Il commento di Antonino Tobia sul nuovo testo di Antonio Gualano riguardante la presenza massonica nel trapanese
L’opera di Antonio Gualano si presenta ai lettori come uno studio attento e particolareggiato sull’insediamento della cultura massonica nel capoluogo e nel territorio trapanesi. Il testo è stato scritto da un credente cattolico, che nella Massoneria ha trovato un ulteriore strumento di formazione, di maturazione e di ascesi verso il raggiungimento della Verità. Antonio Gualano è noto agli studiosi per le sue numerose ricerche sulla Massoneria, che non lo hanno mai allontanato dal suo percorso di fede nel credo cristiano. Nell’ introduzione al suo testo l’autore cita le parole di Giovanni Paolo II, laddove il Santo Padre difende 'lo sforzo della ragione e l’esercizio della libertà' come mezzi che Dio ha messo a disposizione dell’uomo perché questi non soccomba alla tirannide in ogni sua espressione politica, intellettuale, morale. Dai padri della Chiesa fino alle recenti encicliche di Benedetto XVI, il tentativo di coniugare fede e ragione è stato vissuto come ricerca interiore, individuando nella prima non certo la negazione dell’altra, bensì il suo completamento: la fede, quindi, come traguardo privilegiato di chi riconosce i limiti della ragione dopo averne sperimentato tutte le sue potenzialità. L’Ulisse dantesco è destinato al naufragio perché si era illuso di raggiungere la luce della verità con i soli 'argomenti' umani. In questo senso, la ricerca interiore del Massone nasce con la cultura illuministica, che individua la dignità dell’uomo nel comune denominatore, rappresentato dalla Ragione. Sul piano filosofico la concezione stoica di Seneca riguardo all’uomo ha anticipato la visione umanistica che costituirà la base del pensiero rinascimentale. Ma solo nel ’700 gli spiriti illuminati si impegnarono a tradurre sul piano politico e sociale quello che era rimasto un riconoscimento solo filosofico della dignità umana. Dopo il Cristianesimo, la Massoneria appare sulla scena della storia come il primo grande movimento 'cattolico', perché universale nei suoi principi di libertà, uguaglianza e fratellanza. Da questi stessi principi scaturiscono il valore della tolleranza e del dialogo, che il G. M. Gustavo Raffi ha definito durante un’intervista 'la pietra che fa scaturire la luce'. Nel vocabolario cristiano lo stesso lessema è usato per indicare la funzione dell’avvento di Cristo, signore della Luce, laddove, sul piano dell’immanenza, la cultura laica celebra la resurrezione della ragione dalle tenebre dell’ignoranza. Senza una traduzione in senso laico dei principi cristiani, l’Ottocento non avrebbe vissuto alcun risorgimento politico. 'Dio e popolo', l’immagine efficace che riassume il credo mazziniano, arricchisce la lotta per la libertà e l’indipendenza di un profondo afflato religioso e nobilita l’azione alla luce della missione che ciascuno è destinato a compiere.
Ma prima ancora che il verbo mazziniano scuotesse le coscienze e diventasse la nuova religione civile delle nuove generazioni, come dimostra Antonio Gualano, in Sicilia l’anelito alla libertà covava, alimentato dalle Vendite carbonare e dalle Logge massoniche a partire dal XVIII secolo. Proprio queste Logge, precisa l’autore, incisero in maniera determinante nella radicalizzazione delle idee libertarie e rivoluzionarie che portarono ai moti popolari e alla Costituzione democratica siciliana del 1812, strappata al governo borbonico dal generale inglese Bentinch, che aveva preso sotto tutela Ferdinando di Borbone rifugiatosi con la Corte in Sicilia al tempo dei successi napoleonici. Ma anche la rivoluzione del ’48 e la successiva impresa dei Mille non si giustificherebbero senza il contributo di idee, più che militare, della presenza massonica in Sicilia. Le Logge massoniche contribuirono efficacemente alla nascita e allo sviluppo della borghesia, da cui il Risorgimento italiano trasse i suoi martiri e i suoi eroi. L’origine e il successivo insediamento della Massoneria nel territorio trapanese, spiega Gualano, vanno ricercati nella libera scelta della classe aristocratica, che avvertiva l’esigenza di rinnovamento, soprattutto dopo gli anni della Costituzione del 1812, cancellata e tradita dal potere borbonico a seguito del Congresso di Vienna. Il 'principio di legittimità', che si era affermato duranti i lavori del Congresso, pretendeva che la Storia facesse passi indietro rispetto alla rivoluzione culturale, sociale e politica messa in moto dall’Illuminismo. I nobili siciliani non erano insensibili all’esigenza di cambiamento e nelle loro biblioteche circolavano i testi di Diderot e D’Alambert, di Voltaire e di Rousseau. L’influenza del pensiero francese era presente nella prima Loggia fondata a Trapani alla fine del XVIII secolo, la Victoire, di cui il barone Vincenzo Lamia divenne Maestro venerabile. Due anni prima della costituzione di questa Loggia era venuto a Trapani il teologo luterano, massone, Friedrich Munter, che era stato accolto fraternamente dai Liberi Muratori e aveva stretto cordiali rapporti di amicizia col barone Giuseppe Sieripepoli, col medico Vincenzo Lumia ed altri notabili trapanesi. Le Logge non ebbero, però, vita facile, perseguitate dal governo borbonico e dalla Chiesa cattolica. Carlo III già nel 1751 aveva emanato un editto che proibiva la diffusione delle idee massoniche nel suo regno, mentre la Bolla di Clemente XII ancor prima, nel 1738, aveva lanciato la scomunica contro i Massoni. Un periodo di tregua alla repressione fu segnato dalla presenza alla corte borbonica della regina Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV, che intraprese una serie di riforme innovative sulla scia del governo illuminato della madre, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Tuttavia, scoppiata la Rivoluzione francese, a seguito della condanna a morte della sorella Maria Antonietta, avviò una dura reazione e si mostrò spietata nel soffocare la Rivoluzione partenopea del 1799, che aveva costretto la Corte a trasferirsi in Sicilia. Le idee illuministiche costituivano, intanto, il lievito che avrebbe fato montare sempre di più la massa di coloro che anelavano alla libertà e al rinnovamento della società. In questo campo, oltre alle Società segrete, ebbero un ruolo importante le accademie letterarie, nate come reazione al secentismo. A Trapani il massone Niccolò Maria Burgio dei baroni di Scirinda riattivo verso la fine del XVIII secolo la Nuova Accademia della Civetta, in cui si dibattevano temi letterari accanto a problematiche sociali e politiche ed era frequentata anche da esponenti del clero trapanese, fatta eccezione per i Gesuiti, il cui impegno antimassonico non conosceva deroghe. Dopo l’unità d’Italia, la Massoneria trapanese s’inserì nel dibattito politico della nuova nazione , partecipò attivamente alle elezioni politiche e amministrative, esprimendo parlamentari di altissimo profilo come il marsalese Adele Damiani, Nunzio Nasi, Salvatore Calvino. Si misero presto in luce e furono apprezzati dalla cittadinanza trapanese molti altri professionisti iscritti alle Logge, tra cui vanno ricordati i massoni Manzo e Turretta che difesero a viso scoperto il ministro Nunzio Nasi, condannato per peculato nel 1908 e riammesso alla Camera nel 1913. Nel 1920 l’avv. Ludovico La Grutta, fondatore della Loggia Rinnovamento, inoltrò un’istanza al Sindaco di Trapani perché venisse celebrato il cinquantesimo anniversario della Breccia di Porta Pia. Il sindaco M. Fardella accettò e promosse l’iniziativa e nell’occasione intitolò il teatro cittadino a Garibaldi, cui conferì la cittadinanza onoraria. Ma già venti anni prima, il sindaco Scio aveva presentato ed attuato un programma per la commemorazione del 20 settembre. Nella sua disamina storica, l’autore richiama l’attenzione sul contributo che la 1^ Guerra mondiale diede a quella che Spadolini definì una 'conciliazione silenziosa': massoni e cattolici, credenti e laici, intellettuali e analfabeti si trovarono insieme a combattere contro il nemico austriaco, patendo insieme le sofferenze della trincea. L’ascesa al potere del fascismo segnò una brutta pagina per la storia d’Italia e per la Massoneria. La dittatura di Mussolini e il dogmatismo cattolico confluirono verso il medesimo obiettivo: la lotta contro il pensiero laico e la libertà di coscienza. Nel dopoguerra le Logge cercarono di riorganizzarsi e anche a Trapani si ebbe il risveglio della Massoneria, finalmente libera di esprimere le sue idealità di giustizia, di fratellanza e di ricerca individuale della Luce. Tuttavia, la democrazia, come Aristotele prevedeva, può degenerare facilmente in oclocrazia, in cui il potere di pochi disonesti, favorito dal disordine sociale, finisce col condizionare la retta condotta del vivere civile. È il caso della loggia deviata di Licio Gelli, la famigerata P2, costituitasi per occupare e manovrare le leve del potere e ridurre gli spazi della democrazia. Lo scandalo piduista travolse la Massoneria italiana al punto che il G. M. Ennio Bottelli nel 1881 fu costretto a sospendere con un decreto i lavori di tutte le logge. La scoperta, poi, del Circolo Scontrino e della loggia Iside 2 fece scoppiare un ulteriore scandalo, che direttamente toccava la città di Trapani. Si scoprì che si trattava ancora una volta di una loggia deviata, non riconosciuta, dietro la quale si nascondeva un grumo di affaristi, mafiosi, politici di oscura fama. La presenza di tali comitati di malaffare, che di tanto in tanto vengono alla ribalta, nuoce in maniera devastante all’idea stessa di Massoneria. Dopo tali fatti, non è certo facile riconquistare la fiducia dell’opinione pubblica sulla valenza etica e civile dell’impegno massonico, che opera all’interno della Loggia, forse con eccessiva riservatezza perché possa contribuire efficacemente all’affermazione del pensiero laico e della democrazia.
Il libro, pregevole per l’impegno storico-filologico profuso dall’autore, è arricchito di importanti documenti e decreti che hanno costellato la vita della Massoneria trapanese dai suoi albori fino ad oggi. Chi ama la storia può trovare in questo testo note inedite, che arricchiranno le sue conoscenze; chi ama la lettura, potrà leggerlo come un romanzo di genere epico-drammatico; chi è Trapanese dovrà accostarsi al lavoro di Gualano con somma gratitudine, perché il Nostro ha squarciato il velo della segretezza e mostrato il volto della città attraverso il contributo dei suoi figli migliori.
Antonino Tobia
Inserito il 27 Aprile 2012 nella categoria Relazioni svolte
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