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Il mito del turismo. Civiltà del viaggio e globalizzazione

Il turismo è diventato oggi un bisogno primario. Ne ha parlato, con riferimenti sociali, storici e letterari, l'avv. Leonardo Poma

Relatore: Avv. Leonardo Poma

Conferenza per la Libera Università Tito Marrone di Trapani – Aula magna dell’Istituto Tecnico Industriale Leonardo da Vinci - A.A.  2013 - 2014 -15  APRILE  2014

In ricordo diEnrico Vismara e Gaspare Maltese - maestri di scienze turistiche,galantuomini e amici carissimi

Immagine riferita a: Il mito del turismo. Civiltà del viaggio e globalizzazione Signore e Signori,

questa sera parliamo di turismo, argomento sino ad oggi non trattato nella

nostra Libera Università, e ne parleremo sia come fatto

storico-economico-sociale, ma anche come motivo e ispirazione di nuovi

traguardi e conquiste dell’essere umano.
Vorrei infatti iniziare col farvi vedere il trailer del nuovo film'Interstellar' che apparirà nelle sale a novembre di quest’anno 2014. E’ un

video emozionante che vuole essere un’anticipazione delle ambizioni e dei sogni dell’uomo verso altri nuovi e inesplorati mondi. E nel video si dice 'siamo ancora pionieri', avviati a viaggiare verso lo spazio tempo (con un preciso riferimento al cosiddetto cunicolo spazio-tempo, il wormhole, il ponte cioè di Einstein-Rosen che consentirebbe viaggi appunto interstellari a distanza di migliaia di anni luce).

Immagine riferita a: Il mito del turismo. Civiltà del viaggio e globalizzazione 'Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza' :

le parole dantesche attribuite ad un Ulisse, ormai stanco degli ozi di

Itaca, che spinge i suoi uomini verso i confini del mondo allora conosciuto, o solo ipotizzato, ultima avventura di un uomo ardimentoso, ed estremamente desideroso di sempre nuove conoscenze e che si concluderà fatalmente con il folle volo, sono forse alla base di quelle ancestrali motivazioni che hanno da sempre spinto l’uomo stesso al viaggio e, talvolta, anche verso l’ignoto, sfidandone i pericoli. Certamente Ulisse non fu in ogni caso un turista.
Ma vero è che la lunga epopea del turismo racchiude in sé una storia affascinante e, per molti aspetti misteriosa, pregna di significati, di esperienze, di finalità: non a caso, oggi, gli analisti e studiosi del turismo, rectius della sua disciplina, parlano di turismi plurimi, e non più di turismo come fenomeno univoco:  tante sono le spinte emozionali che determinano l’uomo verso il turismo, per così dire, tradizionale culturale, o quello  congressuale, o enogastronomico, o termale, o balneare, o montano, o sportivo, o religioso, o crocieristico, o rurale…o verso un’altra qualsiasi tipologia, anche stravagante, ma suscettibile di una certa regolamentazione organizzativa, promozionale e quindi economica.
Certo alla base di tutto, la grande evoluzione dei mezzi di trasporto (e, in particolare, dell’aereo e dell’automobile), del miglioramento delle possibilità economiche della popolazione, del desiderio, se non necessità, di vacanze con l’appagamento di un bisogno culturale e ricreativo: il turismo, quindi, diventato così proprio bisogno primario, come lo sono oggi,  nei tempi delle comunicazioni globali e in tempo  reale,  personal   computer e internet. 

*   *   *

Immagine riferita a: Il mito del turismo. Civiltà del viaggio e globalizzazioneTuristi e viaggiatori

      Il fenomeno 'turismo', inteso in senso lato e cioè come viaggio per

finalità varie e in particolare per l’appagamento di desideri edonistici

(cultura, conoscenza, svago, relax…) o talvolta anche come spostamento di

masse, nella letteratura d’ogni tempo e d’ogni paese, ha trovato aedi e

cantori, poeti e romanzieri, pittori e in tempi più recenti fotoamatori,

documentaristi, cineasti, comunque cultori e appassionati, che hanno

raccontato e descritto i propri viaggi, avventurosi e non, od anche viaggi

fatti da altri e meritevoli di narrazione.

Da Erotodo di Alicarnasso a  Marco Polo, dal tanto celebrato Johann Wolfang

Goethe ad Alberto Moravia, sterminata è la tradizione dei narratori di viaggi.


Ma forse tutti costoro sono stati, in verità, più viaggiatori che turisti;

infatti 'in capo a qualche settimana o mese, il turista si affretta a fare

ritorno a casa, il viaggiatore, che dal canto suo non appartiene né a un

luogo né all’altro, si sposta più lentamente, per periodi di anni, da un

punto all’altro della terra'2.

 Dai turisti distinguiamo gli escursionisti che sono coloro che visitano una

località ma che ritornano in sede nella stessa giornata cioè senza

pernottare fuori dalla propria residenza. Essi, quindi, non contribuiscono

alla statistica degli arrivi e delle presenze alberghiere.

Breve excursus storico

Primitive forme di turismo ci fanno risalire probabilmente agli Egizi e

agli Etruschi; ma il turismo degli uomini antichi, per così dire

storicamente documentato, è quello dell’antichità classica greco-romana; e

in vero più che turisti, gli antichi classici erano viaggiatori, spesso

motivati da fatti ben precisi, e talvolta indipendenti dalla loro volontà.
 

E non mi riferisco soltanto ai grandi spostamenti di truppe, descritti da

romantici aedi o da più compassati storici, ma anche a quei grandi

spostamenti di masse attribuibili a motivazioni religiose e sportive (si

considerino i pellegrinaggi a Delfi, presso il famoso tempio di Apollo, o

ad Erice, monte sacro dedicato alla dea Venere, che i naviganti di

passaggio per Drepano - oggi Trapani -  cercavano di propiziarsi con

donativi e riti mistici, o i famosi giochi di Olimpia, celebrati sin dal

776 a.C. in onore di Zeus). Del resto, nulla di nuovo sotto il sole, poiché

anche oggi grandi masse di turisti, visitatori o semplicemente fedeli o

curiosi, si spostano da una città all’altra o, addirittura da un paese

all’altro, allo scopo, per esempio,  di vedere il Papa venuto in visita

pastorale, o bagnarsi, magari, nelle acque sacre di Lourdes o per altri

grandi avvenimenti e occasioni  (Mondiali di calcio, Olimpiadi moderne,

grandi spettacoli musicali…).  Un altro grande motivo di viaggio per i Greci antichi era la pratica

dell’emporia, cioè del commercio; e 'il viaggiatore, commerciando, non solo

si ripaga delle spese del viaggio, ma si assicura una notevole copertura

finanziaria…' 3; era, invece, theoria  l’arte dell’osservare, e cioè del

viaggiare puramente e semplicemente.  Ecco come l’antico Greco fosse commerciante, viaggiatore e turista ante

litteram nel contempo: viaggiava per commercio, vendendo mercanzia e così

autofinanziandosi, e, insieme, osservava e perfezionava le proprie

conoscenze.

*   *   *

 Gli antichi Romani, fra l’altro buongustai della vita, amanti delle

comodità (non dimentichiamo l’abitudine delle terme cui erano adusi) e

dotati di spirito essenzialmente pratico, crearono, per facilitare gli

spostamenti, soprattutto due cose: un’ottima rete viaria (e cioè le famose

strade consolari, esempio di lungimirante opera d’ingegneria) e una, se pur

rudimentale, organizzazione ricettiva. A questo proposito ricordiamo che

c’era tutta una sorta di esercizi ricettivi di tipo diversificato, in

quanto adatti alle diverse classi sociali della societas romana: e cioè le

'mansiones', alberghi riservati ai patrizi posti lungo le strade consolari

e a cui si arrivava generalmente dopo una giornata di viaggio, i

'deversoria' e gli 'stabula', alloggi per persone di bassa condizione

sociale; ovvero le 'mutationes', luoghi dove si cambiavano i cavalli da

posta (come le moderne stazioni di servizio); ovvero, ancora, nel settore

più propriamente della ristorazione, le 'cauponae' cioè osterie e le

'popinae', taverne di infimo ordine (termine il cui etimo è di origine

osca), quasi simili ai 'pandokeja' della non lontana Grecia; ed ancora gli

'hospitia' e le 'tabernae', locande pubbliche malfamate.

Ma certo tali forme ricettive non costituivano l’optimum per l’esigente

civis romanus: sino a che questi non escogitò la famosa 'tessera

hospitalis', quasi antesignana della  moderna carta di credito, con la

quale il possessore poteva godere di ospitalità (pernottamento, vitto e

assistenza sanitaria se necessaria) in altre città presso ospiti, nei cui

confronti – per previo accordo – esisteva appunto reciprocità di

trattamento. 
*   *   *
Periodo di oscurantismo è detto comunemente il medioevo; e cò anche sotto

l’aspetto dei viaggi e degli spostamenti.
Tale involuzione di carattere generale portò la gente a rinchiudersi – e

non solo in senso metaforico – sempre di più in se stessa: le condizioni

economiche non floride, e i pericoli del viaggio immanenti sul pellegrino e

sul viandante, in pratica, limitarono gli spostamenti solo a quelli più

strettamente necessari.

E i santuari e i conventi, situati sovente in luoghi suggestivi e ameni,

diventarono punto di riferimento e di accoglienza per viandanti,

viaggiatori e soprattutto pellegrini, più numerosi di quanto non si pensi.

I cristiani, infatti, consideravano il pellegrinaggio quasi un viaggio

della salute (dell’anima e del corpo). Ricordiamo che, secondo la

tradizione, fu Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, a farsi

promotrice dei primi viaggi di fede (alias  pellegrinaggi) in Terrasanta.
 

Lo stesso Dante nella 'Vita nova' descrisse tre tipi di pellegrinaggi e di

pellegrini: i 'palmieri' che portavano una palma dalla città santa di

Gerusalemme, i 'romei' che, per lo più dalle isole britanniche, andavano

verso Roma, e infine quelli diretti a Santiago de Campostela.

Che le 'crociate', poi, non fossero proprio viaggi turistici, è facile da

intuire. Del resto si andava a piedi, coprendo una distanza giornaliera di

15 – 30 chilometri, e impiegando mesi e mesi per raggiungere la meta. E’,

però, certo che le crociate, pur con tutti i brogli ad esse connessi,

contribuirono ad una notevole conoscenza di terre lontane e popoli diversi.

In tali situazioni, soltanto conventi, monasteri, collettività o, a seconda

dei casi, castelli e corti regnanti davano ospitalità; mentre bisogna

arrivare al sec. XIV per trovare traccia, nelle fonti, di un 'Hospitium

bovis' a Padova, quale esempio d’albergheria d’epoca.
*  *  *
Ma, a poco a poco, prima con l’attività espletata dalle Repubbliche

marinare, poi con l’intrapresa dei lunghi viaggi per mare, e quindi in

epoca rinascimentale, nuovi e più concreti orizzonti si aprono all’uomo,

che si fa più sicuro ed esperto, che affina sempre di più le tecniche e le

scienze, che apprezza le comodità e i piaceri quindi del buon viaggiare.
Le ardimentose scoperte geografiche di nuovi continenti e terre lontane

aprono orizzonti sconfinati di grande interesse commerciale, politico e

sociale. Il cosiddetto evo moderno, dopo la scoperta dell’America,

costituisce davvero una svolta epocale per tutti gli uomini, molti dei

quali hanno sognato 'sulla rotta di Cristoforo Colombo' 

(ascoltiamo l’omonima toccante canzone di Lucio Dalla).

E altra svolta epocale, che ancor più ci avvicina all’era contemporanea, si

ha nel XIX secolo, il 1800, secolo della meccanizzazione, il cui sviluppo,

continuo e incessante, crebbe, possiamo dire in progressione geometrica,

portando a conquiste e risultati tecnici tanto utili per l’uomo da essere

sino a poco tempo prima addirittura inimmaginabili.

Si pensi all’enorme sviluppo dei viaggi cui diede origine l’invenzione

della locomotiva 'Blucher' ad opera di George Stephenson (1814), e la sua

immediata capillare diffusione in tutto il mondo (è del 1823 la prima linea

ferroviaria che unisce, in Inghilterra, Stockton a Darlington). Per

l’Italia, fu il 3 ottobre 1839 quando re Ferdinando II inaugura, con una

locomotiva 'Bayard', la linea Napoli-Portici, primo tratto ferroviario

italiano, lungo 7,5 chilometri.

E quindi, l’invenzione e l’utilizzazione del vapore, 'ingabbiato' dall’uomo

con apposite macchine, diede, com’era naturale, grandissimi ulteriori

sviluppi alla navigazione per tutti i mari del globo, affrancando,

finalmente, i battelli dalla schiavitù del capriccioso dio Eolo: non più

condizionati dai venti, i viaggi marittimi divennero più celeri e sicuri, e

resero, fra l’altro, possibili le grandi migrazioni (certamente non viaggi

a scopo turistico!) fra l’Europa e le Americhe o addirittura con l’altro

emisfero.

Dai brigantini adattati per lunghi viaggi, si passò ai veloci clipper e poi

ai piroscafi. Benemerita fu la famosa compagnia 'Navigazione Generale

italiana', nata dalla storica 'Florio e Rubattino', che sostituì i

piroscafi con nuove, più grandi e sicure navi di linea. Poi confluita con

Lloyd Sabaudo e Cosulich nell’Italia Navigazione).  E, a proposito della

sicurezza, si pensi alla diffusione sempre più capillare della radio di

bordo, che, dal Titanic in poi, salvò un numero smisurato di vite umane.
E fu l’era gloriosa dei transatlantici, che doveva culminare, per quanto

riguarda l’Italia, con il mitico 'REX', realizzato dai cantieri navali

Ansaldo in appena sedici mesi e varato il 1° agosto 1931; questo gigante

del mare, di 51.602 tonnellate, lungo mt.268,20 e largo 29,50,  vero vanto

della marineria italiana, vinse, fra l’altro nel 1933, il  Nastro azzurro,

ambito premio di velocità sulla rotta per New York.
Siffatta prestigiosa tradizione italiana continuerà con tante altre navi di

grande rilevanza commerciale e turistica, come i transatlantici 'Roma', il

'Conte di Savoia', il 'Giulio Cesare', il 'Saturnia', e il 'Vulcania', e

poi ancora l’'Andrea Doria' e il 'Cristoforo Colombo', per concludersi con

i meravigliosi 'Michelangelo' e 'Raffaello': con questi ultimi si pose

fine, purtroppo,  alla lunga e gloriosa epopea nazionale transatlantica, e,

divenuti troppo onerosi e per nulla redditizi, furono tristemente venduti

alla marineria iraniana per farne caserme galleggianti!
Fu, com’è noto, il grande e inarrestabile sviluppo del mezzo aereo a

decretare la fine dei servizi di linea transoceanici. La nave, tuttavia,

rimarrà di grandissima utilità e avrà ulteriori sviluppi nelle brevi e

medie distanze, anche e soprattutto in versione traghetto (integrazione

vettoriale combinata passeggero + auto al seguito) e in versione crociera

(tipologia segnatamente turistica).
*  *  *
Rivoluzione, quindi, totale nel settore dei trasporti, con grandi

ripercussioni verso un turismo sempre più lontano, più diffuso e più

massificato, si ebbe con l’avvento del mezzo aereo: rivoluzione epocale,

iniziata timidamente e, potremmo dire, avventurosamente, passando negli

anni 20 e 30 attraverso l’alternativa dubbiosa se fosse preferibile 'il più

leggero' dell’aria, cioè il dirigibile (oggi tuttavia tecnicamente ripreso

per nuove utilizzazioni) o 'il più pesante' dell’aria, cioè l’aeroplano; e

poi, ritenuta la superiorità tecnica di quest’ultimo, la corsa

inarrrestabile verso aeromobili sempre più veloci, capienti e sicuri (basti

ricordare, per tutti, i giganteschi Boeing 747, comunemente detti 'jumbo

jet', o i supersonici 'Concorde', questi ultimi poco redditizi e costosi e

ormai ritiratati dal traffico dall’ottobre del 2003.
Mentre fa nuovamente capolino la rinascita del romantico dirigibile, reso

ora più sicuro dal gas elio non infiammabile, che può offrire ottime ed

economiche utilizzazioni per trasporti commerciali e turistici per

passeggeri che non hanno eccessiva fretta, oltre che per rilevamenti

dall’alto.

E’ altresì oggetto di rivalutazione il treno, sempre più veloce e

confortevole, che, in taluni casi, nelle brevi o medie distanze, può essere

concorrenziale con l’aereo, dal momento che il suo capolinea è per lo più

l’interno delle città, e non lontani aeroporti che richiedono spesso lunghi

tempi di percorrenza per essere raggiunti. Oggi l’alta velocità si sta

diffondendo in tutto il mondo e solo per curiosità ricordiamo che in

Giappone la Central Japan Railway Company ha ideato un treno con sistema a

levitazione magnetica che ha raggiunto la velocità di ben 581 Km/ora.

Oggi talune agenzie, soprattutto americane, magari un po’ spregiudicate,

organizzano prenotazioni per viaggi interplanetari verso altri mondi (Luna,

Marte…), o solo per 'passeggiate' astrali, certamente intriganti e

suggestive: verrebbe la voglia di sorridere, ma, forse, sarebbe più giusto

riflettere, poiché tanti, tantissimi sogni dell’uomo, ritenuti inverosimili

o solo stravaganti, sono poi diventati realtà.

 Sarà, forse allora, il ritorno di un turismo estremamente elitario? 

Chissà.      
 
I tempi del turismo

Il passaggio dall’epoca dei viaggi a quella del turismo vero e proprio, e

quindi dai viaggiatori ai turisti, fu quindi lento e graduale, mentre è

stato più repentino il passaggio da un turismo per pochi e quindi d’elite a

quello, come oggi si dice, di massa o diffuso. Le motivazioni sono

facilmente intuibili, riflettendo paritariamente i fenomeni della

meccanizzazione e del livello culturale e sociale presenti nei vari momenti

storici.

Alcuni studiosi di turismo hanno, all’uopo, suddiviso l’epopea del  turismo

storico-documentato in periodi temporali. Sono i cosiddetti tempi del

turismo, utili per comprendere tale immenso fenomeno sia sotto l’aspetto

sociologico, sia sotto l’aspetto dell’evoluzione legislativa,

amministrativa, economica. Tali tempi si sogliono far coincidere, come

vedremo, con grandi avvenimenti storici se non epocali, che hanno

significato il volgersi di abitudini, di costumi, del modo di vita dei

popoli. Ritengo, pertanto, che si possa parlare di quattro grossi spazi

temporali, ognuno abbastanza caratterizzato e caratterizzante.

PRIMO TEMPO DEL TURISMO – sino alla conclusione della seconda guerra

mondiale.

 Comincia dagli albori storici, quelli documentati, dai quali può

iniziarsi a parlare di turismo come fatto accertato di rilevanza sociale,

economica, culturale, politica.

 E’ un turismo particolare, limitato alle classi abbienti e

aristocratiche: ancor di più nella sua prima fase, quella che va sino alla

prima guerra mondiale. Può considerarsi come turismo di casta, limitato

cioè ai componenti delle case regnanti e ai nobili, e magari a facoltosi

avventurieri e a belle quanto enigmatiche e disinvolte donnine di un

particolare status sociale, formanti tutti insieme il substrato umano di

quell’intrigante periodo che va sotto il nome di 'belle epoque':

nell’immaginario collettivo, periodo fascinoso, romantico e quasi

pittoresco.

 Ed è anche il turismo delle stazioni termali (e già gli antichi

Romani ne sapevano qualcosa) diffuse nell’Italia preunitaria, delle

nascenti agenzie di viaggio, degli iniziali servizi regolari di linea

marittima transoceanici, del nascere e dell’affermarsi di prestigiosi

imprenditori alberghieri: fra tutti particolare menzione merita Cesare

Ritz, 'inventore' di un moderno tipo di ricettività alberghiera, più idoneo

ad un turismo che comincia a prendere coscienza di sé qualitativamente e

quantitativamente.

      Ecco, quindi, di questo lungo periodo, le tappe essenziali e

fondamentali per l’affermarsi del turismo, che vanno ricordate:
 

 1833 – Aprile. Il vapore 'La Bella Partenope', battente bandiera

napoletana, benedetto da Ferdinando II, salpava, proprio da Napoli con a

bordo 57  tra nobili e ricchi di tutta Europa, diretto nel Mediterraneo

orientale per una crociera di quattro mesi. Prima avventura per mare

riservata a blasonati.4


 1841 – Thomas Cook, insegnante inglese intuitivamente organizza

un’escursione in comitiva, per motivi di lucro, che sarà la prima di una

lunga serie. Il viaggio, è per ferrovia da Leicester a Loughborough e

ritorno. Vi parteciparono 570 persone.

Diventa, così in un certo senso, il pioniere degli agenti di viaggio,

creandone quasi la categoria. Già da allora si può parlare di

intermediazione turistica.

Egli stesso inventa il 'voucher', titolo di credito per servizi turistici  

 prepagati e prenotati; egli stesso sperimenta viaggi in tutto

il mondo, per organizzarli e rivenderli a quanti ne faranno richiesta.

 1863 – Sorge, come già era avvenuto in altri paesi europei, il Club

Alpino Italiano (C.A.I.), con lo scopo precipuo di far conoscere e amare la

montagna: incrementando, quindi, un certo tipo di turismo sportivo ed

ecologico.

 1876 - Nasce la Compagnia Wagons-Lits, che ben presto diventa

internazionale e passa sotto l’organizzazione della Cook con la

denominazione  Wagons-Lits Cook.

 1878 – Massimiliano Chiari costituisce la prima agenzia di viaggi

italiana, sul modello della Cook inglese e della Bennet scandinava.5
 1894 – Con sede in Milano sorge il T.C.I., o più esattamente il

T.C.C.I (Touring Club Ciclistico Italiano), con lo scopo di diffondere il

nascente sport ciclistico, e poi il turismo più in generale e la conoscenza

storico-geografica soprattutto del nostro Paese. Conserva ancora l’immagine

della ruota a raggi di bicicletta come proprio emblema caratterizzante.

Molto apprezzabile è la sua enorme letteratura e cartografia turistica.

 1898 – Nasce l’Automobil Club d’Italia (A.C.I.), inizialmente come

associazione privatistica fra gli automobilisti, che venne man mano

acquisendo sempre maggiore importanza pubblicistica per i compiti delegati

dallo stato, e turistica per l’assistenza data, appunto, ai turisti

motorizzati.

 1907 – Anche gli appassionati del mare richiedono la loro struttura

associativa che li tuteli e ne promuova lo sviluppo: sorge cosi la Lega

Navale Italiana, riconosciuta in ente morale. Oggi congeniale per il

turismo nautico.

 1910 – Data, in un certo senso storica, poiché vede la

pubblicazione della prima legge italiana che si occupi di turismo: riguarda

la cosiddetta imposta di soggiorno, istituita a carico dei turisti che

dimorano in certi comuni a vocazione appunto turistica. Suoi beneficiari

sono, almeno inizialmente, solo gli stessi comuni che avrebbero

riutilizzato gli introiti per finalità di arredo urbano e turistiche.

Diventata risibile per il decorso degli anni, verrà soppressa nel 1988.
 

*  *  *
      La fine della prima guerra mondiale portò uno stravolgimento della

geografia politica dell’Europa, spazzò gran parte delle teste coronate del

vecchio continente, e creò, come accade in questi casi, nuovi poveri e

nuovi ricchi. Molto precaria, in particolare, la situazione

economico-sociale dell’Italia.

Tuttavia vi sono, se pur in embrione, già gli elementi per uno sviluppo

ulteriore e più generalizzato del turismo: fenomeno che in questo contesto,

e cioè a cavallo delle due guerre, diventa meno oggetto di classi

esclusive, ma più alla portata dei nuovi ricchi (talvolta solo deteriori

parvenu), anche se resta ancora piuttosto elitario.
 

ome accennato al paragrafo precedente, provvidenziale è, in questo

periodo, la veloce evoluzione e il grande sviluppo dei mezzi di trasporto,

delle comunicazioni, della ricettività alberghiera.

Si creano enti pubblici ed organismi privatistici che – sul supporto di una

legislazione a volte sufficiente, a volte no – saranno pilastri del turismo

e ne consentiranno la regolamentazione e il successivo sviluppo.

Molto sommariamente ricordiamo i seguenti momenti:

 1919 – Viene istituito l’E.N.I.T., la cui sigla, in questa prima

fase significa 'Ente Nazionale per le Industrie Turistiche'. E’ importante

notare come si cominci a parlare del turismo, come di un’industria:

un’equazione che avrà sempre maggior peso ai tempi nostri. Suo compito fu

quello di promuovere il turismo estero verso l’Italia, dopo i disastri

anche economici della prima guerra mondiale. Nel 1960, pur lasciando

immutata la sigla, muterà il nome in 'Ente Nazionale Italiano per il

Turismo'. Dal 2005 è diventato Agenzia Nazionale Italiana del Turismo, ma

ritenuto molto costoso e poco produttivo nell’incremento del turismo. Da

diversi anni non stampa più neppure l’annuario alberghi d’Italia.

 1926 – Data davvero storica per il turismo italiano, che vede la

nascita delle Aziende Autonome di Cura Soggiorno e Turismo, nelle località

alle quali 'conferisce importanza essenziale nell’economia locale il

concorso di forestieri'.  Enti benemeriti che tanto hanno contribuito alla

promozione e diffusione del turismo italiano e al miglioramento delle

località turistiche. Che, poi, di tali enti ci sia stata, come in Sicilia,

un’aberrante proliferazione politica, ben lungi da una logica turistica, è

tutto un altro discorso.

 1927 – Viene fondata la Compagnia Italiana Turismo (C.I.T.),  una

delle più importanti agenzie di viaggio italiane a carattere

internazionale, non per nulla diretta emanazione delle Ferrovie dello

Stato. Passata in mani private nel 2007 ed oggi non più operante come tale.
 

 1935 – Si istituiscono, sempre per le legge, come le Aziende su

richiamate, gli  Enti Provinciali per il Turismo, con compiti di

coordinamento, controllo e promozione del turismo provinciale. Furono

ironicamente chiamati prefetture del turismo, non identificando un vero e

proprio territorio turistico, ma solo la coincidente circoscrizione

amministrativa provinciale.

SECONDO TEMPO DEL TURISMO – dal secondo dopoguerra mondiale alla fine degli

anni sessanta.

 E’ un periodo eterogeneo e variegato, che passa da una situazione

di disastro generale, lasciata dagli eventi della seconda guerra mondiale,

che aveva annichilito ogni forma di turismo, sino al boom degli anni

sessanta, laddove le nuove acquisite disponibilità economiche degli

italiani consentono un sempre più incoraggiante e significativo incremento

del fenomeno turistico. Il tutto attraverso gli anni cinquanta, durante i

quali il turismo, in continuo crescendo, viene fatto oggetto di studi, e lo

si comincia a inquadrare come attività scientifica: crescono, infatti, e si

diffondono le agenzie di viaggio, si incrementano e sviluppano i mezzi di

trasporto e la rete viaria e autostradale italiana, e inizia finalmente una

più razionale politica a favore dell’incentivazione della ricettività

attraverso l’istituzione di provvidenze per il credito turistico

alberghiero.

 Certo, si cementificano anche alcuni tratti di costa, ma allora

v’era una minore attenzione verso l’ambiente e l’ecologia: ma senza quella

disattenzione non avremmo forse oggi quel compendio di deliziosi alberghi

panoramici o costieri che, invece, in altre parti del mondo, sussistono

numerosi senza infastidire alcuno: indubbiamente vi sono stati degli abusi,

ma costituisce parimenti abuso il vietare tutto ad ogni costo. 
 

 In questo periodo, quindi, migliora grandemente la qualità

dell’offerta turistica, crescendo di pari passo la richiesta di turismo,

ormai non più fenomeno di ristretta elite, ma sempre più aperto alle varie

classi sociali. La diffusione sempre più estesa dell’automobile è una delle

motivazioni principali dell’espandersi del fenomeno turistico.

 Ed è proprio in questa seconda era turistica che nasce (1959) il

tanto atteso Ministero del Turismo e dello Spettacolo.

 Qualche data da ricordare:

 1959 – I tempi sono ormai maturi e nasce finalmente il Ministero

del Turismo e dello Spettacolo  (legge n.617 del 31 luglio). Tale

ministero, fin dalle origini discusso per avere riunito in sé le competenze

del turismo e dello spettacolo, ingiustamente ritenuto di serie B, fu

praticamente travolto dall’avvento delle regioni, negli anni settanta, che

ne hanno assorbito le competenze, e, poi, definitivamente soppresso con

referendum popolare del 18 aprile 1993.

Il decentramento eccessivo che si è venuto, quindi,  a creare,  ben lungi

dal favorire il turismo, ha portato, invece, ad una disgregazione

progressiva del’organizzazione turistica italiana, oggi scomposta in mille

rivoli a dimostrazione chiara dell’incompetenza e della disaffezione dei

nostri governi verso una seria e organica politica turistica. Con

conseguenze deleterie dell’immagine turistica dell’Italia sui mercati

esteri.

Il Ministero ha avuto una rinascita effimera nel 2006 per essere

riconvertito nel 2011 a Dipartimento per lo sviluppo e le competività del

turismo in seno al Ministero per i beni e le attività culturali.

 1960 – Ma tornando a quegli anni, davvero proficui e intelligenti

per lo sviluppo e l’organizzazione turistica italiana, su iniziativa del

neonato Ministero, vengono emessi, tutti in data 27 agosto, quattro

importantissimi decreti del presidente della repubblica che riordina gli

enti turistici più importanti dello Stato Italiano, e cioè l’ENIT, le

Aziende Autonome di Cura Soggiorno e Turismo, il Consiglio Centrale per il

Turismo, gli Enti Provinciali per il Turismo (rispettivamente D.P.R. nn.

1041, 1042, 1043, 1044).

 1965 – Con apposito decreto ministeriale viene istituito presso il

Ministero del Turismo l’albo delle associazioni pro-loco.  

TERZO TEMPO DEL TURISMO – gli anni settanta: il tempo delle regioni.
 Parliamo di quelle a statuto ordinario, istituite, ex artt.115, 117

e ss. della Costituzione, con D.P.R. 14 gennaio 1972 n.6, le quali,

assumendo immediatamente competenza normativa e amministrativa in materia

di turismo e industria alberghiera, cominciarono a legiferare copiosamente

e, com’è noto, disorganicamente, nei più vari e disparati aspetti del

turismo (gestione del territorio, agriturismo, complessi

turistico-ricettivi all’aria aperta, associazioni pro-loco, tutela flora e

fauna, professioni turistiche, e, con grande disinvoltura, riforma degli

enti turistici periferici, classifica alberghiera, agenzie di viaggio,

ecc.).

 Del resto l’art.1 del citato decreto testualmente recita che 'le

funzioni amministrative esercitate dagli organi centrali e periferici dello

Stato in materia di turismo e industria alberghiera sono trasferite, per il

rispettivo territorio, alle Regioni a statuto ordinario'.

 C’è da osservare, in vero, che la carenza di una rinnovata e più

organica legislazione statuale, ha, in un certo senso, e quasi naturalmente

aperto e favorito la strada alle Regioni: il resto è conseguenziale e

quindi storia.

 Oggi, col senno di poi e con le esperienze maturate, possiamo senza

tema affermare che questa pressocchè totale dismissione di funzioni dello

Stato a favore delle Regioni, lungi dall’aver portato vantaggi, ha soltanto

creato differenze organizzative abissali fra regione e regione, situazioni

addirittura abnormi, non proponibili e non comprensibili per gli stranieri:

insomma, la cosiddetta geografia turistica italiana  è un caos. Basti

pensare che in Sicilia, per un certo tempo, continuarono a funzionare

ancora le vecchie Aziende di soggiorno, ormai scomparse pressocchè

dovunque, e le bastarde A.A.P.I.T. (Aziende Autonome Provinciali per

l’Incremento Turistico), che altro non erano se non i consunti e deprecati

Enti Provinciali del Turismo: entrambi gli enti, comunque, privi di

consigli d’amministrazione, privi di finanziamenti, servirono, purtroppo, 

a foraggiare i vari commissari regionali,  lautamente compensati!

 Per altro verso, in questo periodo, dal punto di vista sociale, il

turismo si diffonde ancora di più, si incrementano i viaggi organizzati sia

da singoli che in gruppo, crescono i cosiddetti villaggi turistici e

aumenta il desiderio di mete esotiche anche per le classi popolari,

aumentano i vettori aerei, diventano più numerosi i voli charter, cresce il

desiderio di crociera e di termalismo.

*  *  *
 Ricordiamo, per come già sopra richiamato, solo una data notevole:

 1972 – Viene emanato il D.P.R. n.6 del 14 gennaio, riguardante

appunto, il  'Trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni

amministrative statali in materia di turismo e industria alberghiera e del

relativo personale'.

QUARTO TEMPO DEL TURISMO – dagli anni ottanta a quelli nostri.
 

 Caratterizzato da una ormai diffusa e consolidata legislazione

regionale, ma anche da una certa ripresa di coscienza del legislatore

nazionale con le due cosiddette leggi quadro sul turismo (v. infra); sotto

il profilo dell’organizzazione turistica è, comunque, un periodo dai grossi

eventi: soppressione del Ministero del Turismo e degli Enti turistici

periferici del turismo, competenze passate alle Regioni, alle Province, ai

Comuni, in modo assai variegato e confuso. Tutto ciò in ossequio ad un

decentramento che sembra, però, cozzare con gli indirizzi di una centralità

europea di cui anche l’Italia fa parte.
*  *  *
 In questi ultimi vent’anni si ha davvero la massima diffusione del

turismo come fenomeno sociale, esteso ormai praticamente a tutti: è

l’obiettivo cui da tempo tendevano gli operatori pubblici e privati del

settore. Le classi meno abbienti, in particolare,  hanno trovato nella

diversificazione delle forme ricettive alberghiere ed extralberghiere (si

considerino i camping e i complessi ricettivi all’aria aperta) nuovi e

convenienti incentivi. Non parliamo poi dei vari cosiddetti bed & breakfast

che, ben lungi dalla loro origine (letto e prima colazione in casa), sono

spesso alberghi camuffati per dare meno servizi ed eludere il fisco.
 La suddivisione, poi, dei flussi turistici in periodi stagionali ha

comportato e comporta, da un lato, una migliore e più ragionevole

distribuzione del fenomeno come fatto sociale e come prodotto economico; e

dall’altro, un più ampio ventaglio di prezzi turistici, che si abbattono

notevolmente in periodi di media e di bassa stagione: e ciò anche con i

vantaggi pratici di evitare il tutto esaurito, code autostradali, porti e

aeroporti intasati.
 Sotto altro verso il turismo di massa ha portato notevoli e così

gravi conseguenze da fare seriamente riflettere. Un solo uomo, si suol

dire, genera inquinamento pari ad 1, ma mille uomini moltiplicano

quell’inquinamento per 1000, causando sovente alterazioni ambientali

irreversibili.
 Ormai è sempre più difficile trovare coste e mari puliti, ambienti

veramente incontaminati: del resto la diffusione incontrollata e

populistica dell’automobile - oggi, chi sa perché, tutti comprano

ingombranti e inutili fuoristrada - ha reso possibile enormi spostamenti di

masse con celerità un tempo impensabili: ma, a quale prezzo? Quali, le

conseguenze che ne derivano? Quali, i danni ambientali, l’inquinamento, il

buco nell’ozono, le malattie tipiche del nostro tempo? Certo non è solo

l’automobile causa  di tutto ciò, né il turismo di massa. Le industrie, la

tecnologia diffusa, tutta la vita stessa di oggi, sono causa dei mali del

nostro tempo. Il turismo, dobbiamo dirlo, è solo concausa di questi mali.
 Ma il turismo è concausa e vittima ad un tempo; poiché esso, per

esistere,  ha bisogno dell’ambiente in cui svilupparsi: l’ambiente è la sua

materia prima. Ma l’ambiente può essere danneggiato anche da un eccessivo

turismo, o, come oggi si usa dire, da un turismo non sostenibile. Si pensi,

per esempio, ai grossissimi problemi creati da un turismo massificato e

smodato in località di grande richiamo come Capri, Venezia, Firenze, e in

altre ancora, ove si è giunti a determinazioni, spesso criticate, ma forse

necessarie, di imporre biglietti d’ingresso, ticket vari, e comunque

limitazioni di ordine cautelativo.
 E allora il turismo va razionalizzato, bilanciando opportunamente

domanda e offerta, monitorando e confrontando il problema del turismo come

bisogno sociale, con il problema dell’ambiente come esigenza primaria di

vita per tutti gli esseri viventi del pianeta, laddove devono convivere,

con gli uomini più fortunati dei paesi ricchi e industrializzati, anche i

diseredati del terzo e quarto mondo, i quali, probabilmente, sono quelli

che meno hanno contribuito al generale inquinamento.
*  *  *
 Questo quarto tempo del turismo, come si accennava all’inizio, è il

testimone di numerosi ed epocali cambiamenti nella struttura organizzativa

del turismo pubblico, che vede profondi cambiamenti per l’E.N.I.T. con 

nuovi ordinamenti, per i turisti stranieri con agevolazioni di vario tipo,

soprattutto nell’acquisto dei carburanti, per l’Istituzione del  Ministero

dell’ambiente (1986), per una nuova normativa in materia di alcune

professioni turistiche. A parte la cospicua legislazione regionale che

costituisce un universo a sé, desideriamo, in particolare, soltanto

ricordare:
 1983 – Viene promulgata la legge n.217 del 17 maggio: la nota e

tanto discussa 'Legge quadro per il turismo e interventi per il

potenziamento e la qualificazione dell’offerta turistica', uno degli ultimi

provvedimenti dell’ottava legislatura prima del suo prematuro concludersi.

Tale legge, fra le altre cose, prevedeva la soppressione delle Aziende di

Soggiorno e Turismo e degli Enti Provinciali del Turismo, e la costituzione

in loro vece delle A.P.T. (Aziende di Promozione Turistica) in ambiti

territoriali turisticamente rilevanti, individuati dalle Regioni. Queste,

conseguentemente, hanno fatto di tutto, alcune istituendo le A.P.T., poi

sopprimendole, poi inventando nuovi organismi, oppure non hanno fatto

nulla, conservando ancora i vecchi enti. Insomma, un vero e proprio

marasma!
 1993 – Con referendum popolare del 18 aprile è abrogato il

Ministero del Turismo e dello Spettacolo, istituito con enfasi nel 1959.
 2001 – Legge del 29 marzo, n.135: si può considerare la seconda

legge quadro del turismo italiano. La sua intitolazione, infatti, è

'Riforma della legislazione nazionale del turismo'. Era un provvedimento

atteso da tempo dalle imprese del settore che ora sono parificate alle

aziende degli altri settori produttivi. Inoltre, recependo, forse, quel

documento programmatico approvato nel 1985 a Sofia dalla Organizzazione

Mondiale del Turismo (O.M.T.) che andava sotto il nome di 'Carta del

turismo – Codice del turista', prevede all’art.4, proprio la Carta dei

diritti del turista, redatta dal Ministero dell’Industria e del Commercio,

in favore della promozione dei diritti del turista. La legge, oltre a

regolare le competenze fra Stato, Regioni ed Enti Locali, istituisce i

Sistemi turistici locali (art.5), che diventerebbero l’unica realtà

turistica istituzionale dopo i soppressi Enti turistici periferici di cui

non v’è più neppure traccia; riportiamo, per la sua novità, quanto il comma

1 recita in ordine alla loro essenza: 'si definiscono sistemi turistici

locali i contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti

territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati

dall’offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni

turistiche, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato

locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o

associate'.  In Sicilia ne sono stati istituiti nove quante le vecchie

province più quello di Taormina.La legge regola anche le imprese e le

professioni turistiche, il fondo di rotazione per il prestito e il

risparmio turistico e prevede l’abrogazione della Legge 17 maggio 1983 

n.217, cioè la più nota prima legge quadro sul turismo.
Non vogliamo commentare tutte queste novità: solo una grande confusione in

un’Italia che per smodata e continua ansia di inispiegabile riforma,

abolisce ciò che prima, bene o male, funzionava per sostituirlo soltanto in

pejus o addirittura col nulla.
 
Conclusioni

 L’evoluzione del turismo prosegue, quindi, inesorabile, e insegue

le logiche nuove del mercato, del tecnicismo esaperato, del business ad

ogni costo. Gli aspetti, per così dire, romantici del turismo d’un tempo

non ci sono più. 

 E’ quasi la fine di un mito?

 Ma allora è d’uopo riprendere una nuova coscienza turistica, matura

e consapevole, e ciò, sia da parte degli operatori che da parte dei

consumatori che del turismo ne sono i fruitori.

 Al bando, quindi, i falsi ecologisti, gli arroganti fanatici del

dire sempre no a qualsiasi innovazione; ma al bando anche i profittatori e

gli speculatori, le agenzie di viaggio fantasma, gli operatori truffaldini

e disonesti.

 Si ritorni alla civiltà del viaggio, alla cultura del buon

viaggiare, al turismo -  inteso ovviamente non più come fatto elitario – ma

come fatto e ricerca di qualità: si eviti la  quantità, la massificazione,

il turismo demagogicamente inteso per tutti e a tutti i costi. Attenti ad

una globalizzazione eccessiva ed aberrante e che ogni luogo e ogni persona

di questo Mondo conservino sempre la loro identità.

 Qualità, dicevamo. Qualità del viaggio, dei luoghi da visitare,

degli esercizi ricettivi, dei vettori. Non per nulla si vanno

riqualificando le città d’arte che offrono tesori culturali appetibili da

sempre per il vero turista: tesori inconsumabili, o come si suol dire a

fecondità turistica ripetuta; così come, per altro verso, non si

spiegherebbero il grande boom delle crociere e il revival di mezzi di

trasporto desueti, come il leggendario 'Orient Express' o il

Transcantabrico' (che collega Leon a El Ferrol in Spagna), e il 'Royal

Scotsman' composto da carrozze d’epoca vittoriana, veri e propri

treni-crociera, lussuosissimi e costosissimi, dove il viaggio itinerante

sulle rotaie diventa appagamento dell’edonismo ricercato di una ristretta

cerchia di turisti raffinati e competenti.

 Oggi il turismo, in vero, se, da un lato, è diffuso pressocchè in

tutte le classi sociali, rimane, tuttavia, ancora come fatto d’elite ai

livelli più alti dell’hotellerie di lusso, delle località più esclusive,

dei mezzi di trasporto riservati ai più abbienti. 

 E, infine, una considerazione non peregrina: il turismo – che

certamente contribuisce molto alla bilancia dei pagamenti di un paese - 

tuttavia non può e non deve consistere in una continua ascesa di primati,

cioè in un primeggiare, ora di una, ora d’un’altra località turistica, nel

numero degli arrivi e delle presenze; il turismo non è, come una

trasmissione televisiva, alla ricerca di un sempre maggiore share

d’ascolto; esso deve soprattuto puntare a contribuire ad un miglioramento

della qualità della vita. 

 Allora turismo per tutti, sì, ma con giudizio, verso una vera e

propria etica del turismo stesso e dell’ambiente.

 E a questo proposito, vorremmo ricordare proprio le parole di Papa

Giovanni Paolo II che, condannando una certa e aberrante sorta di turismo

rivolto a nuove sensazioni, il cosiddetto turismo sessuale, ha

sottolineato: 'Nessuno cada nella tentazione di fare del tempo libero un

tempo di riposo dei valori, ma, al contrario, è doveroso promuovere

un’etica del turismo mondiale'.
                                              *  *  *
 E, avviandoci alla conclusione, vediamo le immagini di alcuni

turisti, al sud della Tunisia ai margini del deserto del Sahara che

dirigendosi coi loro cammelli verso un immenso mare di sabbia, forse

cercano di ritrovare se stessi in una meta indefinita.
*   *  *
 E così come anticipato all’inizio, come abbiamo visto nel trailer

del film 'Interstellar', è lecito chiederci: che succederà nel futuro,

magari non troppo lontano?  L’uomo turista sarà ancora come un novello

Ulisse, questa volta alla ricerca di mondi nuovi e sconosciuti del nostro

Universo? Forse sì, ma auguriamoci che non sarà per lui una nuova Odissea

nello spazio.

(immagini e leitmotiv dell’omonimo film di Kubrik)

                                Leonardo Poma
   
 
 

Autore Prof-Greco

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Inserito il 15 Aprile 2014 nella categoria Relazioni svolte