Alla ricerca della tomba di Alarico nell'alveo del fiume Busento, Leonardo A. Greco ha rivisitato la leggenda che ha ispirato i versi di G. Carducci
Relatore: Prof. Leonardo Augusto Greco
Il più grande tesoro della storia dell’umanità avrebbe un valore materiale pari al 15-20% del Pil italiano. Si tratta, infatti, di venticinque tonnellate d’oro e centocinquanta d’argento oltre a monete, vasellami preziosi e oggetti di grande valore come, ad esempio, il candelabro a sette bracci degli ebrei trafugato a Gerusalemme, dall’imperatore Tito, nel 70. Tale immensa ricchezza, che si troverebbe sepolta vicino Cosenza, nell’alveo del fiume Busento, è stata depredata a Roma dagli invasori Goti, durante il famoso 'sacco' del 410.
I Goti, che erano originari dell’isola di Gotland in Svezia, approdarono nella zona della foce del Danubio intorno al 200 p. C. Nel delta di tale fiume si trovava l’isola di Peuce dove nel 370 nacque Alarico. Divenuto re dei Goti, Alarico I invase i Balcani nel 395 e l’Italia nel 401.Nel 408 assediò Roma e, due anni dopo, riuscì a saccheggiare la città. Nell’arco di tre giorni andarono in rovina un grande numero di strutture magnifiche e innumerevoli opere d’arte. I Goti si impadronirono di tutto quanto ci fosse di prezioso nella città e, dopo averla saccheggiata, abbandonarono Roma per dirigersi verso l’Italia meridionale.Giunti sullo stretto di Messina, erano pronti per tentare l’invasione della Sicilia e dell’Africa quando una tempesta distrusse tutte le loro navi.Alarico rinunciò così all’impresa e riprese la via del ritorno. Malauguratamente, nei pressi di Cosenza si ammalò e morì; venne sepolto con tutto il suo tesoro nel letto del fiume Busento dopo che se ne era deviato il corso.A sepoltura avvenuta, le acque furono fatte scorrere di nuovo nel letto originario e gli schiavi, che avevano eseguito i lavori, furono uccisi affinchè nessuno mai potesse profanare la tomba del condottiero.
Nel corso dei secoli archeologi, ingegneri idraulici, geologi, radioestesisti e intere équipe provenienti da ogni parte d’Europa si son dati da fare per localizzare la tomba.Hanno tentato l’impresa maghi, come Luciano Provinciali che, nel 1958, si dichiarò sicuro di individuare il punto preciso della sepoltura di Alarico. Ci provò pure una rabdomante francese, Amelia Crévolin che, nel 1936, sondò il corso fluviale nei pressi di Vadue di Carolei. Si seviva di uno strumento prismatico che poneva verticalmente sul terreno, per avvertire un eventuale segnale. Anche il capo delle SS Hainrich Himmler, nel 1938 si recò a Cosenza per esplorare l’alveo del Busento ma tornò in Germania quando si rese conto delle difficoltà dell’impresa. La storia di Alarico ha ispirato i versi di August Graf Von Platen e di Giosuè Carducci."Cupi a notte canti suonano/da Cosenza su’l Busento/cupo il fiume li rimormora/dal suo gorgo sonnolento./Su e giù pe ‘l fiume passano/e ripassano ombre lente:/Alarico i Goti piangono/il gran morto di lor gente...
Recentemente il 'Time', ma anche tanti altri giornali internazionali, e le tv di tutto il mondo hanno dedicato reportage e inchieste a questa straordinaria leggenda avvolta nel mistero.
Sono state impiegate diverse tecniche di indagine ambientale: georadar, magnetometria, geoelettrica, telerilevamento multispettrale, immagini e video da drone. Nonostante tutto, purtroppo, neanche questi innovativi metodi di ricerca hanno dato gli esiti sperati.
Inserito il 20 Novembre 2018 nella categoria Relazioni svolte
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