Un viaggio nostalgico, commentato dall'avv. Leonardo Poma, sul prestigioso Rex, vanto della marineria italiana
Relatore: Avv. Leonardo Poma
Si riporta qui di seguito la relazione dell’avv. Leonardo Poma:
"Gentili Signore e Signori benvenuti,
questa sera, con un salto nel tempo, vi invito a fare un bel viaggio addirittura con il transatlantico REX, la nave più grande e più prestigiosa della flotta passeggeri italiana. E per noi che siamo nati a Trapani, città circondata dal mare, e per lo più siamo amanti del mare, ciò costituisce, credo, un motivo aggiunto di piacere. Vedremo quindi belle immagini del passato, documentari d’epoca e ascolteremo musiche e voci di grande interesse.
E’ tradizione della Libera Università Tito Marrone di Trapani celebrare, ricordare, rievocare alcuni eventi, o fatti o personaggi comunque importanti e rilevanti proprio in occasione di certe ricorrenze temporali. Abbiamo, per esempio, ricordato con diverse iniziative e conferenze il 150° anniversario dello sbarco di Garibaldi in Sicilia, il 150° anniversario dell’Unità d’Italia ed io stesso, l’anno scorso, riproposi alla Vostra attenzione la vicenda del Titanic proprio il 13 aprile 2012 allorchè ricorreva il centenario dell’affondamento.
Quest’anno vi parlerò ancora di una nave, una grande nave, frutto dell’ingegno e del buon gusto italiano, che è tuttora orgoglio della nostra marineria: si tratta del REX, che nell’agosto di 80 anni fa vinse il celebre trofeo denominato Nastro Azzurro, cioè quello che veniva dato alla nave passeggeri più veloce nell’attraversamento dell’Atlantico da est verso ovest, ma sull’argomento ritornerò più ampiamente fra poco. Una nave rimasta famosa nell’immaginario collettivo e che costituisce anche una pregnante testimonianza del regime di quell’epoca e degli anni trenta i quali rappresentano, per certi versi, un ponte ideale che collega l’antico e il moderno del secolo scorso. E’ l’occasione, quindi, per fare anche un rapido scorcio di quegli anni.
E furono quelli gli anni fortunati e famosi della grandiosa epopea dei transatlantici, delle grandi migrazioni di gente che tentava di trovare lavoro e fortuna nel Nuovo Mondo, e quindi la rotta Europa – Stati Uniti (in particolare) era battuta da un gran numero di navi, sempre più imponenti, sempre più veloci, sempre più comode. Per tanto tempo tale rotta fu un rilevante business per gli armatori. E proprio in tale contesto di competizione fra nazioni e compagnie di navigazione nacque il Nastro Azzurro. Ricordiamo, solo per curiosità, che c’era allora una certa rivalità, sul tempo della traversata, fra i transatlantici e i dirigibili, e in particolare con gli Zeppelin tedeschi, veri colossi dell’aria e lenti in velocità se pur più rapidi delle navi. Ma ahimè quando il mezzo aereo, attraverso gli aeroplani che man mano si imponevano sempre più grandi e veloci, divenne più sicuro e affidabile, idoneo per coprire in breve tempo e senza scalo la notevole distanza, ebbene fu la fine dei transatlantici che arrivati ad un triste tramonto si convertirono, almeno in parte, a navi da crociera per poi scomparire del tutto. Ricordiamo le ultime grandi navi passeggeri italiane Michelangelo e Raffaello, che dopo la loro effimera vita, finirono vendute alla marineria iraniana e destinate a ignominiosa fine.
Le grosse navi di oggi sono progettate per essere adibite al servizio crocieristico, veri baracconi luna park e supermarket del turismo, ma viste sul mare sono più simili a grossi scatoloni galleggianti, ben lontane da quella linea elegante e slanciata che aveva caratterizzato i transatlantici classici. Anche la loro velocità è limitata, in quanto sufficiente per il loro impiego e per le rotte edonistiche prescelte.
Il REX comunque rimane la più grande nave italiana sino al 1991 quando venne varata la nave Costa Classica, ma questa è una nave da crociera mentre il REX era una nave in servizio di linea per il trasporto di passeggeri e commerciale.
Non dimentichiamo, infine, che fra l’uomo e le navi c’è sempre stato, per così dire, un feeling misterioso e affascinante; non per nulla gli Inglesi che fondarono il loro impero sul mare, hanno sempre considerato le navi di ogni tempo quasi come delle creature vive, tanto da attribuire loro il genere femminile e non il neutro (parlando di una nave dicono she e non it). Ma anche gli Italiani non sono stati e non sono da meno…ricordiamo le imprese di Colombo, dei grandi ammiragli come Andrea Doria, degli altri grandi navigatori e poi di tanti privati armatori che hanno davvero costruito le strade e le autostrade del mare.
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IL REX
Per i motivi detti ma anche per rafforzare nel mondo l’idea di un’Italia forte e volta al progresso, si cominciò nel 1929 a progettare una nave grande, veloce e comoda, tale da sfidare i più prestigiosi transatlantici allora esistenti. E l’Italia sotto questo aspetto era un po’ indietro rispetto alle Marine straniere.
Con la 'benedizione' del Governo, fu la Società NGI Navigazione Generale Italiana, poi riunitasi con il Lloyd Sabaudo e la Cosulich, così fondando la Società Italia – Flotte Riunite, a commissionare la grande nave (poi denominata REX) ai Cantieri Navali di Sestri Ponente (allora col nome Ansaldo), su progetto dell’ingegnere navale Achille Piazzai. La nave sarebbe stata la terza in ordine di grandezza dopo i transatlantici gemelli Bremen ed Europa della marineria tedesca e ai quali si ispira come linea, velocità e confort. Costò ben 300 milioni di lire del 1929, pari a 474.377.220.000 lire del 2009 e quindi ad Euro 244.995.380. La Costa Concordia costò di più.
Aveva una stazza lorda di 51.061 tsl, una lunghezza di mt. 268,20, una larghezza di mt. 29,50 e un’altezza di mt. 37. Abilitata al trasporto in 4 classi di 2032 passeggeri con un equipaggio di 870 persone. I saloni e gli alloggi di 1° e 2° classe furono arredati dall’architetto Ducrot con grandiosità e sfarzo, ma tutti, comunque, anche i meno abbienti potevano godere di comodità che forse non avevano mai avuto prima. Era dotata di ascensori, piscina, ampie scale, palestra, cinema, teatro, diversi negozi, parrucchieri e barbieri e di un proprio giornale 'Le notizie del mare' che veniva stampato dalla tipografia di bordo. Ovviamente di alto livello la ristorazione.
Il profilo dello scafo era elegante e fluente, con due alberi, due fumaioli bassi, leggermente inclinati, a strisce rosse e verdi, così come era in voga negli anni trenta. Era propulsa da quattro eliche in bronzo di quasi 5 metri di diametro, vera opera d’arte di fusione, estremamente bilanciate, mosse da quattro turbine che sprigionavano la ragguardevole potenza di 136.000 cavalli, superiore allo stesso progetto. Qualcuno parla di 142.000 cavalli. Tipica la poppa ellittica a specchio. Lo scafo aveva 12 ponti e 14 paratie stagne trasversali. La nave, insomma, doveva essere un modello di tecnologia e stile insieme.
Fu l’umanista Luigi Illuminati a dare il nome alla nave, vincendo un concorso nazionale, ed egli stesso – come si usava - le diede il motto Navis Nomen Rex Omen, che potremmo tradurre il nome del Re augurale per la nave. Il transatlantico fu varato il 1° agosto 1931, alla presenza del re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena davanti ad oltre 100.000 persone. Dopo i lavori di allestimento e completamento, compiuti in tempo celere, il REX fu consegnato alla Società Italia il 22 settembre 1932, con una cerimonia solenne officiata dall’Arcivescovo di Genova, il Cardinale Dalmazio Minoretti, che benedisse la cappella di bordo, subito elevata al rango di parrocchia. Una folla di turisti provenienti da tutt’Italia venne per visitare l’immensa nave, attraccata presso la nuova stazione marittima a Ponte Andrea Doria, ormai pronta per il primo viaggio inaugurale.
E infatti questo ebbe luogo con partenza da Genova il 27 settembre sulla linea celere per il Nord America con a bordo 1872 passeggeri, mentre la banda militare intonava 'Giovinezza'. Era a bordo anche il sindaco di New York, James Walker. Dopo uno scalo a Nizza per prelevare passeggeri francesi, in corso di navigazione la nave in quel primo viaggio accusò alcuni problemi alle turbine dei motori per una infiltrazione d’acqua e dovette fare sosta a Gibilterra per i necessari interventi. I pezzi di ricambio arrivarono qualche giorno dopo portati dalla nave Vulcania (anch’essa della Società Italia, e su cui trasbordarono alcuni passeggeri), e quindi il Rex potè proseguire tranquillamente la navigazione, arrivando a New York prima di quei passeggeri che avendo rinunciato al viaggio, si erano imbarcati sul transatlantico Europa. All’arrivo del Rex a New York grande cerimonia di accoglienza con urlo di sirene, trasmissioni della radio americana e sventolio di bandiere italiane e americane.
Ma il Rex rimane consegnato alla storia per avere conquistato il Nastro Azzurro avendo attraversato l’Atlantico da Gibilterra al faro di Ambrose, alla velocità media di 28,92 nodi, in 4 giorni, 13 ore e 58 minuti, impresa compiuta dal 10 al 14 agosto 1933, e quindi 80 anni fa, così strappando il record al transatlantico tedesco Bremen. Il record fu detenuto sino al 3 giugno 1935 quando fu il transatlantico francese Normandie a riacquistarlo. Ma sull’argomento ritornerò più ampiamente fra poco.
Il REX viaggiò sulla linea transatlantica sino al 1940, con qualche variante crocieristica nell’America del Sud, ma poi con l’avvento del secondo conflitto mondiale riparò nel porto di Genova. L’ultima partenza da New York fu l’11 maggio 1940. Requisito dalla Marina venne utilizzato come nave ospedale per il trasporto di feriti dal Nord Africa all’Italia, mentre non andò in porto il progetto di farne una portaerei. Successivamente per motivi di sicurezza, la nave fu condotta in Adriatico (mai percorso prima) e ancorata nelle vicinanze di Trieste tra Isola d’Istria e Capodistria. Ma il nascondiglio non fu sufficiente, perché i ricognitori inglesi della RAF Royal Air Force l’8 settembre 1944 la scoprirono, e senza un motivo apparente, tra le 11.00 e le 12.30, la bombardarono con 123 razzi, causandone il parziale affondamento dopo un rogo durato quattro giorni. La nave si trovava senza equipaggio e quindi senza alcuna possibilità di manovra. Finita la guerra si tentò di recuperarla, era adagiata su un fianco, ma la spesa fu considerata eccessiva e si procedette quindi dal 1947 al 1958 al triste smantellamento di quanto ancora rimaneva.
Fu come la dolorosa fine di una persona cara. Della nave si è salvato poco: le lettere del nome e la campana. Le prime sono custodite da un privato a Spalato, la seconda fu recuperata dall’armatore campano Antonio D’Amico, collezionista e amante delle opere dell’arte marittima, il quale ne fece dono al Museo del Mare di Genova: un pezzo del REX che ritornò ai luoghi d’origine. Delle quattro maestose eliche si sa che tre furono recuperate e fuse negli altiforni iugoslavi e messe in vendita come 'bronzo REX'. Non si hanno notizie della quarta elica così come di altre parti della nave che potrebbero essere nascoste e coperte dalla melmosità dei fondali. Insomma la grande turbonave italiana, orgoglio del nostro Paese, seguì la parabola tragica del fascismo, così come tante altre navi della nostra marineria.
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Non si può non accennare, a questo punto, all’altra grande nave italiana, il transatlantico CONTE DI SAVOIA, originariamente impostato per conto della Compagnia Lloyd Sabaudo e poi passato all’Italia Flotte Riunite, appena più piccolo del REX, ma apparentemente quasi suo gemello. Fra le due grandi navi ci fu sempre una sorta di rivalità. Per l’arredamento, ma era più elegante il CONTE; per la velocità, sostanzialmente simile, ma fu il REX a conseguire il Nastro Azzurro, poiché il CONTE essendo dotato – prima nave ad averli – di giroscopi stabilizzatori per compensare il rollio, rallentava un po’ in velocità; per gli inni che riproducevano musiche contrapposte: si ricorda la canzone Dimmi di no del CONTE, in risposta alla canzone Dimmi di sì del REX. I due transatlantici si differenziavano soprattutto nella parte poppiera, poiché il REX aveva la poppa arrotondata a clipper, mentre il CONTE aveva la poppa ad incrociatore.
Le due navi ebbero un destino effimero, svolgendo solo otto anni di attività, e finendo bombardate dai razzi dell’aviazione inglese, entrambe nelle acque dell’Alto Adriatico fra Venezia e Capodistria: il CONTE l’11 settembre 1943 e il REX l’8 settembre 1944). Ricordiamo che l’armistizio con gli angli-americani (in verità una sera incondizionata) era stato firmato il 3 settembre 1943 e propalato il successivo 8 settembre: quindi l’accanimento contro le due grandi navi italiane non si spiega facilmente se non per un timore che le stesse potessero essere riconvertite in navi da guerra.
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IL NASTRO AZZURRO (Blue ribbon)
Sembra che le prime competizioni di velocità navale sulle lunghe distanze per il trasporto di passeggeri e merci siano nate con i clipper, rapidi e agili velieri, che collegavano l’Europa con la lontana Australia. Fu comunque verso la fine dell’800 che le nazioni (almeno quelle che potevano farlo) mettevano sulla linea per il nord America navi, ormai a propulsione meccanica, sempre più grandi e veloci. Un apposito albo riporta tutti i traguardi man mano raggiunti dalle varie navi che si cimentarono nell’agone.
Il grande sviluppo si ebbe, però, dopo la prima guerra mondiale quando i motori a turbina cominciarono a raggiungere potenze molto elevate. Fu intorno al 1910 che si ebbe l’dea di attribuire un trofeo alla nave passeggeri (in servizio di linea e postale con equipaggio tutto di naviganti professionisti) più veloce che attraversasse l’Atlantico senza rifornimenti intermedi da Est verso Ovest (i punti di arrivo e partenza non erano sempre uguali, ma ciò che veniva valutata era la velocità media e non il tempo del percorso). Tale trofeo venne chiamato Nastro Azzurro o più esattamente all’inglese Blue Ribbon, termine mutuato dalle corse di cavalli, ed era in sostanza una striscia di seta azzurra che si attaccava all’albero della nave.
Come già accennato prima, fu il REX l’unica nave italiana a vincere il trofeo, prima appannaggio solo di Gran Bretagna, Germania e U.S.A., portando così il nostro Paese ai vertici della marineria internazionale. Questo ci fa comprendere l’interesse del regime alla grande competizione, la cui vittoria assegnava all’Italia un posto d’onore e di grande attenzione. Il REX coprì la distanza atlantica fra Gibilterra e il faro di Ambrose alla velocità media di 28,9 nodi, così superando i precedenti record dei transatlantici tedeschi Bremen ed Europa. L’impresa del REX inizia il 10 agosto 1933, quando la nave, al comando del capitano Francesco Tarabotto alle 11.30 parte da Genova diretta a New York. Dopo una breve sosta di circa un’ora a Gibilterra, dove era arrivata il giorno seguente alle 17.30, riprende la navigazione verso gli Stati Uniti. Pur avendo incontrato anche acque agitate, il 16 doppia il battello fanale di Ambrose all’imboccatura del porto di New York, avendo percorso la distanza atlantica da Gibilterra pari a 3.181 miglia in 4 giorni, 13 ore e 58 minuti, alla velocità media, come già detto, di 28,92 nodi, superando in alcuni momenti anche i 30. Vinse così il meritato Nastro Azzurro. Il trofeo vinto nel 1933 fu detenuto sino al 1935 quando fu guadagnato dal Normandie, francese, che viaggiò alla media di 29,9 nodi.
Il Nastro Azzurro è detenuto ancor oggi dal transatlantico statunitense United States (oggi nel porto di Filadelfia per essere trasformato in museo) che lo vinse nel 1952 alla velocità media di 35,6 nodi, paragonabile a quella di un moderno aliscafo. Tuttavia, solo per curiosità, desidero ricordare che l’attuale record di velocità sulla traversata atlantica in senso assoluto è detenuto ancora da una imbarcazione italiana perchè costruita in Italia ma battente bandiera delle Bahamas se pur con pennello postale italiano, il Destriero, tutto in alluminio con sovrastrutture studiate da Pininfarina, che con una velocità media di quasi 100 Km. orari, (53,09 nodi) portò il tempo a 58 ore e 34 minuti., ma ovviamente non potè fregiarsi del Nastro Azzurro poiché la nave, non passeggeri e non di linea, non rispettava alcune delle caratteristiche richieste e inoltre aveva percorso la tratta da Ovest verso Est, anzicchè viceversa. Sulla vicenda tuttavia si è aperta e rimane tuttora aperta la questione dell’attribuzione o meno del riconoscimento.
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IL COMANDANTE FRANCESCO TARABOTTO (1877 – 1969)
Genovese doc, e in particolare lericino di nascita, Francesco Tarabotto, capitano di lungo corso, fu il primo comandante del REX e colui che nel viaggio da Genova a New York tra il 10 e il 16 agosto1933 vinse ovvero fece conquistare al REX e quindi all’Italia il prestigioso Nastro Azzurro avendo registrato la velocità media superiore ai precedenti record.
Era, come si suol dire, un lupo di mare che formò la sua esperienza prima con le navi a vela e poi con quelle a propulsione meccanica. Prestò il servizio militare sulla corazzata Lepanto. Compiuto questo, nella vita civile si distinse come primo ufficiale sulla Principessa Mafalda ed ebbe il suo primo comando sul piroscafo Indiana, nella rotta per il Nord America, mantenendolo anche durante la guerra. Ritornò come comandante sul Mafalda, passando poi a navi importanti a quell’epoca, come la Duilio e l’Augustus, e terminando la sua prestigiosa carriera al comando del REX, la nave ammiraglia della marineria passeggeri italiana. Fu insomma il commodoro, cioè con grado di comandante superiore della Navigazione Generale Italiana, e poi, della Società Italia di Navigazione – Flotte riunite, a seguito della fusione con il Lloyd Sabaudo e la Cosulich.
Lasciò il servizio, per raggiunti limiti di età nell’estate del 1937, consegnando il comando della sua nave (il REX) al subentrante comandante Attilio Frugoni. Si ritirò a Genova, da single in quanto mai sposato, e ivi morì nel 1969 all’età di 93 anni in un appartamento di Corso Italia. Era nato, come già detto a Lerici, nel 1877. Si racconta che quando lasciò il servizio attivo e quindi la sua nave, portò con sé un disco a 78 giri ove era inciso il suono della sirena del REX che di tanto in tanto, nel silenzio della sua casa, soleva ascoltare. Una targa commemorativa è stata posta a Lerici sul muro della sua casa natale in via Roma n.4 per ricordarne la figura di prestigioso uomo di mare e per l’impresa della conquista all’Italia del Nastro Azzurro.
Caratterialmente era un uomo taciturno e in mare parlava ai suoi uomini tramite il comandante in seconda Luigi Gallo. Sempre inappuntabile nel vestire con giacca e cravatta, puntuale nei suoi impegni, sempre gentile e disponibile con gli ospiti e con chi volesse parlare con lui o visitare la nave. I suoi unici amori le navi e il mare.
Nell’agosto di quest’anno 2013 e sino a ottobre, e proprio in occasione dell’80° anniversario della conquista del Nastro Azzurro, sia Genova che Lerici hanno ricordato il Comandante Tarabotto e celebrato l’evento con tutta una serie di manifestazioni anche sull’epopea dei transatlantici. In mostra una serie di reperti provenienti dal REX, e un percorso che riproduce la vita sul grande transatlantico. La mostra s’intitola proprio 'Il REX – Il mito e la memoria'.
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CURIOSITA’
Dopo la conquista del prestigioso riconoscimento che il Nastro Azzurro significava, anche e soprattutto in ambito internazionale, la Zanussi, nota produttrice italiana di elettrodomestici, chiese all’Italia Navigazione il permesso di poter adoperare il nome REX per una linea di elettrodomestici. Ottenne il permesso, e così buona parte di Italiani si ritrovarono e si ritrovano possessori di frigoriferi, cucine ed altro marchiato Rex. Oggi la Zanussi, come purtroppo tante altre industrie italiane, appartiene alla Elettrolux, multinazionale svedese, ma il marchio REX è rimasto.
Dal Lloyds Register of Shipping di Londra del 1930 apprendiamo che quando fu varato il transatlantico italiano esisteva già un’altra nave di nome Rex, di nazionalità svedese, molto più piccola, di appena 1013 tonnellate, costruita addirittura nel 1877, iscritta al porto d’armamento di Stoccolma.
Ed infine, una curiosità tangibile, ecco a voi un salvagente, ritrovato nelle acque ove affondò il REX, ormai eroso dal tanto tempo trascorso in acqua, e che si presume essere appartenuto al grande transatlantico italiano e di cui noi oggi siamo fortunosamente entrati in possesso.
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IL REX NEL SOGNO DI FELLINI
Ci sono cose, avvenimenti o fatti che rimangono nell’immaginario collettivo. Così fu per il REX che negli anni trenta, rappresentò un grande orgoglio italiano, e la sua fama divenne mito e si trasmise anche alle generazioni successive. Fellini (nato nel 1920 a Rimini e morto a Roma nel 1993) era adolescente in quegli anni ma sicuramente recepì il senso della grandezza, della magnificenza e del sogno che il REX rappresentava per gli Italiani tutti, e certamente tale nave rimase nei suoi ricordi più pregnanti.
Credo che tutti abbiamo visto il famoso film di Federico Fellini AMARCORD, realizzato nel 1973 e vincitore del premio Oscar nel 1975 quale migliore film straniero. Amarcord è una voce ricavata dal dialetto romagnolo: A m’arcòrd, che vuol dire mi ricordo, e per Fellini voleva significare il ricordo, i sogni e le speranze dello strapaese italiano nella Rimini fascista della sua giovinezza. Ed una delle scene che maggiormente ci colpiscono è quella che riguarda alcuni popolani romagnoli uscire di notte in barca, quasi come eterei fantasmi, aspettando di ammirare in mare il passaggio del REX, che ad un certo punto, nella realizzazione fantastica e onirica di Fellini, lo si vede passare tutto illuminato suonando le sirene di bordo. E’ sostanzialmente un ricordo della grande nave e un omaggio alla stessa. L’episodio è totalmente inventato, frutto della nostalgica fantasia del regista, anche perché il REX non andò mai in Adriatico, se non nel suo ultimo spostamento per riparare dalla guerra a Capodistria e per ivi trovare la sua fine. La ricostruzione del REX, un pannello di circa quattro metri x cinque, avvenne in una grande vasca a Cinecittà.
Ricordando il Rex abbiamo anche voluto rendere omaggio al grande Fellini di cui proprio il 31 ottobre ultimo scorso ricorreva il ventennale della morte. Il film Amarcord è ritenuto uno dei cento migliori film italiani da salvare.
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E PER CONCLUDERE VITTORIO DE SICA IN PARLAMI D’AMORE MARIU’
Ed ora per concludere in bellezza, vi farò ascoltare una canzone, molto bella, conosciuta da tutti, e che, in vero, non avrebbe alcun riferimento diretto con il REX. L’unico punto di contatto, se così posso dire, è l’anno di nascita, il 1932. Ma questo basta, trattandosi di un ulteriore scorcio degli anni trenta. E allora con piacere ascoltiamo la versione originale di Parlami d’amore Mariù, cantata dal grande Vittorio De Sica che vediamo in questo frammento del film Gli uomini che mascalzoni.
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Infine mi gradito e ne sono onorato di mostravi questo cappello appartenuto al Comandate Giuseppe Rallo che fu uno dei più prestigiosi capitani della nostra marineria trapanese. In questa foto lo vedete insieme alla figlia, allora studentessa liceale, ed oggi quale bella signora qui presente, che ho il piacere di chiamare qui per una testimonianza e un ricordo.
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E in vero ho dedicato questo lavoro e queste ricerche ai valorosi uomini del mare e agli operatori del porto di Trapani
A tutti voi grazie di essere intervenuti e di sognare ancora magari con il REX.
Leonardo Poma
Inserito il 14 Dicembre 2013 nella categoria Relazioni svolte
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