADEM ultra violette (in ordine decrescente i raggi ultravioletti, X, gamma, ecc.); se la lunghezza d’onda è superiore a 0,8 micron siamo nella zona delle RADEM infrarosse (in ordine crescente i raggi infrarossi, da 0,8 a 1 micron, ed è lì che è allogata la gran parte dell’energia termica cioè calore, microonde con lunghezza d’onda di qualche centimetro, onde radio con lunghezza d’onda di un metro o più et similia).
A parte ora ci soffermiamo sulla luce bianca, ossia la luce antropica, la quale, per l’appunto, riguarda direttamente noi: l’homo sapiens sapiens.
La luce bianca si compone dei sette colori dell’iride, la quale, con lunghezza d’onda crescente da 0,4 a 0,8 micron va dal violetto, indaco, blu, verde, giallo, arancione, rossso. Tutto il nostro Cosmo antropico (riflettiamo) pè racchiuso nel brevissimo spazio di luce di 0,4 millesimi di millimetro (da 0,4 a 0,8 micron: si rammenta che un micron è uguale a un millesimo di millimetro). Basta questo per capire che siamo niente nell’Universo!
Questo è il Cosmo antropico, ma il gatto di casa vede altri colori anche al buio, il pipistrello vede con altri organi sensori, noi abbiamo bisogno di sismografi per avvertire un lontano terremoto mentre gli animali lo sentono e fuggono prima di noi: ergo l’Universo non è antropico e di nessun vivente; è una verità, se vogliamo, da fare scrutare a Pirandello!
Motivi di spazio non consentono di riportare taluni argomenti della relazione su riferimenti letterari/filosofici (Pirandello), fisici (ad esempio: materia ed energia oscure, unificazione delle quattro forze della natura, cioè la gravitazionale, elettromagnetica, nucleare debole, nucleare forte), evoluzione delle specie (Darwin). Ne riporto solamente uno perchè è la parafrasi dei nutrimenti di sapienza anti aria fritta. Eccolo di seguito.
Qual è il compito principe della scienza?
All’uopo val bene parafrasare Catone, il Censore, vero romano di antico stampo, austero e severo nei costumi in primis con sè stesso, arguto, di vita semplice, eccellente nei pubblici uffici da lui ricoperti.
Marco Porcio Catone, detto anche il Vecchio, quando concludeva tutti is uoi discorsi pubblici – anche se l’argomento trattato nulla aveva a che vedere con le ostilità contra Cartagine – concludeva (dicevo) con l’ammonimento sed ego autem censeo Carthaginem delendam esse (quanto al resto, valuto che Cartagine deve essere distrutta); oppure con l’esortazione delenda Carthago (Cartagine deve essere distrutta). La tenacia di Catone fu premiata, giacchè di lì a qualche anno (146 av. C.), i romani ridussero Cartagine in un ammasso di macerie manu militari (epilogo della terza nonchè ultima guerra punica); ma il Censore non lo seppe perchè era defunto tre anni prima (149 av. C.). purtroppo per lui, non potè gioirne!
Dalla parafrasi alla fattispecie, la scienza lotta per annichilare, come annichila  con erette certezze l’aria fritta! Cioè nella parafrasi il Censore configura la scienza, mentre Cartagine configura l’aria fritta, infatti i romani chiamavano i cartaginesi  Poeni o Puni, cioè inaffidabili (oltre che furbi, scaltri, sleali, perfidi).
Prima di chiudere, oportet una sinossi finale: 
Meno male che, quasi 4 secoli fà, irruppe sulla scena della sapienza Galileo, salvandoci, una tantum dall’aria fritta. Tutto qui! Ergo che altro c’è da dire? Memento, praemonitus praemunitus! Il che vuol dire, traducendo nel linguaggio dell’uomo della strada. Ricordate, uomo avvisato mezzo salvato!  Vincenzo Brugnone

Autore Prof-Greco

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Inserito il 19 Marzo 2013 nella categoria Relazioni svolte