La figura femminile del Medioevo, ridimensionata nella sua realtà storica, attraverso una circonstanziata relazione della prof.ssa Adriana Abate Occhipinti.
Relatore: Prof.ssa Adriana Abate Occhipinti
8 marzo 2011 Giornata Internazionale della donna
La donna nel Medioevo è considerata un essere inferiore rispetto l’uomo per tanti pregiudizi che affondano nella Bibbia dove Eva è la prima peccatrice. La donna,incarnazione dei peggiori mali,secondo l’equazione Eva-strega-demonio, è considerata ingannatrice, mendace, schiava del suo sesso,priva di ragionamento e co¬sì diventa il capro espiatorio di una società sessuofobica che ha terrore del male e lo esorcizza mandando al rogo migliaia di donne,con giudizi sommari.
La società del tempo è teocratica ed androcentrica,impedisce aile donne d’istruirsi, di governare, di predicare, di parlare in pubblico,la censura è continua anche per le mistiche le quali, nei conventi, si dedicano agli studi,ma la loro parola è media¬ta dal potere maschile che ne controlla la dottrina: si nutrono sospetti nei con¬fronti delle donne sapienti e se ne fanno delle sante, malgrado si pensi che l’esse¬re femminile non abbia anima. Ma le donne hanno egualmente sete di sapere e studiano.
Anche le corti sono poli culturali e, malgrado la situazione subalterna della donna, tante donne sono poetesse,scrittrici, mecenati ed il giogo maschilista non è riusci¬to a soffocare il genio femminile e tante sono le intellettuali. In Provenza, dall’alto medioevo, si crea una letteratura francese in volgare, laica,che sostituisce il codice cavalleresco a quello amoroso: l’uomo, serïo d’amore, è vassallo della castellana che adora in silenzio, chè ella è già sposata, la donna è esaltata; questa tradizione letteraria si sposta nella Sicilia di Federico II ed in seguito in Toscana dove, il "dolce stil novo", basato sulla concezione dell’amore equivalente alla gentilezza, con Dante e Petratca,vede nella donna l’anello di congiunzione tra l’uomo e Dio, mezzo di elevazione spirituale verso il bene, benchè si tratti di una esperienza terrena,una passione vera che si sublima nei personaggi di Beatrice guida del Paradiso, simbolo di teologia e sapienza,ed in Laura, espressione del travaglio in¬timo del poeta/emblema dell’opposizione tra la vita e la morte. Si tratta di donne cristallizzate in un ruolo ma Boccaccio,nel Decamerone, mostra la donna v=e-iaft, protagonista delle sue novelle, vera donna, nel bene e nel male,che ha de¬sideri e pulsioni erotiche, che assurge a dignità di personaggio.
Le donne umili,appartenenti al ceto dei "laboratores", con la loro operosità, anche se dipendenti dal punto di vista giuridico,economico e culturale dall’uomo, concorrono alla creazione di una società borghese ricca e fiorente che esce dal castello e crea il borgo, la città e lì la donna comincia ad essere più emancipata. Però il consenso del potere maschile è obbligatorio per le donne, vergini, vedove o donne sposate ed esso ne governa il pensiero e l’esistenza,i1 racconto di Barbablù che uccide le mogli e le appende, ai ganci come carne da macello è significativo! Adriana Abate Occhipinti
Inserito il 08 Marzo 2011 nella categoria Relazioni svolte
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