In una appassionata e brillante relazione il prof. Giuseppe Abate ha ricordato i grandi medici che operarono nella città di Trapani
Relatore: Prof. Giuseppe Abate
Medici e medicine nella Trapani antica -
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<_div style="display: inline !important;">Riporto a titolo di sempio, alcuni rimedi utilizzati all’epoca. Nella peste bubbonica la cura abituale era rappresentata da un empiastro di cipolla cotta, ma in casi estremi si scannava un mulo, ed aperto l’addome, l’appestato veniva posto tra le viscere calde come in un 'sudatorio', per espurgare dal corpo le 'velenosità pestifere'. Nel tifo petecchiale, il dottor Benedetto Genuisi, dopo aver praticato salasso prima al braccio e poi al piede, somministrava un purgante e poi la cosiddetta 'acqua di tempo', vale a dire l’acqua piovana. Nelle malattie di cuore era in uso la 'pittima cordiale', un impasto di sostanze medicamentose, tra cui polvere di corallo, acqua rosata, gomma arabica, da cui si ricavavano focacce di varie fogge da applicare sulla regione precordiale. Era il corallo l’ingrediente fondamentale, in quanto ad esso si attribuiva azione cardiocinetica, astringente e vasocostrittrice.
<_div> Queste preziosità terapeutiche, che già fanno rabbrividire, impallidiscono a fronte delle cure che per molti decenni vennero utilizzate per combattere la sifilide, che fece comparsa nel Regno di Sicilia nel XVI secolo. L’epidemia si scatenò a seguito della discesa in Italia delle truppe di Carlo VIII, per cui fu chiamata 'mal francese'. Pensando che la malattia fosse dovuta alla presenza di umori infetti, e quindi potesse guarire con la loro espulsione, l’infermo veniva dapprima purgato e salassato, poi sottoposto a ripetute frizioni di mercurio su tutto il corpo, quindi introdotto in una apposita camera caldo-umida, detta 'da stufa'. Dopo questo trattamento, ancora purgato e salassato. E’ facile immaginare come ne venissero fuori i poveri infermi. Sicuramente in condizioni peggiori di prima. Così il dottor Carlo Guida : ' Ogni anno, nel mese di maggio e di giugno, sulle pubbliche vie della città, apparivano centinaia di intossicati dall’unzione, forestieri più o meno cenciosi, in condizioni fisiche da far pietà: dall’aspetto macilento, dalla voce fioca, dalla bocca ulcerata che emetteva senza posa fetida bava. Erano talmente stremati di forza che appena potevano reggersi in piedi'. All’inizio, essi non ricevettero alcun conforto, se non quello di caritatevoli donne o di qualche prete di buon cuore, per cui vagavano come zombie per la città, per morire alla fine come cani agli angoli delle chiese.
<_div> Quando ci si accorse che il loro numero aumentava, anche grazie alla generosità del sacerdote Don Tommaso Mallo, che donò 500 scudi ed una casa di sua proprietà, nel 1535 fu aperto l’Ospedale 'per i mali vergognosi', dove ricoverare ed assistere questi poveri disgraziati senza speranza. Tale ospedale si affiancò a quello principale intitolato a Sant’Antonio, e Trapani dimostrò così di essere all’avanguardia anche in tema di organizzazione sanitaria in rapporto ai tempi. Va precisato, infine, che il metodo della 'unzione mercuriale' ebbe breve vita, in quanto ben presto ci si accorse che il rimedio era peggiore della malattia.
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<_div style="display: inline !important;">Giuseppe Abate
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Inserito il 04 Novembre 2014 nella categoria Relazioni svolte
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