La dott.ssa Agata Bianco ha relazionato sulle fasi vitali della famiglia comprendenti il passato, il presente e la prospettiva di vita futura
Relatore: Dott.ssa Agata Bianco - Psicoterapeuta
La famiglia come sistema trigenerazioneale. L’idea della famiglia come sistema emozionale che coinvolge almeno tre generazioni è ormai patrimonio acquisito della psicologia ad indirizzo sistemico (Carter e Mc Goldrick, 1989) Particolarmente interessanti sono quei contributi che hanno legato questa prospettiva al concetto di ciclo di vita. Secondo tale approccio, ogni famiglia ha una sua peculiare storia che è diversa dalla somma delle storie dei singoli membri che la compongono e si snoda lungo un cammino segnato da una serie di transizioni. In sintesi, possiamo affermare che il modello del ciclo di vita delinea (seppur nella diversità degli approcci e degli autori che ne hanno fatto oggetto di studio) delle tappe evolutive che quasi tutte le famiglie attraversano, eventi c.d. critici che, per essere affrontati, richiedono modalità relazionali diverse e più funzionali. Basti qui sottolineare che in ognuna di queste fasi, la famiglia si trova di fronte a quelli che vengono chiamati 'compiti di sviluppo' e cioè possibili cambiamenti da mettere in atto per 'rispondere alle esigenze di trasformazione e di crescita caratteristiche di quel momento evolutivo' (Malagoli Togliatti, Lavadera, 2002). Gran parte di questi compiti di sviluppo ruota intorno ad una ridefinizione dei ruoli e delle relazioni e – cosa importante- vede contemporaneamente impegnati i membri di almeno tre generazioni. Come a dire che fin dalla formazione della coppia e in ogni fase del ciclo di vita, figli, genitori e nonni si trovano a dover ricontrattare e ristrutturare le loro relazioni in un modo che sia piu’ funzionale a quella determinata fase evolutiva. Va da ultimo precisato che la modalità con la quale la famiglia affronta ogni transizione dipende da molti fattori: il significato attribuito a quel particolare evento (a sua volta strettamente legato alle aspettative, alle regole della famiglia e del sistema socioculturale, a quanto viene tramandato da generazione in generazione) e le risorse (personali, familiari e sociali) di cui la famiglia dispone. E’ importante sottolineare che qualora la famiglia non riesca a portare a termine i compiti di sviluppo relativi ad una determinata fase o se il passaggio alla fase successiva si verifica senza che si sia avuta una reale riorganizzazione di ruoli e funzioni, è possibile che si verifichi (fino alla presenza di comportamenti sintomatici) una sofferenza nel sistema. Se non affrontate, tali situazioni dispiegheranno i loro effetti lungo tutto l’arco del ciclo vitale e, in un’ottica più ampia possono ripercuotersi sulle generazioni seguenti. Genitori e nonni nel ciclo di vita della famiglia. Come è facile immaginare la scelta degli eventi che caratterizzano ogni fase del ciclo di vita, pur se legata a determinati fattori (matrimonio, nascite, eventi legati allo sviluppo o allo scorrere del tempo) è in ultima analisi arbitraria. Con riferimento al modello delineato da Marisa Malagoli Togliatti ed Anna Lubrano Lavadera (2002) ci soffermeremo su alcuni degli aspetti implicati della visione trigenerazionale della famiglia. Con il matrimonio, la neocoppia si trova impegnata su due fronti diversi ma strettamente interdipendenti: costruire una nuova identità di coppia e ridefinire relazioni e distanze con le famiglie di origine. Va osservato che, laddove figli e genitori sono coinvolti in legami troppo 'invischiati' o eccessivamente 'disimpegnati', questo compito appare oltremodo difficile. 'Tra i genitori e i figli (neoconiugi) va costruita una relazione […] tale che i legami familiari intergenerazionali non diventino vincoli ma risorse. Una madre che pretende che la figlia sposata accorra quotidianamente da lei non appena telefona […] o al contrario un figlio estremamente legato alla propria madre e che non prende nessuna decisione senza prima consultarla […] sono esempi di situazioni poco funzionali che lasciano poco spazio alla costruzione di una identità di coppia essendo i partner ancora fortemente coinvolti con le proprie famiglie di origine. Neanche l’atteggiamento opposto, e cioè quello di interrompere del tutto i rapporti con le rispettive famiglie di origine è foriero di uno stato di maggiore benessere […] in quanto più fondato su meccanismi di negazione che di elaborazione di nuove modalità con cui possono essere manifestati i legami intergenerazionali'(Malagoli Togliatti- Lavadera, 2002). Quasi inutile sottolineare che questo processo 'di svincolo' vede coinvolte entrambe le generazioni: mentre i figli ricercano e costruiscono la propria individuazione come persone e come coppia , i genitori sono impegnati nel difficile compito di separarsi a loro volta dai figli aiutandoli ad assumersi nuove e diverse responsabilità. Il legame tra le famiglie di origine e la nuova famiglia che si sta formando è ben evidenziato dal modello proposto da Maurizio Andolfi (1994). Secondo questo Autore, nella coppia c.d. bilanciata i coniugi 'hanno elaborato un buona separazione dalla propria famiglia di origine, pur essendo entrambi profondamente radicati nei propri sistemi di appartenenza'. In tali casi, i ruoli e le funzioni dei vai membri sono differenziati ma non in senso rigido e i rapporti con le famiglie di origine possono essere vissuti in modo che a prevalere sia l’aspetto di risorsa. Nelle famiglie con posizione sbilanciata possiamo invece distinguere due diverse situazioni. Nella prima uno o entrambi i coniugi appaiono ancora troppo coinvolti emotivamente con le loro famiglie di origine. Il caso piu’ comune è quello in cui tale aspetto di 'dipendenza emotiva' riguarda un solo membro della coppia laddove l’altro, al contrario, ha alle spalle una storia 'opposta' in cui prevale il distacco. Di norma in tali situazioni, la famiglia emotivamente invischiata assorbe completamente il coniuge 'solo' creando uno sbilanciamento della coppia verso uno solo dei rami genitoriali. La seconda situazione sbilanciata è invece caratterizzata da una coppia in cui entrambi i coniugi hanno alle spalle una situazione di distacco dalle proprie famiglie di origine. In tali casi la storia di entrambi i rami familiari sembra interrompersi rendendo inelaborabile il lascito intergenerazionale e dando luogo a comportamenti di negazione del passato o di opposizione cieca a quanto è stato. Particolarmente importante in questo contesto è dunque il c.d. processo di trasmissione intergenerazionale. Ogni famiglia ha cioè una propria storia, un insieme di valori, credenze, modalità di legami che si tramanda di generazione in generazione ed ha il proprio centro nel modo in cui è stato portato aventi 'lo svincolo' dalla famiglia di origine: in questo senso, negare questo lascito o restarne troppo invischiati non permette la elaborazione di quanto ci viene donato in eredità e di impedisce di usare la nostra storia come un trampolino di lancio verso nuove comprensioni. Con la nascita del primo figlio i figli diventano (anch’essi) genitori e i genitori diventano nonni attuando quello che viene definito 'salto generazionale'. Anche in questo caso i compiti di sviluppo si dispiegano lungo due direzioni: introdurre nella relazione di coppia un ruolo (nonni, genitori) che dura tutta la vita e ridefinire nuovamente relazioni e distanze tra la neo famiglia e le famiglie di origine. In ogni caso – e per tutti i membri del sistema- i fattori coivolti sono molteplici: le aspettative legate al figlio/nipote, a livello personale (il desiderio di un figlio/nipote come 'mezzo' per realizzare - a livello più o meno cosciente- le proprie aspirazioni, per dare senso ad un vuoto esistenziale, sentirsi utili…), di coppia (dare una possibilità ad un rapporto di coppia spento o palesemente in crisi, aspettarsi che i nonni si occupino dei nipoti o all’inverso che i figli li affidino a tempo pieno, lasciare un erede…), sociali (il figlio come alternativa alla carriera della madre, la generatività come parte essenziale della vita di una donna, realizzare quello che si sente come il fine del matrimonio…). A queste si aggiunge , come dicevamo, quanto si è pronti a passare alla generazione successiva (rinunciando in un certo senso ai rancori e alle pretese legate al 'vecchio' rapporto genitori/figli), a legami che sono 'per sempre' e attraverso questi a trasformare i legami con il coniuge/sposo del figlio e la sua famiglia di origine. Anche in questo caso, 'se i nuovi genitori non hanno completato il processo di individuazione dalla propria famiglia di origine, e non sono stati in grado di regolare adeguatamente le distanze e creare confini chiari, possiamo trovarci di fronte a situazioni poco funzionali sia alla crescita del bambino che alla evoluzione della famiglia. In altri casi i rapporti sono cosi incrinati che i nonni non partecipano alla vita dei nipoti con grave danno sia per i bambini che per loro stessi' (Malagoli Togliatti, Lavadera, 2002)
Inserito il 29 Gennaio 2016 nella categoria Relazioni svolte
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