Relazione del PROF. Renzo Vento
Martedì 11 maggio, alla Libera Università "Tito Marrone", si è tenuto, con la relazione del prof. Renzo Vento, il programmato incontro su «La questione meridionale e la politica del Sud nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia».
Davanti ad un folto pubblico, ha introdotto la discussione, con la consueta signorilità e competenza, il presidente prof. Antonino Tobia che ha riferito sull’avvenuta deposizione nella mattinata di una corona d’alloro al monumento di Garibaldi in piazza Marina, alla presenza di rappresentanze di cittadini e di giovani delle quinte classi delle scuole superiori. È stata un’iniziativa assai opportuna considerata la mancanza di celebrazioni ufficiali nel capoluogo, che ricordassero lo sbarco dei Mille in Sicilia.
Il prof. Renzo Vento, nel ringraziare l’Università per l’invito a lui rivolto, ha preliminarmente sottolineato l’apporto dato dai Trapanesi all’epopea risorgimentale con la partecipazione di tanti "picciotti" lungo il travagliato ma vittorioso itinerario conclusosi con l’annessione al Piemonte del Regno delle due Sicilie.
Fra i tanti isolani che combatterono a Calatafimi a fianco di Garibaldi c’era anche l’ericino Filippo Camuto, nonno paterno del funzionario in pensione del Banco di Sicilia dott. Filippo, seduto per l’occasione accanto agli iscritti del sodalizio. Il prof. Vento ha anche rievocato il ligure Simone Schiaffino, alfiere del vessillo tricolore, caduto sulle colline di Pianto Romano all’età di 25 anni, combattendo per la libertà d’Italia.
«La vittoria di Calatafimi - annotò successivamente Garibaldi - fu incontestabilmente decisiva per la brillante campagna del 60. Era un vero bisogno iniziare la spedizione con uno strepitoso fatto di armi che servisse a demoralizzare gli avversari».
L’oratore ha poi ricordato la nobile figura del trapanese Eliodoro Lombardi, a buon diritto denominato "il Tirteo dei Mille" per i canti e i poemi, come "La spedizione di Sapri" e "Calatafimi", che infiammarono gli animi dei contemporanei e gli valsero, l’assegnazione della cattedra di Letteratura Italiana nella Facoltà di Lettere dell’Università di Palermo.
Ha inoltre dato notizia della lettera inviata nel 1962 da Tito Marrone al direttore di "Trapani Sera" dott. Pietro Vento. In essa il poeta crepuscolare, ricordando il contributo trapanese al risorgimento nazionale, scriveva fra l’altro: «Giovanetto ancora, se mi si consente un accenno personale, io volli, in una vasta ode saffica d’ispirazione carducciana, intitolata Sicilia, edita nel lontanissimo anno 1900 dall’Era Nova di Palermo, rievocare le glorie dell’Isola bella, ...dove Anchise finì la lunga etate. E, nel volume Liriche, che è del 1904, tutta una parte è dedicata alla mia diletta Trapani. Ma ciò non ha importanza, se non per giustificare l’affetto che tenacemente lega, me esule da più di mezzo secolo, alla terra natale.
Di molti Trapanesi, che all’epopea garibaldina dettero l’aiuto dell’opera loro, è notissimo il nome; vorrei aggiungervi quello del barone Turillo di San Malato, schermitore illustre, che a tutti i maestri dell’arte del fioretto aprì la via di Parigi, dov’egli suscitò - innumerevoli testimonianze lo accertano - la più incondizionata ammirazione. A lui, il generale Garibaldi scrive: "Voi non siete mai uscito dalla mia memoria, né dal mio affetto... I fratelli vostri vi stimano come uno dei prodi, su cui l’Italia nutre le sue speranze... Sarei infelice di mancare dei miei fidi, dove contate nelle prime file... Ricordo che in Aspromonte, quando fui ferito, voi foste il primo sul quale mi appoggiai... Turillo di San Malato, aiutante mio, ha servito con me onorevolmente la santa causa dell’Italia". Mi permetta ora, signor Direttore, di chiudere con un ricordo di famiglia. Fu il mio nonno materno, Gaspare Burgarella, a far porre in salvo la grande bandiera del piroscafo "Il Lombardo", nel maggio del 1860, sotto il bombardamento nemico. Garibaldi, a cui devotamente egli la presentò, dopo averla baciata, gliela lasciò in regalo. Ora l’insigne cimelio si trova nel Museo Pepoli».
Una lettera questa veramente "storica" che spiega la ragione, fino ad ieri ignota, della presenza della bandiera de "Il Lombardo" nel Museo Pepoli, legando al tempo stesso la famiglia di Tito Marrone al nostro Risorgimento.
Renzo Vento si è soffermato successivamente sulla questione meridionale e sulle fasi storiche che l’hanno caratterizzata fino ai nostri giorni. La sua soluzione, ha concluso il relatore, appare purtroppo lontana e lo è ancor più in un periodo in cui una crescente crisi investe l’Unione Europea. Preoccupazioni ben fondate rendono oscuro l’orizzonte esistenziale delle nuove generazioni, costrette dalle difficoltà quotidiane a cercare lavoro in lontani distretti geografici, dove peraltro mancano prospettive concrete e di lunga durata. Il 150° anniversario dell’Unità d’Italia costituisce tuttavia un forte richiamo alle responsabilità di cui dovranno farsi carico la classe dirigente e l’intera società nazionale.
Inserito il 23 Agosto 2010 nella categoria Relazioni svolte
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