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La famiglia fa male?

Un'analisi particolareggiata dei mali della moderna famiglia nella relazione della dott.ssa Iris Bonano Conti

Relatore: Dott.ssa Iris Bonanno Conti - Primario di neonatologia

'LA FAMIGLIA FA MALE?'

     In tutta l’area occidentale, per le donne nella fascia di età fra i 15 e i 45 anni, la più frequente causa di morte è la morte violenta  per mano del marito, del partner, del padre: la donna, in questa fascia di età, muore più di 'amore' che di cancro. In Italia ogni tre giorni una donna muore per mano del suo partner (80%) o del padre: significa che  un giorno sì e due no, una donna muore per mano di una persona che 'l’ama': marito, fidanzato, padre.

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Nel 2011, 125 donne sono state uccise in Italia da uomini a loro molto vicini; nel 2012, 139:  madri, sorelle, professioniste, operaie, impiegate, migranti…con un’unica colpa: essere donna! Cifre da guerriglia.... un lungo massacro. E questo avviene a Palermo come avviene a Bolzano. Il panorama europeo è variegato: il fenomeno è meno evidente nei paesi del Nord, mentre in Turchia soltanto nel 2004 il codice penale ha definito 'reato' la violenza sessuale sulle donne. E nel 2012 vi è stata una svolta storica, in seguito alla coraggiosa denunzia di una deputata al Parlamento, rappresentante di un partito islamico moderato, Fatma Salman, la quale si è presentata in Parlamento con vistosi ematomi al volto denunciando il marito, ottenendone l’arresto e un divorzio a tempi record. I dati forniti dalla Commissione per la pari opportunità di cui la stessa Salman è Presidente,  sono allarmanti: nel 2008 i reati sessuali denunciati sono cresciuti del 400% rispetto al 2004; gli stupri denunciati nel 2011 sono stati 33.000! nel triennio 2009-2011 i femminicidi sono stati 396 ( un dato simile a quello italiano). Non parliamo del fenomeno in paesi non dell’area occidentale, come India, Paesi arabi…
Il 90% delle violenze sulle donne e  sui minori, avviene nell’alveo familiare! Il mostro abita qui o nella porta accanto. Perché soprattutto nella famiglia? I freni inìbitori che riusciamo a mettere in atto controllando il nostro comportamento nel contesto delle relazioni sociali, in ambito familiare non funzionano; ed esplode la violenza, che si camuffa il più spesso come gelosia. Ma oggi la parola gelosia ha acquistato un significato nuovo per il maschio, non più come ' tradimento d’amore' ma come 'diminuzione di potere', che porta a una narcisistica ferita insoluta che conduce a una risposta spaventosa, crudele, distruttiva, che spesso si allarga ai familiari, ai figli, ai vicini, a se stesso.
Si parla ormai di amore criminale, di femminicidio… Donde la mia domanda provocatoria: la famiglia è un bene o un male?  Si muore d’amore? No, non è l’eccesso di amore che uccide: l’uomo è abituato a possedere, non ad amare. Alla base di tutto c’è una mentalità maschilista di sostanziale disprezzo della donna, di possesso, di dominio, con conseguente non accettazione della perdita di un bene di sua proprietà: c’è incapacità di rinunciare al possesso, incapacità di accettare la sconfitta, non amore. 
  Nel mondo musulmano questi concetti sono chiari, nel mondo occidentale vi è una subdola realtà che su questi concetti è basata: ancora oggi, il tipico italiano, è educato nel  mito di DIO, PATRIA, FALLO: sempre meno Dio, sempre meno Patria, sempre più Fallo! Ancora oggi domina la fallocrazia! E quel che più sconcerta è che, spesso, questa educazione è inculcata da una donna, la madre, quasi in una nemesi che l’affranca da tante angherie subite, proiettandole attraverso il figlio maschio su altre donne, perpetuando così un percorso sociale infinito come i numeri periodici.
Aldilà di questo profilo dell’uomo, evidentemente vi è una criticità della famiglia, evidentemente la famiglia non è un’isola felice. Ma esiste oggi la famiglia felice? Credo di no, se non negli spot pubblicitari o nel modello che un depresso stravagante riccone si fa costruire nel film tragi-comico 'Una famiglia perfetta'.  Cosa è cambiato per essere passati, per soffermarci all’era moderna, dalla visione angelica di Petrarca, di Dante allo 'stalking'? E’ forse la famiglia oggi un modello inappropriato ai tempi? E come cambiarla? Tanti gli interrogativi senza valida risposta.
La famiglia, un tempo considerata l’alveo sicuro che custodiva affetti, solidarietà, condivisione, oggi è una voragine che ha ingoiato l’amore, il sostegno reciproco, la tolleranza. Oggi la famiglia è solo un amorfo aggregato di individui.
Eppure la struttura FAMIGLIA è una prerogativa dei mammiferi, e l’uomo è il più evoluto dei mammiferi: negli animali  l’etica della famiglia è notevole: basti pensare alla protettività degli elefanti ( la matriarca che si prende cura dei cuccioli di tutta la tribù), alla capacità di accudimento di una famiglia di corvi che nutrono un corvo cieco; basti pensare all’etica sociale dei lupi: essi allontanano dal branco e mettono al bando (destinandolo all’isolamento e alla sterilità) un lupo che non rispetta le regole, che non rispetta le gerarchie del gruppo, che fa il furbo nella distribuzione del cibo ecc…
Ma quali sono gli elementi critici della famiglia? La madre, il padre, i figli, la società……? Vediamo di esaminarne alcuni aspetti.
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La Donna è considerata ancora nella maggior parte delle civiltà, essere inferiore, poco utile, da eliminare nel grembo materno: in Asia ogni anno vengono eliminati milioni di feti femmina: si è sovvertito il dato biologico ben noto agli epidemiologi: nella specie umana nascono più maschi che femmine, ma per la maggiore fragilità biologica del maschio (altro che sesso forte! permettetemi di sottolineare), a un anno di età le femmine prevalgono sui maschi e tale rapporto si mantiene per sempre; anzi , dopo i 60 anni di età il rapporto maschi femmine si fa sempre più forte a favore delle donne, per arrivare oltre i 90 anni di età al rapporto di 1 maschio ogni 4 donne:   in tempo in tempo per fare da badante al proprio partner, evolutosi nel tempo da amante a fratello e poi a figlio!
  Ebbene, sovvertendo l’ordine naturale, oggi in India, vi sono molti più maschi che femmine; anche se le leggi proibiscono la diagnosi precoce del sesso del nascituro, che è alla base di queste stragi degli innocenti, vi è sempre modo tra raggiri e corruttele, di fare una selezione criminale.
La Donna, pur essendo l’elemento biologicamente più forte, è invece l’elemento debole della famiglia, e come tale la vittima sacrificale designata dall’uomo.
L’Uomo oggi non sa affrontare le nuove realtà sociali,  non sa vivere l’abbandono, non sa accettare la sconfitta, uomo incapace di rinunciare al possesso, incapace di accettare un ruolo indipendente e autodeterminante della donna di oggi. La maggior parte delle storie che finiscono tragicamente partono dalla non accettazione a livello profondo, dell’idea che una donna possa scegliere di finire un rapporto. Per cui  il maschio violento, biologicamente predatore, per questione di testosterone, scarica sulla donna le sue frustrazioni, i suoi malumori, le sue difficoltà quotidiane. Certo il ruolo della donna negli ultimi 50 anni è radicalmente cambiato: oggi le donne hanno una libertà di scelta ed una capacità di autogestirsi impensabile fino a pochi decenni fa; e questo spiazza un mondo maschile incapace di adattarsi al nuovo clima culturale, manifestando l’impotenza e la rabbia, a volte anche omicida, dell’antico dominus a fronte di un rifiuto. Probabilmente nella nuova società i padri sono regrediti al Mesocene e le madri sono andate troppo avanti nel sociale. Da qui la criticità nei rapporti uomo- donna, che, quando anche non porta alla violenza fisica sulla donna, porta al divorzio. In Italia ( dati 2011) ogni 100 matrimoni 40 si concludono con il divorzio o la separazione; oggi ogni 4 nati 1 nasce fuori dal matrimonio: eppure il filosofo del Cristianesimo Ratzinger, Papa Benedetto XVI, enuncia: 'il matrimonio è l’unico luogo degno per la chiamata all’esistenza di un nuovo essere umano'.
Violenza riversata sulla donna e spesso, ancor peggio, violenza sui figli come vendetta sulla madre; per la madre il massimo delle mutilazioni, più dello sfregio dell’acido, più di tutto: è la condanna eterna. Mi sovvengono alcuni casi: nel 2011 un giovane padre scaraventa giù dal ponte il figlio di appena 16 mesi…sempre nel 2011 il caso dell’ingegnere svizzero e le sue due bimbe scomparse; a Brescia nel maggio 2012 padre 40enne, pubblicista, disoccupato da mesi, madre infermiera: lancia dal 6° piano prima la figlia di 16 mesi e poi la figlia di 4 anni che cerca invano di scappare. Cronaca recentissima deli ultimi mesi, un uomo che uccide la compagna e la figlioletta di 2 anni, altro uomo che uccide moglie e figlia e poi si uccide…
Spendiamo qualche parola sull’altro componente della famiglia, i figli: i figli sono in parte quello che noi vogliamo con l’educazione: e qui troviamo iperprotezionismo, fragilità dei padri e delle madri sessantottisti, i giovani che per primi si ribellarono ai padri, ma il sessantottista ha disobbedito al padre per obbedire ai figli. Si è passati nel rapporto padri-figli, da padre-padrone a padre-coglione per dirla con Stefano Zecchi, a padre-Mammo…. a 'un idiota seduto davanti alla televisione' per citare lo psicanalista Luigi Zoia ( nel saggio 'Gesto di Ettore'). Antonio Polito in un recentissimo saggio 'Contro i Papà' denuncia il fallimento di questa generazione (baby  boomers??) che ha rinunciato ad esercitare quella funzione educatrice, che rimane un tassello cruciale per il progresso. E non ha peli sulla lingua Polito, chiamando i padri ' padri bamboccioni', 'papà-orsetto' che cercano la complicità dei 'figli-peluche', rimpiangendo la figura del padre etico, depositario e trasmettitore di valori e di gerarchie precise contrapposto al padre di oggi, padre fratello, al padre che vuole eliminare ogni forma di dolore e di frustrazione dal cammino di crescita del figlio, padre che ambisce ad assicurare al figlio una dolce vita garantita dall’esplosione del benessere avuta negli anni 70-80; con la conseguenza che i figli hanno scoperto oggi la falsità di una promessa illusoria di benessere e noi non abbiamo saputo haimè! trasmettergli gli anticorpi per affrontare la realtà: in una società ad alta competitività l’iperprotezionismo dei genitori, l’accomodante dar sempre ragione è deleterio per la crescita dei nostri figli. Ma purtroppo prevale nei genitori la perdita di ogni autorità, il rifiuto di esercitare quella funzione educatrice che deve essere il tassello cruciale per il progresso della società, l’incapacità a dire NO, con il rifugio in una  rinuncia accomodante. E’ certo provocatoria e cinica la domanda che si pone Martin Scorsese nel film 'Hugo Cabret' tratto dal romanzo di Brian Seznick: il ragazzino Ugo Cabret è molto in gamba, abituato a decidere, a sbagliare, a capirsi senza bisogno di psicanalisi…la domanda è 'sarà perché è orfano?'. Modello contrapposto ai nostri ragazzini, iperprotetti, ipercontrollati, eterodiretti, sempre connessi ai genitori, alla baby sitter via cellulare, via computer: perché i genitori sono ansiosi, e spesso la loro ansia scaturisce da un senso di colpa per il loro egoismo, per la loro assenza, per la loro edonistica ricerca dell’appagamento proprio, che spazia dalla realizzazione sociale alla seduta dall’estetista o alla palestra. Perché la verità è che i padri sono quasi inesistenti, le madri assenti, anche quelle che non lavorano fuori casa. Eppure oggi i figli sono quelli voluti, si programmano ad una certa età, dopo avere raggiunto determinati traguardi, e forse per questo si iperinveste su essi, avvolgendoli nella bambagia, difendendoli sempre ad oltranza contro i compagni, gli insegnanti, senza mai chiedersi criticamente se hanno ragione, peggio di certi sindacalisti di sinistra! Con il risultato che essi sono prepotenti, fragili, ( li chiamano bambini di vetro), incapaci di accettare un fallimento o una frustrazione, perché non abituati alle difficoltà. I genitori hanno cancellato la parola responsabilità, la parola dovere; e poi si meravigliano se scoprono, magari su Facebook che il figlio è uno smidollato, o che hanno in casa una Lolita anziché una Biancaneve! Pochi trovano il giusto equilibrio dell’esser padri: cioè né amici né padroni, ma custodi dei figli, come disse Papa Ratzinger nel suo discorso sulla famiglia in occasione del Natale 2012.
Negli USA hanno percepito ancor prima di noi la pericolosità di una educazione permissiva e paciosa, contestando in maniera brutale e feroce quello che per la generazione dei padri degli anni 50-70 era stato il pedagogo eccelso, il pediatra Benjamin Spock, il cui trattato 'Baby and Child Care' pubblicato nel 1946 fu tradotto in tutte le lingue, con un volume complessivo di vendite di 50 milioni di copie, diventando la Bibbia dei genitori per circa tre generazioni. La verifica degli effetti devastanti del suo eccessivo permissivismo (figli dei fiori) determinarono una contestazione così feroce ( per darvi un’idea i suoi libri bruciati in piazza, ecc…), al punto che Spock fu costretto, all’americana, a fare pubblica abiura dei suoi insegnamenti.
E che dire dei figli coinvolti nelle guerre dei genitori? Poveri figli, derubati del diritto a una vita normale, intrappolati nella rete di una giustizia assurda; vittime di assistenti sociali, psicologi, centri di affido, vittime spesso di genitori che sono passati dall’amore all’odio, genitori che si lasciano sfuggire i figli di mano, perché troppo intenti a farsi la guerra. Perché, su 10 separazioni 6 riguardano coppie con minori. E i figli sono la parte più fragile della famiglia in crisi, spesso vittime sacrificali di guerre atroci. E se il femminicidio ci addolora e ci stupisce, la violenza sui minori ci lascia sconcertati ed annichiliti. Il maltrattamento dei minori non è un fenomeno recente, ma affonda le sue radici lontano nel tempo; né tanto meno è confinato negli ambiti di un singolo contesto socio-culturale: la sua attestazione è molto antica e per lungo tempo è stata ignorato, se non addirittura tollerato e giustificato.  L’OMS (1999) così proclama: ' Per maltrattamento all’infanzia s’intendono tutte le forme di cattiva cura fisica ed affettiva, di abusi sessuali,  di trascuratezza o di trattamento trascurante, di sfruttamento commerciale o altre, che comportano un pregiudizio reale o potenziale per la salute del bambino, per la sua sopravvivenza, il suo sviluppo e la sua dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, di fiducia o di potere.'
Eppure a tutto oggi la casistica delle pratiche cruente  o menomanti compiute sui corpi dei bambini è quanto mai variegata, dalla resezione del prepuzio fra gli aborigeni dell’Australia alla infibulazione delle bambine dell’Islam, alla perforazione del setto nasale fra gli indios,  ecc….In ambito storico inoltre l’immolazione di bambini a scopi apotropaici e propiziatori è ampiamente testimoniata da fonti testuali e da reperti archeologici; ricordiamo il sacrificio di bambini nel vicino Oriente: presso i Cananei venivano sgozzati e poi bruciati in onore del Dio Moloch, così pure fra i fenici, fino ad epoca romana. Quanti di noi non sono rimasti sconcertati visitando a Mozia i TOFET e vedendo i piccoli ossicini carbonizzati, per non parlare dei popoli pre-aztechi: vittime infantili venivano offerte al dio  Tlaloc. Ed una riflessione non merita forse anche il sacrificio di Abramo? Per non parlare della soppressione ritenuta legittima di bambini deformi presso culture superiori, come quella cinese o greca o romana, perché queste pratiche sono da considerarsi come una forma di eugenetica ante litteram. Comunque nel diritto romano era previsto che il pater familias potesse disporre della vita dei propri figli; in più, le leggi romane non proibivano l’abbandono dei figli, e fu solo l’imperatore Costantino a decretare che fosse lo Stato a farsi carico dei bambini abbandonati, creando le premesse per la costituzione degli orfanotrofi. Finalmente con Giustiniano ('Corpus iuris civilis' 528-534 d.C.) per la prima volta il bambino diventa 'persona giuridica' , e l’abbandono viene equiparato all’infanticidio. Durante il Medioevo, per arginare il diffuso fenomeno dell’infanticidio, vennero create le ruote degli esposti davanti alle chiese, ai conventi, agli ospedali, in modo che i bambini abbandonati potessero essere affidati a istituti caritatevoli religiosi e laici. Nel 1793 la Costituzione francese afferma che il bambino non possiede che diritti e che lo Stato deve prendersi cura di lui. Oltre un secolo più tardi, nel 1925, a Ginevra, viene emanata la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, che riconosce le sue esigenze e bisogni affettivi e psicologici, ribadendo che tali diritti devono essere tutelati dalla società intera, oltre che dalla famiglia. Nel 1959 l’Assemblea generale dell’ONU promulga la carta dei diritti del fanciullo, mentre nel 1986 il parlamento Europeo approva una Risoluzione in cui si ribadiscono le indicazioni del precedente documento e, per la prima volta, si pone l’attenzione sul problema dell’abuso.  La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 20 Novembre 1989 enuncia i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti ai bambini di ogni Paese del mondo:
- il diritto alla non discriminazione per razza, sesso, lingua, religione;
- il superiore interesse del bambino;
- il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo;
- il diritto del minore di essere ascoltato ( ad esempio in ambito legale e medico) e il   conseguente dovere dell’adulto di tenere in adeguata considerazione le opinioni espresse.
Ma cosa è la famiglia oggi? Per restare nell’era moderna e nel mondo occidentale, ricordiamo la Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo dell’Assemblea delle Nazioni Unite del 10 Dicembre 1948, che all’articolo 16 comma 3 così recita: 'La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato'. Ma la definizione di famiglia è un concetto destinato ad una evoluzione continua, che cambia a seconda dei tempi e del contesto in cui viene inserito: non possiamo omologare una famiglia del mondo occidentale con una del subcontinente indiano, in cui tra l’altro non esiste un unico modello familiare, ma ne esistono molti, corrispondenti ad almeno tre ceti sociali: e solo il ceto ricco ha un modello più vicino a quello occidentale; né con una del continente africano con le sue diversità culturali, linguistiche, genetiche.
Una definizione molto calzante mi sembra a tuttoggi quella che dà Hegel nel 1821 'La famiglia è il primo momento dell’eticità cioè della condivisione oggettiva di valori morali' affermando un concetto che è o dovrebbe essere attuale. La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della Società con un intimo rapporto di interdipendenza: se vi è una crisi della società è possibile che questa derivi anche da una crisi del nucleo fondante la stessa, cioè la famiglia. Per restare nell’era moderna e nel mondo occidentale, ricordiamo che,  in rapporto al periodo storico, al luogo geografico, la famiglia sviluppa modelli educativi e formativi diversificati, che contribuiscono a creare un determinato tipo di società. La famiglia di fatto è l’ambiente in cui si sviluppa l’individuo, è il primo momento dell’eticità, della condivisione dei valori morali, in cui l’individuo deve assimilare le norme fondamentali per entrare nella società. La famiglia è la cellula primordiale che deve assicurare la crescita individuale e l’equilibrio sociale: essa è l’architrave che regge la società umana; l’educazione al buon vivere sociale transita attraverso la formazione di una personalità che ha assimilato i veri valori nell’ambito della famiglia: dal rispetto dell’altro alla tolleranza, dalla solidarietà alla cooperazione, creando così un microcosma  fatto della quotidianità del fanciullo, che poi verrà proiettato nel macrocosma della società, nei rapporti  e nelle relazioni tra gli individui e quindi tra i popoli.
E se la famiglia è il motore economico e sociale, il matrimonio è il caposaldo della famiglia per la sua capacità di solidarietà sociale ed educativa.
Ma la famiglia oggi è cambiata radicalmente: il papà c’è sempre meno. L’allarme arriva dagli Stati Uniti e dai paesi del Nord Europa. Negli stati Uniti un bambino su tre cresce senza il padre; in Italia ( dati ISTAT) il 13,2% di bambini vive stabilmente senza il padre: in Italia ancora 84% di bambini ha entrambi i genitori, in America il 32 % tra i bianchi, ma solo il 12% nelle famiglie afro-americane. Quali le cause di questa sparizione della figura paterna? Certamente il crollo universale del matrimonio, fenomeno più accentuato al Nord rispetto al Sud, e più evidente in alcune realtà socio-economiche.
Si argomenta con troppa facilità della distruzione del matrimonio e della famiglia.
Se il matrimonio è il caposaldo della famiglia, quanta della responsabilità dell’erosione della famiglia è dovuta al divorzio? Non sono certo antidivorzista, perché in verità il divorzio, almeno nel 10% dei casi sana delle situazioni insostenibili, ma nel restante 90% concorre, per il solo fatto di esistere, a corrodere l’istituto della famiglia: con la sua facilità di accesso esaspera situazioni che potrebbero essere sostenibili e reversibili.
Già sulla composizione della famiglia c’è oggi una grande incertezza: qualsiasi aggregato di individui è considerata una famiglia. Ma è una famiglia l’unione più o meno stabile di due individui dello stesso sesso?  No, se nella famiglia è insito il concetto di procreazione; d’altronde, mi domando, senza volere guardare sotto le lenzuola di nessuno, perché non ovviare con norme giuridiche societarie al desiderio legittimo di costituire un nucleo associativo (mi rifiuto di chiamarla famiglia) fra due esseri dello stesso sesso, tale da garantire i diritti e i doveri dei componenti?
E’ famiglia quella in cui una madre ventiseienne ripone, dopo averlo impacchettato  con cura, nell’armadio il figlio appena nato?
E’ famiglia quella in cui un padre novantenne è affidato, anzi direi abbandonato, alle amorevoli cure di una badante rumena?
E’ famiglia quella in cui i due genitori piuttosto rock, vanno in discoteca lasciando i due piccoli figli incustoditi in casa, con conseguente tragedia annunciata?
E’ famiglia quella in cui la madre lascia il proprio figlio di meno di 1 anno chiuso in macchina per fare shopping?
E’ famiglia quella in cui la madre dispone del corpo della sua bimba di nove anni a favore di un generoso vicino di casa?
Sono tutti fatti di cronaca recenti, documentati, e sono solo pochi fra tanti.
E’ famiglia quella in cui i due genitori si contendono il 'possesso' del figlio senza dare priorità alle esigenze e ai sentimenti del minore?
Ma d’altronde mi devo chiedere, è società, esternata in questa famiglia, quella in cui, a Padova, un bambino di circa 10 anni (mi rifaccio a fatti di cronaca molto recenti, che amplificati dai mass media, con le loro crude immagini hanno indignato un po’ tutti noi) viene con violenza strattonato, forzosamente sottratto alla sua madre, forzosamente portato in un Istituto, senza tenere in nessun conto i suoi sentimenti, le sue scelte, il suo universo infantile? Questo è stupro, stupro psichico, molto più grave di quello fisico, perché lascerà tracce più devastanti. Come si può lasciare che un magistrato e degli assistenti sociali decidano di strappare un figlio dall’alveo materno senza che si mettano sotto processo per incapacità di, non dico capire, ma almeno percepire l’universo infantile? Ma questi Signori hanno mai avuto in cura un bambino? Sono mai penetrati nel mondo infantile, non per devastarlo, ma per capirlo, per integrarsi, per calarsi nelle esigenze di un bambino? Nessuno ha detto a questi signori che un bambino è come una mammola, una violetta i cui petali a nessuno verrebbe in mente di toccare, come farebbe con un garofano, con una margherita….E’ la nostra ignoranza sul mondo infantile che ci porta a questo. Ignoranza, possiamo ben dirlo, se, fino a meno di 30 anni, fa si pensava che il neonato non percepisse il dolore, e quindi i prelievi ematici, tutte le tecniche invasive necessarie per  curarlo non venivano precedute da pratiche antalgiche: si è visto poi che anche un feto di 22 w è capace di avvertire il dolore con manifestazioni neurovegetative come la tachicardia. E’ solo da pochissimi anni che le menti più aperte danno la possibilità ai minori già dall’età di 8-9 anni di essere sentiti, di fare le loro scelte, ma solo le menti aperte al cambiamento; gli altri ancora considerano il bambino un contenitore di insegnamenti, di input educazionali, senza riconoscergli  la capacità di discernere e decidere.
 E non possiamo parlare di famiglia senza parlare di genitorialità.
GENITORIALITA’: è innata nella madre, quella del padre bisogna costruirla punto dopo punto, e non tutti vogliono fare questo percorso: madri si nasce, padri si diventa.
Paternità è solo il piccolo apostrofo della parola genitorialità, appunto come uno spermatozoo che ha la forma di un apostrofo!
Il padre sviluppa un normale rapporto con il figlio solo ed esclusivamente in un normale ambito familiare, proprio perché, essendo la paternità come una pianta non autoctona, ha bisogno di un terreno fertile ed adeguato. Nei casi di separazione il padre afferma, nei contatti con il figlio, più il 'possesso' che l’affetto; infatti nell’80% dei casi, i giorni di affido condiviso  del figlio, si tramutano in un semplice deposito coatto del figlio in casa di altri parenti, quasi a delegare ad altri l’instaurarsi di un sano rapporto affettivo. E’ questa la famiglia che si vuole mantenere?
Il vecchio concetto di famiglia è esploso, è stato sovvertito, è come un fortino espugnato, espugnato dalle generazioni degli anni 60-70! E come un fortino espugnato mostra le sue crepe e i suoi muri diruti.
La famiglia è cambiata anche nella struttura: pensiamo alle nuove famiglie, pensiamo ai numerosi bambini che vivono con un solo genitore, alle donne che lavorano tutto il giorno, senza la rete parentale, pensiamo ai genitori con  lavori precari, ai molti problemi assistenziali che  pesano sulle spalle soprattutto delle donne, dovuti al notevole invecchiamento della popolazione e al numero sempre maggiore di bambini con disabilità congenita o acquisita, con malattie rare, con malattie croniche: senza la rupe tarpea (una forma di welfare state) e senza la selezione naturale, vinta dalle moderne tecnologie, è questo il prezzo pagato. La risposta ai bisogni di salute di questi pazienti e della loro famiglia è una sfida.
E parlando di famiglia non posso non sottolineare che nell’ambito della famiglia trova la morte l’embrione, per mano della madre e del padre Famiglia! Eppure un nostro alto prelato di recente ha sostenuto in un pubblico dibattito che l’aborto è ben più grave del reato di femminicidio! Sono d’accordo con lui. Sentite le riflessioni di un embrione alla vigilia della interruzione volontaria della gravidanza!
'A tutti gli embrioni umanoidi che verranno'
Cari fratelli, io non sarò….
Cari fratelli, ieri sera li ho sentiti….
I loro alti toni risuonano ancora nel mio capo.
 Li ho sentiti, è per domani
Verranno….verranno e mi porteranno via….
E non vedrò albe dai riflessi di perla
né tramonti in una festa di voli
né il mare all’orizzonte
né cinguettii di uccelli udrò
né il dolce latte della nutrice gusterò
né il conforto di una mano sul viso moribondo avrò.
 E’ per domami
Dio di tutti gli esseri viventi,
fà che questo cuore mio impazzito di paura cessi ora!
Fà che strappato alla mia matrice dal freddo acciaio
non sia lunga l’agonia nel caldo sangue.
 L’hanno detto! Hanno deciso!
Via, via questo peso…
Eppure son nato da un atto di amore
Eppure anche se effimero c’è certo stato un attimo d’amore.
 E l’amore genera l’odio fino alla distruzione?
Rispondetemi se mai ci può essere una risposta.

Infine, quale modello di famiglia auspicare? Quello musulmano? padre padrone; quella anglosassone? ci si incontra forse il giorno del ringraziamento…papà è morto…cercherò di venire il prossimo mese…mio figlio si è sposato: l’anno prossimo mi farà conoscere la sposa…...
O il modello medievale? rinascimentale? Nelle classi alte figlio oggetto di scambio per acquisire potere e ricchezze; nelle basse classi figlio da abbandonare se non si può allevare.  La ruota come rimedio all’abbandono. Non dimentichiamo che anche un grande pedagogo come Jean Jacques Rousseau, l’autore dell’Emilio, abbandonò molti suoi figli nei brefotrofi. Oggi noi siamo più tecnologici: li abbandoniamo nei water, nei cassonetti; ed essendoci la raccolta differenziata, li depositiamo sicuramente nei RIFIUTI organici! E non mi si dica che non abbiamo senso civico!
Una riflessione: il modello anglosassone è forse il più vicino a quello biologico di tutti i mammiferi: ti allevo, ti cresco, ti educo e poi non ti conosco….vai per  la tua strada.
E consentitemi infine alcune riflessioni sui  NUOVI MOSTRI.
Una domenica qualunque, un locale di ristorazione per famiglie amanti del buon pesce, di condizione socio-economica medio-alta. Una famiglia al tavolo accanto a me: un padre sui 55 anni, ex belloccio, andato, con un addome la cui prominenza gli impedisce di accostare la sedia al tavolo, con una pappagorgia accompagnata da una completa scomparsa del collo e muscoli facciali cascanti, spesse lenti da presbite per approcciare il pesce, capelli ancora belli imbiancati, vestito da ex-fico; lei gradevole quaranta e passa, ma il punto attrattivo è la bimba, sui 4 anni, molto bellina con riccioli bellissimi a cascata castano dorati: invade tutti gli spazi disponibili, si appropria di 3- 4 Menu, corre tra i tavoli, a tavola si pettina le lunghe chiome con due forchette, intinge il tovagliolo nella zuppa di cozze di papà, i grissini nel calice di vino della mamma……il lato penoso di tutto ciò è che i genitori guardano beati ed ammirati le prodezze della bimba: il padre sarà un sessantottista rimbecillito dalla tardiva paternità, la madre farfalleggia  tra il finto richiamo e il compiacimento. Povera bimba! Come sarebbe bello se non avesse dei genitori così inadeguati!
Un altro tavolo: famiglia tipica, genitori di età adeguata che dialogano, non fra di loro, ma con i relativi piatti, due figli adolescenti. Il maschio è una versione moderna dell’iconografia tradizionale di Leopardi: spesse lenti, spallucce di chi non ha mai praticato attività fisica, avulso dal contesto, sembra un aspirante suicida; la sorella, carina, scalpitante, pensa forse ai molti approcci amorosi che si sta perdendo. Sembrano tutti isolati ognuno nella propria campana di vetro, nessuna possibilità di dialogo se non con le pietanze!
Intanto non può sfuggirmi una giovane donna obesa che insegue tra i tavoli con un piatto e un cucchiaio una bimbetta di 2-3 anni: cresci cresci bimba mia che poi ti potrò portare dal dietista per farti dimagrire.
Un altro sguardo: una tavolata che festeggia un qualcosa…tutti in abiti eleganti, anche troppo, certo inadeguati a un locale trattoria della domenica mattina. Mi colpisce tra tutti un’adolescente, molto acerba, molto graziosa, con una strepitosa minigonna che può permettersi, data la giovanissima età e la grazia spontanea, tacchi alti, luccichii, travestimento da femme fatale….. Quel che mi colpisce è lo sguardo adorante del padre, che si compiace maliziosamente dell’audace vestito della figlia: è sulla buona strada per diventare domani uno dei  papà delle olgettine o il papà di una farfalla alla Belen! E a me vien voglia di gridare ' restituiteci le nostre bambine!'
Questo è mitridatismo all’impudicizia, al disonore, alla corruzione.
Il panorama generale prevalente è questo: padri testosteronici e palestrati, madri che, consentitemi l’espressione, zoccoleggiano….
E non mitizziamo troppo le vecchie abitudini (oggi per la maggior parte delle famiglie praticamente inattuabili), del riunirsi quotidianamente tutti intorno al desco! Il rito del pasto condiviso non migliora i rapporti intrafamiliari: uno studio epidemiologico americano lo afferma con professionalità: non diminuiscono, su ampissimi campioni, le problematiche nei figli, non vi sono meno devianze ecc….: insomma, avere le ginocchia sotto lo stesso tavolo non salva la famiglia.
Famiglia allargata, famiglia ristretta…… tanti modi di intendere la famiglia, ma il risultato,  i nostri figli, non sono certo incoraggianti: per una ricercatrice Salvini, per una etoille Abbagnato, per una Federica Pellegrini, per una Costner ecc… 100, 1000, 10.000 modelli Grande Fratello o TAMARROIDI!
Non vogliono allattare, non vogliono partorire, non vogliono invecchiare, non vogliono essere brutti, non vogliono morire: in natura c’è il bello e il brutto, il grasso e il magro, l’alto e il basso, in un caleidoscopio di tipologie della specie, secondo una distribuzione gaussiana dei caratteri fisici, proprio secondo natura. No, noi stiamo costruendo un mostro di società contro natura. No. Dobbiamo essere tutti belli, tutti alti, tutti aitanti. Se non fai palestra, se non ti fai ritoccare sei un cavernicolo, sei OUT! 
In Italia assistiamo impotenti alla pericolosissima deriva della FAMIGLIA, che non è solo un problema sociale, ma soprattutto culturale, e siamo spettatori impotenti di un declino che ha nella denatalità il suo epigono più evidente. La denatalità, di cui l’Italia detiene un triste primato ( il tasso di natalità è così basso che non garantire il ricambio generazionale)   è il prodotto finale di una catena di eventi: non è un problema legato  solo alle difficoltà sociali, come spesso invocato quando se ne parla, ma è un problema soprattutto culturale; tanto è vero che i migranti, popolazioni con un tasso dì natalità elevatissimo, si adeguano rapidamente agli standard italiani, mentre quelle stesse popolazioni, in altri paesi europei, continuano ad essere molto prolifiche. La  maternità, che dovrebbe essere il supporto della famiglia, ha perso valore e rilevanza sociale. Se tra le bambine di 6-12 anni degli anni 60 era frequentissima l’aspirazione ad essere mamma, attualmente non esiste bambina che alla domanda 'cosa vorresti fare da grande' risponda 'la mamma'. Anche nella fascia postadolescenziale, sia tra maschi che femmine,  'mettere su famiglia' non rientra nella progettualità esistenziale delle nuove generazioni.
 Ho iniziato con un interrogativo 'la famiglia fa male?' e debbo terminare con un’altra domanda: 'la famiglia è malata?' ebbene sì, gravemente malata, in prognosi riservata;  io, quasi quasi, da medico, preparerei il certificato di morte! - Iris Bonanno Conti
 
 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Autore Prof-Greco

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Inserito il 05 Febbraio 2013 nella categoria Relazioni svolte