Il dott. Giuseppe Abbita ha illustrato la vita e le opere del grande artista veneziano
Relatore: Dott. Giuseppe Abbita
Il 15 giugno 1887, all’età di appena 37 anni,Giacomo Favretto concludeva anzitempo la sua folgorante parabola artistica.Aveva partecipato alle più prestigiose esposizioni italiane e straniere in un tripudio di premi e riconoscimenti, osannato da pubblico e critica, conteso da collezionisti, aristocratici e re.La sua fama durò almeno fino alla fine del 19° secolo. Poi il pittore venne in un certo senso ingiustamente dimenticato e confinato ai margini della storia dell’arte dell’800. Giacomo Favretto fu il vero innovatore della scuola veneziana della seconda metà dell’ottocento, di cui era stato incontrastato protagonista, interprete di un nuovo, stupefacente, linguaggio verista.I dipinti del Favretto si muovono su due direzioni, sul doppio binario dell’osservazione del vero e della rievocazione del 700. Il Favretto ha due anime, due modi di sentire, ma un solo pennello, una sola affascinante tavolozza di incredibili colori.Venezia con i suoi silenzi misteriosi e i pettegolezzi del popolo, spaccati di vita quotidiana e rievocazioni,dello splendore e della ricchezza della Venezia del settecento, furono temi tutti così cari al Favretto, e cifra inconfondibile della sua espressione artistica.La grandezza intuitiva di Giacomo Favretto risiede proprio in questa sua capacità di sublimare la povertà e la decadenza fisica dei quartieri popolari e di coloro che li abitavano, innalzandola a pura poesia.Giacomo Favretto va annoverato fra quei pittori naturalisti italiani della metà del XIX secolo, il cui lavoro, secondo il grande critico d’arte Federico Zeri, rese possibile il l’unificazione visiva dell’Italia. Nella pittura cominciava ad entrare la società italiana contemporanea; non più la società dei nobili e dei possidenti, ma quella della piccola borghesia e soprattutto quella del popolo presentata nel suo reale aspetto. E’ innegabile che il verismo pittorico contribuì a conoscere e al conoscersi degli italiani, ponendo in evidenza fatti e problemi della realtà sociale taciuti o travisati.La meteora artistica di Favretto aveva spaziato dal verismo napoletano, ai macchiaioli toscani e all’impressionismo francese. Era stato un caposcuola della neo venetianschool ed aveva descritto con l’immediatezza del racconto e la freschezza del suo tocco, una Venezia vera, schietta, sincera, scanzonata, ma mai melliflua.Il relatore ha presentato una ricca iconografia soffermandosi sulla tecnica di assemblage di cui il pittore faceva largo uso e, a conclusione della sua relazione, ha presentato un inedito del pittore, già appartenuto all’amico scultore Dal Zotto,e rintracciato alcuni anni fa nel negozio di un rigattiere del centro storico di Milano.Giuseppe Abbita
Inserito il 12 Novembre 2019 nella categoria Relazioni svolte
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