Alla presenza di una qualificata platea, si è svolto il secondo incontro sulle rappresentazioni classiche di Siracusa con la relazione sulla tragedia di Euripide
.
Attuali e interessanti temi sono emersi dalla vibrante e appassionata lettura dell’Ifigenia di Euripide condotta dal dott. Giuseppe Abbita come la smodata ambizione del potere e i mezzi adottati per conquistarlo: bugie, ipocrisie, rinuncia ai fondamentali valori etici. Ifigenia è l’ unica eroina in questa tragedia di pseudo eroi, a rappresentare valori positivi: attaccamento alla famiglia e amore per la patria per la quale offrirà la sua vita spontaneamente. Un parallelismo con l’Ifigenia di Jean Racine, è stato tratteggiato dal francesista Leonardo Greco che ha evidenziato come il grande tragediografo abbia apportato modifiche alla ricerca della verosomiglianza. In effetti, Racine ha introdtto l’intervento risolutivo di Calcante con l’esclusione di fatto dell’intervento divino.Qui di seguito si aggiunge anche un commento integrale del dott. Giovanni Palmeri, rivolto al relatore: "Ifigenia, una vergine fanciulla, splendida, dove il tema della bellezza, già da solo potrebbe intrattenerci a lungo, valicando la dimensione estetica per approdare a quella di gran lunga superiore della sua immagine Etica. Dopo esserti piacevolmente intrattenuto prima sull’attualità del tema politico, ci hai fatto notare come Ifigenia esce dal luogo occulto agli uomini, riservato e sottomesso del Gineceo, dove vive segregata, come figura di secondo piano, nel suo contesto storico, per emanciparsi, e riscattare il suo stesso genere.E’ sicuramente sorprendente la scoperta di Euripide.Ci hai detto infatti che è stato un innovatore! In Eschilo invece la fanciulla è solo un soggetto passivo, la cui dimensione umana è tutta confinata nei valori che la tradizione le attribuisce.Su quella fragilità c’è non solo il riscatto del ruolo femminile, ma anche quello della stessa famiglia, soffocata e scardinata dalla ragion di stato, dalla politica, dal potere, dalla menzogna o dall’ipocrisia, come ti piace definirla, del padre re Agamennone.Una vergine fanciulla, che prende coscienza della realtà e fa quello che gli uomini non hanno saputo fare.Un dramma che evolve a poco a poco, quando aggrappata alle vesti del padre lo supplica in lacrime di risparmiarla. In quel dramma si consumano le aspettative, i progetti, i sogni di principessa, mentre si cullava proprio sulle ginocchia del padre, che ora pretende la vita. L’incalzante tensione emotiva, via via che la sua decisione di immolarsi prende corpo si placa, fino a diventare scelta consapevole di un destino ineluttabile, per approdare sul piano della serenità di una conquista fatta di ragione. La forza fisica, la potenza dei guerrieri, la nobiltà stessa dell’eroe, sfavillante dentro i bagliori della corazza e della spada tanto cari ad Omero, qui si configurano come forza interiore, forza spirituale, forza dell’animo. Sorprende che nella fanciulla tutte queste cose non escano inferiori, anzi.La Polis nel suo particolarismo egoistico, esce come rigenerata dalla linfa di Ifigenia.La guerra esaltata come risoluzione di una contesa dove l’offesa di Paride per il ratto di Elena, perde il suo connotato di evento, e si configura come un tentativo dei barbari troiani di espropriare la cultura greca.Mi sembra stupefacente e sconvolgente al tempo stesso, constatare come non un solo passo degli autori di cui parli, mio caro Peppe, sia distante da noi.Ma stupirsi in fondo, non assuefarsi alle cose, agli eventi, penso sia un modo come accumulare tensione emotiva e partecipare alla vita. Il passaggio intellettuale del pensiero penso debba stargli sotto. La conoscenza dunque subordinata all’emozione. Oggi hai scelto Ifigenia ed in Lei ho percepito l’angoscia, lo smarrimento, lo sgomento, lo sdegno, e la rabbia per il crollo improvviso ed inatteso del suo progetto di vita. Ci hai invitato a considerare tutti i turbamenti del suo animo, rivelandoci quanto siano identici ai nostri. Ci hai fatto vedere quanto siano forti i temi degli ossimori, vita e morte, guerra e pace, libertà e schiavitù. Temi estremamente attuali ed alla base stessa dei nostri problemi quotidiani.Concludere questa riflessione, mi porta ad individuare un protagonista, che non ho trovato nella politica, nella guerra, e neppure mi sentirei di esprimerli in quell’incontenibile flusso di sentimenti che la nostra giovane fanciulla ci ha lasciato, ma non ti sorprenderà spero, se ti dirò di averli avvertiti nella sublime poesia di quelle parole che l’autore ci ha consegnato, e tu ci hai letto".Giovanni Palmeri
Inserito il 08 Maggio 2015 nella categoria Relazioni svolte
social bookmarking