Il turismo è diventato oggi un bisogno primario. Ne ha parlato, con riferimenti sociali, storici e letterari, l'avv. Leonardo Poma
Relatore: Avv. Leonardo Poma
Conferenza per la Libera Università Tito Marrone di Trapani – Aula magna dell’Istituto Tecnico Industriale Leonardo da Vinci - A.A. 2013 - 2014 -15 APRILE 2014
In ricordo diEnrico Vismara e Gaspare Maltese - maestri di scienze turistiche,galantuomini e amici carissimi
Signore e Signori,
questa sera parliamo di turismo, argomento sino ad oggi non trattato nella
nostra Libera Università, e ne parleremo sia come fatto
storico-economico-sociale, ma anche come motivo e ispirazione di nuovi
traguardi e conquiste dell’essere umano.
Vorrei infatti iniziare col farvi vedere il trailer del nuovo film'Interstellar' che apparirà nelle sale a novembre di quest’anno 2014. E’ un
video emozionante che vuole essere un’anticipazione delle ambizioni e dei sogni dell’uomo verso altri nuovi e inesplorati mondi. E nel video si dice 'siamo ancora pionieri', avviati a viaggiare verso lo spazio tempo (con un preciso riferimento al cosiddetto cunicolo spazio-tempo, il wormhole, il ponte cioè di Einstein-Rosen che consentirebbe viaggi appunto interstellari a distanza di migliaia di anni luce).
'Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza' :
le parole dantesche attribuite ad un Ulisse, ormai stanco degli ozi di
Itaca, che spinge i suoi uomini verso i confini del mondo allora conosciuto, o solo ipotizzato, ultima avventura di un uomo ardimentoso, ed estremamente desideroso di sempre nuove conoscenze e che si concluderà fatalmente con il folle volo, sono forse alla base di quelle ancestrali motivazioni che hanno da sempre spinto l’uomo stesso al viaggio e, talvolta, anche verso l’ignoto, sfidandone i pericoli. Certamente Ulisse non fu in ogni caso un turista.
Ma vero è che la lunga epopea del turismo racchiude in sé una storia affascinante e, per molti aspetti misteriosa, pregna di significati, di esperienze, di finalità: non a caso, oggi, gli analisti e studiosi del turismo, rectius della sua disciplina, parlano di turismi plurimi, e non più di turismo come fenomeno univoco: tante sono le spinte emozionali che determinano l’uomo verso il turismo, per così dire, tradizionale culturale, o quello congressuale, o enogastronomico, o termale, o balneare, o montano, o sportivo, o religioso, o crocieristico, o rurale…o verso un’altra qualsiasi tipologia, anche stravagante, ma suscettibile di una certa regolamentazione organizzativa, promozionale e quindi economica.
Certo alla base di tutto, la grande evoluzione dei mezzi di trasporto (e, in particolare, dell’aereo e dell’automobile), del miglioramento delle possibilità economiche della popolazione, del desiderio, se non necessità, di vacanze con l’appagamento di un bisogno culturale e ricreativo: il turismo, quindi, diventato così proprio bisogno primario, come lo sono oggi, nei tempi delle comunicazioni globali e in tempo reale, personal computer e internet.
* * *
Turisti e viaggiatori
Il fenomeno 'turismo', inteso in senso lato e cioè come viaggio per
finalità varie e in particolare per l’appagamento di desideri edonistici
(cultura, conoscenza, svago, relax…) o talvolta anche come spostamento di
masse, nella letteratura d’ogni tempo e d’ogni paese, ha trovato aedi e
cantori, poeti e romanzieri, pittori e in tempi più recenti fotoamatori,
documentaristi, cineasti, comunque cultori e appassionati, che hanno
raccontato e descritto i propri viaggi, avventurosi e non, od anche viaggi
fatti da altri e meritevoli di narrazione.
Da Erotodo di Alicarnasso a Marco Polo, dal tanto celebrato Johann Wolfang
Goethe ad Alberto Moravia, sterminata è la tradizione dei narratori di viaggi.
Ma forse tutti costoro sono stati, in verità, più viaggiatori che turisti;
infatti 'in capo a qualche settimana o mese, il turista si affretta a fare
ritorno a casa, il viaggiatore, che dal canto suo non appartiene né a un
luogo né all’altro, si sposta più lentamente, per periodi di anni, da un
punto all’altro della terra'2.
Dai turisti distinguiamo gli escursionisti che sono coloro che visitano una
località ma che ritornano in sede nella stessa giornata cioè senza
pernottare fuori dalla propria residenza. Essi, quindi, non contribuiscono
alla statistica degli arrivi e delle presenze alberghiere.
Breve excursus storico
Primitive forme di turismo ci fanno risalire probabilmente agli Egizi e
agli Etruschi; ma il turismo degli uomini antichi, per così dire
storicamente documentato, è quello dell’antichità classica greco-romana; e
in vero più che turisti, gli antichi classici erano viaggiatori, spesso
motivati da fatti ben precisi, e talvolta indipendenti dalla loro volontà.
E non mi riferisco soltanto ai grandi spostamenti di truppe, descritti da
romantici aedi o da più compassati storici, ma anche a quei grandi
spostamenti di masse attribuibili a motivazioni religiose e sportive (si
considerino i pellegrinaggi a Delfi, presso il famoso tempio di Apollo, o
ad Erice, monte sacro dedicato alla dea Venere, che i naviganti di
passaggio per Drepano - oggi Trapani - cercavano di propiziarsi con
donativi e riti mistici, o i famosi giochi di Olimpia, celebrati sin dal
776 a.C. in onore di Zeus). Del resto, nulla di nuovo sotto il sole, poiché
anche oggi grandi masse di turisti, visitatori o semplicemente fedeli o
curiosi, si spostano da una città all’altra o, addirittura da un paese
all’altro, allo scopo, per esempio, di vedere il Papa venuto in visita
pastorale, o bagnarsi, magari, nelle acque sacre di Lourdes o per altri
grandi avvenimenti e occasioni (Mondiali di calcio, Olimpiadi moderne,
grandi spettacoli musicali…). Un altro grande motivo di viaggio per i Greci antichi era la pratica
dell’emporia, cioè del commercio; e 'il viaggiatore, commerciando, non solo
si ripaga delle spese del viaggio, ma si assicura una notevole copertura
finanziaria…' 3; era, invece, theoria l’arte dell’osservare, e cioè del
viaggiare puramente e semplicemente. Ecco come l’antico Greco fosse commerciante, viaggiatore e turista ante
litteram nel contempo: viaggiava per commercio, vendendo mercanzia e così
autofinanziandosi, e, insieme, osservava e perfezionava le proprie
conoscenze.
* * *
Gli antichi Romani, fra l’altro buongustai della vita, amanti delle
comodità (non dimentichiamo l’abitudine delle terme cui erano adusi) e
dotati di spirito essenzialmente pratico, crearono, per facilitare gli
spostamenti, soprattutto due cose: un’ottima rete viaria (e cioè le famose
strade consolari, esempio di lungimirante opera d’ingegneria) e una, se pur
rudimentale, organizzazione ricettiva. A questo proposito ricordiamo che
c’era tutta una sorta di esercizi ricettivi di tipo diversificato, in
quanto adatti alle diverse classi sociali della societas romana: e cioè le
'mansiones', alberghi riservati ai patrizi posti lungo le strade consolari
e a cui si arrivava generalmente dopo una giornata di viaggio, i
'deversoria' e gli 'stabula', alloggi per persone di bassa condizione
sociale; ovvero le 'mutationes', luoghi dove si cambiavano i cavalli da
posta (come le moderne stazioni di servizio); ovvero, ancora, nel settore
più propriamente della ristorazione, le 'cauponae' cioè osterie e le
'popinae', taverne di infimo ordine (termine il cui etimo è di origine
osca), quasi simili ai 'pandokeja' della non lontana Grecia; ed ancora gli
'hospitia' e le 'tabernae', locande pubbliche malfamate.
Ma certo tali forme ricettive non costituivano l’optimum per l’esigente
civis romanus: sino a che questi non escogitò la famosa 'tessera
hospitalis', quasi antesignana della moderna carta di credito, con la
quale il possessore poteva godere di ospitalità (pernottamento, vitto e
assistenza sanitaria se necessaria) in altre città presso ospiti, nei cui
confronti – per previo accordo – esisteva appunto reciprocità di
trattamento.
* * *
Periodo di oscurantismo è detto comunemente il medioevo; e cò anche sotto
l’aspetto dei viaggi e degli spostamenti.
Tale involuzione di carattere generale portò la gente a rinchiudersi – e
non solo in senso metaforico – sempre di più in se stessa: le condizioni
economiche non floride, e i pericoli del viaggio immanenti sul pellegrino e
sul viandante, in pratica, limitarono gli spostamenti solo a quelli più
strettamente necessari.
E i santuari e i conventi, situati sovente in luoghi suggestivi e ameni,
diventarono punto di riferimento e di accoglienza per viandanti,
viaggiatori e soprattutto pellegrini, più numerosi di quanto non si pensi.
I cristiani, infatti, consideravano il pellegrinaggio quasi un viaggio
della salute (dell’anima e del corpo). Ricordiamo che, secondo la
tradizione, fu Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, a farsi
promotrice dei primi viaggi di fede (alias pellegrinaggi) in Terrasanta.
Lo stesso Dante nella 'Vita nova' descrisse tre tipi di pellegrinaggi e di
pellegrini: i 'palmieri' che portavano una palma dalla città santa di
Gerusalemme, i 'romei' che, per lo più dalle isole britanniche, andavano
verso Roma, e infine quelli diretti a Santiago de Campostela.
Che le 'crociate', poi, non fossero proprio viaggi turistici, è facile da
intuire. Del resto si andava a piedi, coprendo una distanza giornaliera di
15 – 30 chilometri, e impiegando mesi e mesi per raggiungere la meta. E’,
però, certo che le crociate, pur con tutti i brogli ad esse connessi,
contribuirono ad una notevole conoscenza di terre lontane e popoli diversi.
In tali situazioni, soltanto conventi, monasteri, collettività o, a seconda
dei casi, castelli e corti regnanti davano ospitalità; mentre bisogna
arrivare al sec. XIV per trovare traccia, nelle fonti, di un 'Hospitium
bovis' a Padova, quale esempio d’albergheria d’epoca.
* * *
Ma, a poco a poco, prima con l’attività espletata dalle Repubbliche
marinare, poi con l’intrapresa dei lunghi viaggi per mare, e quindi in
epoca rinascimentale, nuovi e più concreti orizzonti si aprono all’uomo,
che si fa più sicuro ed esperto, che affina sempre di più le tecniche e le
scienze, che apprezza le comodità e i piaceri quindi del buon viaggiare.
Le ardimentose scoperte geografiche di nuovi continenti e terre lontane
aprono orizzonti sconfinati di grande interesse commerciale, politico e
sociale. Il cosiddetto evo moderno, dopo la scoperta dell’America,
costituisce davvero una svolta epocale per tutti gli uomini, molti dei
quali hanno sognato 'sulla rotta di Cristoforo Colombo'
(ascoltiamo l’omonima toccante canzone di Lucio Dalla).
E altra svolta epocale, che ancor più ci avvicina all’era contemporanea, si
ha nel XIX secolo, il 1800, secolo della meccanizzazione, il cui sviluppo,
continuo e incessante, crebbe, possiamo dire in progressione geometrica,
portando a conquiste e risultati tecnici tanto utili per l’uomo da essere
sino a poco tempo prima addirittura inimmaginabili.
Si pensi all’enorme sviluppo dei viaggi cui diede origine l’invenzione
della locomotiva 'Blucher' ad opera di George Stephenson (1814), e la sua
immediata capillare diffusione in tutto il mondo (è del 1823 la prima linea
ferroviaria che unisce, in Inghilterra, Stockton a Darlington). Per
l’Italia, fu il 3 ottobre 1839 quando re Ferdinando II inaugura, con una
locomotiva 'Bayard', la linea Napoli-Portici, primo tratto ferroviario
italiano, lungo 7,5 chilometri.
E quindi, l’invenzione e l’utilizzazione del vapore, 'ingabbiato' dall’uomo
con apposite macchine, diede, com’era naturale, grandissimi ulteriori
sviluppi alla navigazione per tutti i mari del globo, affrancando,
finalmente, i battelli dalla schiavitù del capriccioso dio Eolo: non più
condizionati dai venti, i viaggi marittimi divennero più celeri e sicuri, e
resero, fra l’altro, possibili le grandi migrazioni (certamente non viaggi
a scopo turistico!) fra l’Europa e le Americhe o addirittura con l’altro
emisfero.
Dai brigantini adattati per lunghi viaggi, si passò ai veloci clipper e poi
ai piroscafi. Benemerita fu la famosa compagnia 'Navigazione Generale
italiana', nata dalla storica 'Florio e Rubattino', che sostituì i
piroscafi con nuove, più grandi e sicure navi di linea. Poi confluita con
Lloyd Sabaudo e Cosulich nell’Italia Navigazione). E, a proposito della
sicurezza, si pensi alla diffusione sempre più capillare della radio di
bordo, che, dal Titanic in poi, salvò un numero smisurato di vite umane.
E fu l’era gloriosa dei transatlantici, che doveva culminare, per quanto
riguarda l’Italia, con il mitico 'REX', realizzato dai cantieri navali
Ansaldo in appena sedici mesi e varato il 1° agosto 1931; questo gigante
del mare, di 51.602 tonnellate, lungo mt.268,20 e largo 29,50, vero vanto
della marineria italiana, vinse, fra l’altro nel 1933, il Nastro azzurro,
ambito premio di velocità sulla rotta per New York.
Siffatta prestigiosa tradizione italiana continuerà con tante altre navi di
grande rilevanza commerciale e turistica, come i transatlantici 'Roma', il
'Conte di Savoia', il 'Giulio Cesare', il 'Saturnia', e il 'Vulcania', e
poi ancora l’'Andrea Doria' e il 'Cristoforo Colombo', per concludersi con
i meravigliosi 'Michelangelo' e 'Raffaello': con questi ultimi si pose
fine, purtroppo, alla lunga e gloriosa epopea nazionale transatlantica, e,
divenuti troppo onerosi e per nulla redditizi, furono tristemente venduti
alla marineria iraniana per farne caserme galleggianti!
Fu, com’è noto, il grande e inarrestabile sviluppo del mezzo aereo a
decretare la fine dei servizi di linea transoceanici. La nave, tuttavia,
rimarrà di grandissima utilità e avrà ulteriori sviluppi nelle brevi e
medie distanze, anche e soprattutto in versione traghetto (integrazione
vettoriale combinata passeggero + auto al seguito) e in versione crociera
(tipologia segnatamente turistica).
* * *
Rivoluzione, quindi, totale nel settore dei trasporti, con grandi
ripercussioni verso un turismo sempre più lontano, più diffuso e più
massificato, si ebbe con l’avvento del mezzo aereo: rivoluzione epocale,
iniziata timidamente e, potremmo dire, avventurosamente, passando negli
anni 20 e 30 attraverso l’alternativa dubbiosa se fosse preferibile 'il più
leggero' dell’aria, cioè il dirigibile (oggi tuttavia tecnicamente ripreso
per nuove utilizzazioni) o 'il più pesante' dell’aria, cioè l’aeroplano; e
poi, ritenuta la superiorità tecnica di quest’ultimo, la corsa
inarrrestabile verso aeromobili sempre più veloci, capienti e sicuri (basti
ricordare, per tutti, i giganteschi Boeing 747, comunemente detti 'jumbo
jet', o i supersonici 'Concorde', questi ultimi poco redditizi e costosi e
ormai ritiratati dal traffico dall’ottobre del 2003.
Mentre fa nuovamente capolino la rinascita del romantico dirigibile, reso
ora più sicuro dal gas elio non infiammabile, che può offrire ottime ed
economiche utilizzazioni per trasporti commerciali e turistici per
passeggeri che non hanno eccessiva fretta, oltre che per rilevamenti
dall’alto.
E’ altresì oggetto di rivalutazione il treno, sempre più veloce e
confortevole, che, in taluni casi, nelle brevi o medie distanze, può essere
concorrenziale con l’aereo, dal momento che il suo capolinea è per lo più
l’interno delle città, e non lontani aeroporti che richiedono spesso lunghi
tempi di percorrenza per essere raggiunti. Oggi l’alta velocità si sta
diffondendo in tutto il mondo e solo per curiosità ricordiamo che in
Giappone la Central Japan Railway Company ha ideato un treno con sistema a
levitazione magnetica che ha raggiunto la velocità di ben 581 Km/ora.
Oggi talune agenzie, soprattutto americane, magari un po’ spregiudicate,
organizzano prenotazioni per viaggi interplanetari verso altri mondi (Luna,
Marte…), o solo per 'passeggiate' astrali, certamente intriganti e
suggestive: verrebbe la voglia di sorridere, ma, forse, sarebbe più giusto
riflettere, poiché tanti, tantissimi sogni dell’uomo, ritenuti inverosimili
o solo stravaganti, sono poi diventati realtà.
Sarà, forse allora, il ritorno di un turismo estremamente elitario?
Chissà.
I tempi del turismo
Il passaggio dall’epoca dei viaggi a quella del turismo vero e proprio, e
quindi dai viaggiatori ai turisti, fu quindi lento e graduale, mentre è
stato più repentino il passaggio da un turismo per pochi e quindi d’elite a
quello, come oggi si dice, di massa o diffuso. Le motivazioni sono
facilmente intuibili, riflettendo paritariamente i fenomeni della
meccanizzazione e del livello culturale e sociale presenti nei vari momenti
storici.
Alcuni studiosi di turismo hanno, all’uopo, suddiviso l’epopea del turismo
storico-documentato in periodi temporali. Sono i cosiddetti tempi del
turismo, utili per comprendere tale immenso fenomeno sia sotto l’aspetto
sociologico, sia sotto l’aspetto dell’evoluzione legislativa,
amministrativa, economica. Tali tempi si sogliono far coincidere, come
vedremo, con grandi avvenimenti storici se non epocali, che hanno
significato il volgersi di abitudini, di costumi, del modo di vita dei
popoli. Ritengo, pertanto, che si possa parlare di quattro grossi spazi
temporali, ognuno abbastanza caratterizzato e caratterizzante.
PRIMO TEMPO DEL TURISMO – sino alla conclusione della seconda guerra
mondiale.
Comincia dagli albori storici, quelli documentati, dai quali può
iniziarsi a parlare di turismo come fatto accertato di rilevanza sociale,
economica, culturale, politica.
E’ un turismo particolare, limitato alle classi abbienti e
aristocratiche: ancor di più nella sua prima fase, quella che va sino alla
prima guerra mondiale. Può considerarsi come turismo di casta, limitato
cioè ai componenti delle case regnanti e ai nobili, e magari a facoltosi
avventurieri e a belle quanto enigmatiche e disinvolte donnine di un
particolare status sociale, formanti tutti insieme il substrato umano di
quell’intrigante periodo che va sotto il nome di 'belle epoque':
nell’immaginario collettivo, periodo fascinoso, romantico e quasi
pittoresco.
Ed è anche il turismo delle stazioni termali (e già gli antichi
Romani ne sapevano qualcosa) diffuse nell’Italia preunitaria, delle
nascenti agenzie di viaggio, degli iniziali servizi regolari di linea
marittima transoceanici, del nascere e dell’affermarsi di prestigiosi
imprenditori alberghieri: fra tutti particolare menzione merita Cesare
Ritz, 'inventore' di un moderno tipo di ricettività alberghiera, più idoneo
ad un turismo che comincia a prendere coscienza di sé qualitativamente e
quantitativamente.
Ecco, quindi, di questo lungo periodo, le tappe essenziali e
fondamentali per l’affermarsi del turismo, che vanno ricordate:
1833 – Aprile. Il vapore 'La Bella Partenope', battente bandiera
napoletana, benedetto da Ferdinando II, salpava, proprio da Napoli con a
bordo 57 tra nobili e ricchi di tutta Europa, diretto nel Mediterraneo
orientale per una crociera di quattro mesi. Prima avventura per mare
riservata a blasonati.4
1841 – Thomas Cook, insegnante inglese intuitivamente organizza
un’escursione in comitiva, per motivi di lucro, che sarà la prima di una
lunga serie. Il viaggio, è per ferrovia da Leicester a Loughborough e
ritorno. Vi parteciparono 570 persone.
Diventa, così in un certo senso, il pioniere degli agenti di viaggio,
creandone quasi la categoria. Già da allora si può parlare di
intermediazione turistica.
Egli stesso inventa il 'voucher', titolo di credito per servizi turistici
prepagati e prenotati; egli stesso sperimenta viaggi in tutto
il mondo, per organizzarli e rivenderli a quanti ne faranno richiesta.
1863 – Sorge, come già era avvenuto in altri paesi europei, il Club
Alpino Italiano (C.A.I.), con lo scopo precipuo di far conoscere e amare la
montagna: incrementando, quindi, un certo tipo di turismo sportivo ed
ecologico.
1876 - Nasce la Compagnia Wagons-Lits, che ben presto diventa
internazionale e passa sotto l’organizzazione della Cook con la
denominazione Wagons-Lits Cook.
1878 – Massimiliano Chiari costituisce la prima agenzia di viaggi
italiana, sul modello della Cook inglese e della Bennet scandinava.5
1894 – Con sede in Milano sorge il T.C.I., o più esattamente il
T.C.C.I (Touring Club Ciclistico Italiano), con lo scopo di diffondere il
nascente sport ciclistico, e poi il turismo più in generale e la conoscenza
storico-geografica soprattutto del nostro Paese. Conserva ancora l’immagine
della ruota a raggi di bicicletta come proprio emblema caratterizzante.
Molto apprezzabile è la sua enorme letteratura e cartografia turistica.
1898 – Nasce l’Automobil Club d’Italia (A.C.I.), inizialmente come
associazione privatistica fra gli automobilisti, che venne man mano
acquisendo sempre maggiore importanza pubblicistica per i compiti delegati
dallo stato, e turistica per l’assistenza data, appunto, ai turisti
motorizzati.
1907 – Anche gli appassionati del mare richiedono la loro struttura
associativa che li tuteli e ne promuova lo sviluppo: sorge cosi la Lega
Navale Italiana, riconosciuta in ente morale. Oggi congeniale per il
turismo nautico.
1910 – Data, in un certo senso storica, poiché vede la
pubblicazione della prima legge italiana che si occupi di turismo: riguarda
la cosiddetta imposta di soggiorno, istituita a carico dei turisti che
dimorano in certi comuni a vocazione appunto turistica. Suoi beneficiari
sono, almeno inizialmente, solo gli stessi comuni che avrebbero
riutilizzato gli introiti per finalità di arredo urbano e turistiche.
Diventata risibile per il decorso degli anni, verrà soppressa nel 1988.
* * *
La fine della prima guerra mondiale portò uno stravolgimento della
geografia politica dell’Europa, spazzò gran parte delle teste coronate del
vecchio continente, e creò, come accade in questi casi, nuovi poveri e
nuovi ricchi. Molto precaria, in particolare, la situazione
economico-sociale dell’Italia.
Tuttavia vi sono, se pur in embrione, già gli elementi per uno sviluppo
ulteriore e più generalizzato del turismo: fenomeno che in questo contesto,
e cioè a cavallo delle due guerre, diventa meno oggetto di classi
esclusive, ma più alla portata dei nuovi ricchi (talvolta solo deteriori
parvenu), anche se resta ancora piuttosto elitario.
ome accennato al paragrafo precedente, provvidenziale è, in questo
periodo, la veloce evoluzione e il grande sviluppo dei mezzi di trasporto,
delle comunicazioni, della ricettività alberghiera.
Si creano enti pubblici ed organismi privatistici che – sul supporto di una
legislazione a volte sufficiente, a volte no – saranno pilastri del turismo
e ne consentiranno la regolamentazione e il successivo sviluppo.
Molto sommariamente ricordiamo i seguenti momenti:
1919 – Viene istituito l’E.N.I.T., la cui sigla, in questa prima
fase significa 'Ente Nazionale per le Industrie Turistiche'. E’ importante
notare come si cominci a parlare del turismo, come di un’industria:
un’equazione che avrà sempre maggior peso ai tempi nostri. Suo compito fu
quello di promuovere il turismo estero verso l’Italia, dopo i disastri
anche economici della prima guerra mondiale. Nel 1960, pur lasciando
immutata la sigla, muterà il nome in 'Ente Nazionale Italiano per il
Turismo'. Dal 2005 è diventato Agenzia Nazionale Italiana del Turismo, ma
ritenuto molto costoso e poco produttivo nell’incremento del turismo. Da
diversi anni non stampa più neppure l’annuario alberghi d’Italia.
1926 – Data davvero storica per il turismo italiano, che vede la
nascita delle Aziende Autonome di Cura Soggiorno e Turismo, nelle località
alle quali 'conferisce importanza essenziale nell’economia locale il
concorso di forestieri'. Enti benemeriti che tanto hanno contribuito alla
promozione e diffusione del turismo italiano e al miglioramento delle
località turistiche. Che, poi, di tali enti ci sia stata, come in Sicilia,
un’aberrante proliferazione politica, ben lungi da una logica turistica, è
tutto un altro discorso.
1927 – Viene fondata la Compagnia Italiana Turismo (C.I.T.), una
delle più importanti agenzie di viaggio italiane a carattere
internazionale, non per nulla diretta emanazione delle Ferrovie dello
Stato. Passata in mani private nel 2007 ed oggi non più operante come tale.
1935 – Si istituiscono, sempre per le legge, come le Aziende su
richiamate, gli Enti Provinciali per il Turismo, con compiti di
coordinamento, controllo e promozione del turismo provinciale. Furono
ironicamente chiamati prefetture del turismo, non identificando un vero e
proprio territorio turistico, ma solo la coincidente circoscrizione
amministrativa provinciale.
SECONDO TEMPO DEL TURISMO – dal secondo dopoguerra mondiale alla fine degli
anni sessanta.
E’ un periodo eterogeneo e variegato, che passa da una situazione
di disastro generale, lasciata dagli eventi della seconda guerra mondiale,
che aveva annichilito ogni forma di turismo, sino al boom degli anni
sessanta, laddove le nuove acquisite disponibilità economiche degli
italiani consentono un sempre più incoraggiante e significativo incremento
del fenomeno turistico. Il tutto attraverso gli anni cinquanta, durante i
quali il turismo, in continuo crescendo, viene fatto oggetto di studi, e lo
si comincia a inquadrare come attività scientifica: crescono, infatti, e si
diffondono le agenzie di viaggio, si incrementano e sviluppano i mezzi di
trasporto e la rete viaria e autostradale italiana, e inizia finalmente una
più razionale politica a favore dell’incentivazione della ricettività
attraverso l’istituzione di provvidenze per il credito turistico
alberghiero.
Certo, si cementificano anche alcuni tratti di costa, ma allora
v’era una minore attenzione verso l’ambiente e l’ecologia: ma senza quella
disattenzione non avremmo forse oggi quel compendio di deliziosi alberghi
panoramici o costieri che, invece, in altre parti del mondo, sussistono
numerosi senza infastidire alcuno: indubbiamente vi sono stati degli abusi,
ma costituisce parimenti abuso il vietare tutto ad ogni costo.
In questo periodo, quindi, migliora grandemente la qualità
dell’offerta turistica, crescendo di pari passo la richiesta di turismo,
ormai non più fenomeno di ristretta elite, ma sempre più aperto alle varie
classi sociali. La diffusione sempre più estesa dell’automobile è una delle
motivazioni principali dell’espandersi del fenomeno turistico.
Ed è proprio in questa seconda era turistica che nasce (1959) il
tanto atteso Ministero del Turismo e dello Spettacolo.
Qualche data da ricordare:
1959 – I tempi sono ormai maturi e nasce finalmente il Ministero
del Turismo e dello Spettacolo (legge n.617 del 31 luglio). Tale
ministero, fin dalle origini discusso per avere riunito in sé le competenze
del turismo e dello spettacolo, ingiustamente ritenuto di serie B, fu
praticamente travolto dall’avvento delle regioni, negli anni settanta, che
ne hanno assorbito le competenze, e, poi, definitivamente soppresso con
referendum popolare del 18 aprile 1993.
Il decentramento eccessivo che si è venuto, quindi, a creare, ben lungi
dal favorire il turismo, ha portato, invece, ad una disgregazione
progressiva del’organizzazione turistica italiana, oggi scomposta in mille
rivoli a dimostrazione chiara dell’incompetenza e della disaffezione dei
nostri governi verso una seria e organica politica turistica. Con
conseguenze deleterie dell’immagine turistica dell’Italia sui mercati
esteri.
Il Ministero ha avuto una rinascita effimera nel 2006 per essere
riconvertito nel 2011 a Dipartimento per lo sviluppo e le competività del
turismo in seno al Ministero per i beni e le attività culturali.
1960 – Ma tornando a quegli anni, davvero proficui e intelligenti
per lo sviluppo e l’organizzazione turistica italiana, su iniziativa del
neonato Ministero, vengono emessi, tutti in data 27 agosto, quattro
importantissimi decreti del presidente della repubblica che riordina gli
enti turistici più importanti dello Stato Italiano, e cioè l’ENIT, le
Aziende Autonome di Cura Soggiorno e Turismo, il Consiglio Centrale per il
Turismo, gli Enti Provinciali per il Turismo (rispettivamente D.P.R. nn.
1041, 1042, 1043, 1044).
1965 – Con apposito decreto ministeriale viene istituito presso il
Ministero del Turismo l’albo delle associazioni pro-loco.
TERZO TEMPO DEL TURISMO – gli anni settanta: il tempo delle regioni.
Parliamo di quelle a statuto ordinario, istituite, ex artt.115, 117
e ss. della Costituzione, con D.P.R. 14 gennaio 1972 n.6, le quali,
assumendo immediatamente competenza normativa e amministrativa in materia
di turismo e industria alberghiera, cominciarono a legiferare copiosamente
e, com’è noto, disorganicamente, nei più vari e disparati aspetti del
turismo (gestione del territorio, agriturismo, complessi
turistico-ricettivi all’aria aperta, associazioni pro-loco, tutela flora e
fauna, professioni turistiche, e, con grande disinvoltura, riforma degli
enti turistici periferici, classifica alberghiera, agenzie di viaggio,
ecc.).
Del resto l’art.1 del citato decreto testualmente recita che 'le
funzioni amministrative esercitate dagli organi centrali e periferici dello
Stato in materia di turismo e industria alberghiera sono trasferite, per il
rispettivo territorio, alle Regioni a statuto ordinario'.
C’è da osservare, in vero, che la carenza di una rinnovata e più
organica legislazione statuale, ha, in un certo senso, e quasi naturalmente
aperto e favorito la strada alle Regioni: il resto è conseguenziale e
quindi storia.
Oggi, col senno di poi e con le esperienze maturate, possiamo senza
tema affermare che questa pressocchè totale dismissione di funzioni dello
Stato a favore delle Regioni, lungi dall’aver portato vantaggi, ha soltanto
creato differenze organizzative abissali fra regione e regione, situazioni
addirittura abnormi, non proponibili e non comprensibili per gli stranieri:
insomma, la cosiddetta geografia turistica italiana è un caos. Basti
pensare che in Sicilia, per un certo tempo, continuarono a funzionare
ancora le vecchie Aziende di soggiorno, ormai scomparse pressocchè
dovunque, e le bastarde A.A.P.I.T. (Aziende Autonome Provinciali per
l’Incremento Turistico), che altro non erano se non i consunti e deprecati
Enti Provinciali del Turismo: entrambi gli enti, comunque, privi di
consigli d’amministrazione, privi di finanziamenti, servirono, purtroppo,
a foraggiare i vari commissari regionali, lautamente compensati!
Per altro verso, in questo periodo, dal punto di vista sociale, il
turismo si diffonde ancora di più, si incrementano i viaggi organizzati sia
da singoli che in gruppo, crescono i cosiddetti villaggi turistici e
aumenta il desiderio di mete esotiche anche per le classi popolari,
aumentano i vettori aerei, diventano più numerosi i voli charter, cresce il
desiderio di crociera e di termalismo.
* * *
Ricordiamo, per come già sopra richiamato, solo una data notevole:
1972 – Viene emanato il D.P.R. n.6 del 14 gennaio, riguardante
appunto, il 'Trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni
amministrative statali in materia di turismo e industria alberghiera e del
relativo personale'.
QUARTO TEMPO DEL TURISMO – dagli anni ottanta a quelli nostri.
Caratterizzato da una ormai diffusa e consolidata legislazione
regionale, ma anche da una certa ripresa di coscienza del legislatore
nazionale con le due cosiddette leggi quadro sul turismo (v. infra); sotto
il profilo dell’organizzazione turistica è, comunque, un periodo dai grossi
eventi: soppressione del Ministero del Turismo e degli Enti turistici
periferici del turismo, competenze passate alle Regioni, alle Province, ai
Comuni, in modo assai variegato e confuso. Tutto ciò in ossequio ad un
decentramento che sembra, però, cozzare con gli indirizzi di una centralità
europea di cui anche l’Italia fa parte.
* * *
In questi ultimi vent’anni si ha davvero la massima diffusione del
turismo come fenomeno sociale, esteso ormai praticamente a tutti: è
l’obiettivo cui da tempo tendevano gli operatori pubblici e privati del
settore. Le classi meno abbienti, in particolare, hanno trovato nella
diversificazione delle forme ricettive alberghiere ed extralberghiere (si
considerino i camping e i complessi ricettivi all’aria aperta) nuovi e
convenienti incentivi. Non parliamo poi dei vari cosiddetti bed & breakfast
che, ben lungi dalla loro origine (letto e prima colazione in casa), sono
spesso alberghi camuffati per dare meno servizi ed eludere il fisco.
La suddivisione, poi, dei flussi turistici in periodi stagionali ha
comportato e comporta, da un lato, una migliore e più ragionevole
distribuzione del fenomeno come fatto sociale e come prodotto economico; e
dall’altro, un più ampio ventaglio di prezzi turistici, che si abbattono
notevolmente in periodi di media e di bassa stagione: e ciò anche con i
vantaggi pratici di evitare il tutto esaurito, code autostradali, porti e
aeroporti intasati.
Sotto altro verso il turismo di massa ha portato notevoli e così
gravi conseguenze da fare seriamente riflettere. Un solo uomo, si suol
dire, genera inquinamento pari ad 1, ma mille uomini moltiplicano
quell’inquinamento per 1000, causando sovente alterazioni ambientali
irreversibili.
Ormai è sempre più difficile trovare coste e mari puliti, ambienti
veramente incontaminati: del resto la diffusione incontrollata e
populistica dell’automobile - oggi, chi sa perché, tutti comprano
ingombranti e inutili fuoristrada - ha reso possibile enormi spostamenti di
masse con celerità un tempo impensabili: ma, a quale prezzo? Quali, le
conseguenze che ne derivano? Quali, i danni ambientali, l’inquinamento, il
buco nell’ozono, le malattie tipiche del nostro tempo? Certo non è solo
l’automobile causa di tutto ciò, né il turismo di massa. Le industrie, la
tecnologia diffusa, tutta la vita stessa di oggi, sono causa dei mali del
nostro tempo. Il turismo, dobbiamo dirlo, è solo concausa di questi mali.
Ma il turismo è concausa e vittima ad un tempo; poiché esso, per
esistere, ha bisogno dell’ambiente in cui svilupparsi: l’ambiente è la sua
materia prima. Ma l’ambiente può essere danneggiato anche da un eccessivo
turismo, o, come oggi si usa dire, da un turismo non sostenibile. Si pensi,
per esempio, ai grossissimi problemi creati da un turismo massificato e
smodato in località di grande richiamo come Capri, Venezia, Firenze, e in
altre ancora, ove si è giunti a determinazioni, spesso criticate, ma forse
necessarie, di imporre biglietti d’ingresso, ticket vari, e comunque
limitazioni di ordine cautelativo.
E allora il turismo va razionalizzato, bilanciando opportunamente
domanda e offerta, monitorando e confrontando il problema del turismo come
bisogno sociale, con il problema dell’ambiente come esigenza primaria di
vita per tutti gli esseri viventi del pianeta, laddove devono convivere,
con gli uomini più fortunati dei paesi ricchi e industrializzati, anche i
diseredati del terzo e quarto mondo, i quali, probabilmente, sono quelli
che meno hanno contribuito al generale inquinamento.
* * *
Questo quarto tempo del turismo, come si accennava all’inizio, è il
testimone di numerosi ed epocali cambiamenti nella struttura organizzativa
del turismo pubblico, che vede profondi cambiamenti per l’E.N.I.T. con
nuovi ordinamenti, per i turisti stranieri con agevolazioni di vario tipo,
soprattutto nell’acquisto dei carburanti, per l’Istituzione del Ministero
dell’ambiente (1986), per una nuova normativa in materia di alcune
professioni turistiche. A parte la cospicua legislazione regionale che
costituisce un universo a sé, desideriamo, in particolare, soltanto
ricordare:
1983 – Viene promulgata la legge n.217 del 17 maggio: la nota e
tanto discussa 'Legge quadro per il turismo e interventi per il
potenziamento e la qualificazione dell’offerta turistica', uno degli ultimi
provvedimenti dell’ottava legislatura prima del suo prematuro concludersi.
Tale legge, fra le altre cose, prevedeva la soppressione delle Aziende di
Soggiorno e Turismo e degli Enti Provinciali del Turismo, e la costituzione
in loro vece delle A.P.T. (Aziende di Promozione Turistica) in ambiti
territoriali turisticamente rilevanti, individuati dalle Regioni. Queste,
conseguentemente, hanno fatto di tutto, alcune istituendo le A.P.T., poi
sopprimendole, poi inventando nuovi organismi, oppure non hanno fatto
nulla, conservando ancora i vecchi enti. Insomma, un vero e proprio
marasma!
1993 – Con referendum popolare del 18 aprile è abrogato il
Ministero del Turismo e dello Spettacolo, istituito con enfasi nel 1959.
2001 – Legge del 29 marzo, n.135: si può considerare la seconda
legge quadro del turismo italiano. La sua intitolazione, infatti, è
'Riforma della legislazione nazionale del turismo'. Era un provvedimento
atteso da tempo dalle imprese del settore che ora sono parificate alle
aziende degli altri settori produttivi. Inoltre, recependo, forse, quel
documento programmatico approvato nel 1985 a Sofia dalla Organizzazione
Mondiale del Turismo (O.M.T.) che andava sotto il nome di 'Carta del
turismo – Codice del turista', prevede all’art.4, proprio la Carta dei
diritti del turista, redatta dal Ministero dell’Industria e del Commercio,
in favore della promozione dei diritti del turista. La legge, oltre a
regolare le competenze fra Stato, Regioni ed Enti Locali, istituisce i
Sistemi turistici locali (art.5), che diventerebbero l’unica realtà
turistica istituzionale dopo i soppressi Enti turistici periferici di cui
non v’è più neppure traccia; riportiamo, per la sua novità, quanto il comma
1 recita in ordine alla loro essenza: 'si definiscono sistemi turistici
locali i contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti
territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati
dall’offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni
turistiche, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato
locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o
associate'. In Sicilia ne sono stati istituiti nove quante le vecchie
province più quello di Taormina.La legge regola anche le imprese e le
professioni turistiche, il fondo di rotazione per il prestito e il
risparmio turistico e prevede l’abrogazione della Legge 17 maggio 1983
n.217, cioè la più nota prima legge quadro sul turismo.
Non vogliamo commentare tutte queste novità: solo una grande confusione in
un’Italia che per smodata e continua ansia di inispiegabile riforma,
abolisce ciò che prima, bene o male, funzionava per sostituirlo soltanto in
pejus o addirittura col nulla.
Conclusioni
L’evoluzione del turismo prosegue, quindi, inesorabile, e insegue
le logiche nuove del mercato, del tecnicismo esaperato, del business ad
ogni costo. Gli aspetti, per così dire, romantici del turismo d’un tempo
non ci sono più.
E’ quasi la fine di un mito?
Ma allora è d’uopo riprendere una nuova coscienza turistica, matura
e consapevole, e ciò, sia da parte degli operatori che da parte dei
consumatori che del turismo ne sono i fruitori.
Al bando, quindi, i falsi ecologisti, gli arroganti fanatici del
dire sempre no a qualsiasi innovazione; ma al bando anche i profittatori e
gli speculatori, le agenzie di viaggio fantasma, gli operatori truffaldini
e disonesti.
Si ritorni alla civiltà del viaggio, alla cultura del buon
viaggiare, al turismo - inteso ovviamente non più come fatto elitario – ma
come fatto e ricerca di qualità: si eviti la quantità, la massificazione,
il turismo demagogicamente inteso per tutti e a tutti i costi. Attenti ad
una globalizzazione eccessiva ed aberrante e che ogni luogo e ogni persona
di questo Mondo conservino sempre la loro identità.
Qualità, dicevamo. Qualità del viaggio, dei luoghi da visitare,
degli esercizi ricettivi, dei vettori. Non per nulla si vanno
riqualificando le città d’arte che offrono tesori culturali appetibili da
sempre per il vero turista: tesori inconsumabili, o come si suol dire a
fecondità turistica ripetuta; così come, per altro verso, non si
spiegherebbero il grande boom delle crociere e il revival di mezzi di
trasporto desueti, come il leggendario 'Orient Express' o il
Transcantabrico' (che collega Leon a El Ferrol in Spagna), e il 'Royal
Scotsman' composto da carrozze d’epoca vittoriana, veri e propri
treni-crociera, lussuosissimi e costosissimi, dove il viaggio itinerante
sulle rotaie diventa appagamento dell’edonismo ricercato di una ristretta
cerchia di turisti raffinati e competenti.
Oggi il turismo, in vero, se, da un lato, è diffuso pressocchè in
tutte le classi sociali, rimane, tuttavia, ancora come fatto d’elite ai
livelli più alti dell’hotellerie di lusso, delle località più esclusive,
dei mezzi di trasporto riservati ai più abbienti.
E, infine, una considerazione non peregrina: il turismo – che
certamente contribuisce molto alla bilancia dei pagamenti di un paese -
tuttavia non può e non deve consistere in una continua ascesa di primati,
cioè in un primeggiare, ora di una, ora d’un’altra località turistica, nel
numero degli arrivi e delle presenze; il turismo non è, come una
trasmissione televisiva, alla ricerca di un sempre maggiore share
d’ascolto; esso deve soprattuto puntare a contribuire ad un miglioramento
della qualità della vita.
Allora turismo per tutti, sì, ma con giudizio, verso una vera e
propria etica del turismo stesso e dell’ambiente.
E a questo proposito, vorremmo ricordare proprio le parole di Papa
Giovanni Paolo II che, condannando una certa e aberrante sorta di turismo
rivolto a nuove sensazioni, il cosiddetto turismo sessuale, ha
sottolineato: 'Nessuno cada nella tentazione di fare del tempo libero un
tempo di riposo dei valori, ma, al contrario, è doveroso promuovere
un’etica del turismo mondiale'.
* * *
E, avviandoci alla conclusione, vediamo le immagini di alcuni
turisti, al sud della Tunisia ai margini del deserto del Sahara che
dirigendosi coi loro cammelli verso un immenso mare di sabbia, forse
cercano di ritrovare se stessi in una meta indefinita.
* * *
E così come anticipato all’inizio, come abbiamo visto nel trailer
del film 'Interstellar', è lecito chiederci: che succederà nel futuro,
magari non troppo lontano? L’uomo turista sarà ancora come un novello
Ulisse, questa volta alla ricerca di mondi nuovi e sconosciuti del nostro
Universo? Forse sì, ma auguriamoci che non sarà per lui una nuova Odissea
nello spazio.
(immagini e leitmotiv dell’omonimo film di Kubrik)
Leonardo Poma
Inserito il 15 Aprile 2014 nella categoria Relazioni svolte
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