La storia della città soprannominata 'La rebelle', della maledizione del templare Jacques de Molay e del grande ammiraglio trapanese è stata tratteggiata da Leonardo A. Greco davanti al folto pubblico intervenuto
Relatore: Prof. Leonardo Augusto Greco
Il relatore ha tratteggiato la figura dell’ammiraglio Marino Torre che, nato a Trapani nel 1583, si trasferì da giovane in Francia ove si fece apprezzare quale abile marinaio nella lotta contro i corsari africani.
In seguito il Cardinale Richelieu lo volle nella sua forza navale e gli affidò il comando di un potente vascello.
Era il periodo delle guerre di religione: La Rochelle era il centro operativo degli Ugonotti, l’ultimo baluardo del protestantesimo francese.
L’Editto di Nantes del 1598 aveva concesso libertà di religione e gli animi, dopo tanti anni di lotte, sembravano essersi rappacificati.
La tregua ebbe però breve durata: alle ore 16 del 14 maggio del 1610 Henri IV fu
ucciso dal monaco Ravaillac nella centrale rue de la Ferronnerie. Ne seguì immediatamente la condanna e l’attentatore, pochi giorni dopo, fu squartato nella piazza antistante l’attuale Hotel de ville.
Il fragile equilibrio tra cattolici e protestanti, a questo punto, si era rotto e il Cardinale decise di farla finita con La Rochelle, la cittadina che tutti definivano 'la Rebelle'.
La città era supportata dagli inglesi e rappresentava quindi un vero e proprio baluardo contro il centrale potere cattolico che, appunto, faceva capo al potente Richelieu.
La città fu cinta d’assedio nel fermo proposito di affamare gli abitanti e indurli ad arrendersi. L’Inghilterra però vegliava e inviò immediatamente una potente flotta al comando del Duca di Bukingam. E’ a questo punto Marino Torre mostrò il suo valore e la sua capacità strategica. Nominato ammiraglio e comandante dell’intera flotta francese, per ben tre volte sbaragliò le navi inglesi che alla fine dovettero ritirarsi.
La Rochelle, non ricevendo più alcun aiuto dall’esterno dovette arrendersi. La sua popolazione, che in origine contava 50.000 abitanti, era ormai ridotta alla fame e due terzi degli abitanti erano morti a causa delle privazioni.
Al valoroso trapanese furono tributati grandi onori; il Re,in persona, gli concesse:
q la Croce Militare di San Michele, Il cui motto 'Immensi tremor oceani' (Terrore dell’immenso oceano) è visibile ancora oggi sulla sua tomba nel cimitero di Trapani
q il prestigiosissimo Ordine dello Spirito Santo
q l’autorizzazione di apporre sul suo stemma i tre gigli borbonici.
Nel 1633, rientrato a Trapani per una breve vacanza, colto da malore, morì improvvisamente. Il più grande ammiraglio trapanese della storia, morì nella sua città natale, a 50 anni. Fu sepolto in un modestissimo sepolcro nella chiesa della Compagnia degli Incarnati, nel quartiere di San Pietro di Trapani.
A seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, nel 1943, la chiesa fu distrutta e i resti mortali dell’Ammiraglio furono ricomposti nel Cimitero comunale.
Inserito il 28 Maggio 2019 nella categoria Relazioni svolte
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