Leonardo A. Greco ha illustrato la vita e la poetica del poeta 'bandito'
Relatore: Prof. Leonardo Augusto Greco - Francesista - Studioso di arte, lingua, storia e costumi francesi
Giovedì 23 febbraio 2008, l’Università 'Tito Marrone' ha incontrato un gruppo di poeti dell’Associazione 'I poeti nella società'.
L’incontro poetico è stato preceduto dall’analisi condotta dal prof. Leonardo Augusto Greco,sul poeta francese François Villon.
Il prof. Greco ha tratteggiato la vita e l’opera di François Villon evidenziando come della sua vita si conosca molto poco; gli unici documenti di cui si disponga sono di origine giuridica ed è proprio ciò che ha contribuito a creare, presso i poeti romantici, una sua immagine leggendaria di 'poeta maledetto'.
Nato probabilmente nel 1431, visse per lungo tempo come un bandito, emarginato e ricercato. Per quattro volte arrestato per episodi di malavita, fino a essere condannato a morte, fu sempre rilasciato ma poi nuovamente catturato e imprigionato e fu proprio in carcere che scrisse le sue opere maggiori. Per il valore dei suoi versi e principalmente per il suo capolavoro poetico, i poemi raccolti nei Testamenti è perciò, ritenuto uno dei precursori della corrente letteraria dei maudits.
Orfano di padre, fu affidato dalla madre ad un benefattore, Guillaume de Villon, canonico e cappellano di Saint-Benoît-le-Bétourn, che lo mandò a studiare alla Facoltà delle arti di Parigi.
Raggiunto il diploma, il giovane Villon abbandona gli studi preferendo vivere come un bohèmien.
Il 5 Giugno 1455 avvenne l'episodio che gli cambiò la vita: mentre passeggiava in compagnia di un prete, incontrò nella rue Saint-Jacques un bretone, Jean le Hardi, maestro d'arte, in compagnia a sua volta di un religioso, tale Philippe Chermoye; non si sa per quale motivo, scoppiò una rissa, nella quale Chermoye rimase ferito mortalmente. Accusato dell'uccisione del religioso, Villon fu costretto a lasciare Parigi.
I cinque anni successivi li passò peregrinando, non senza altre disavventure, lungo la valle della Loira.
Fu prima di lasciare Parigi che compose ciò che è ora conosciuto come Petit testament (Piccolo testamento) opera che mostra la profonda amarezza e il rammarico per il tempo sciupato (riscontrabili anche nel suo lavoro successivo, Le grand testament, Il grande testamento).
Rientrato a Parigi sempre a causa di furti e risse, incappò nuovamente nelle maglie della giustizia. Fu torturato, processato e condannato, ma il giudizio annullato. Bandito dai giudici, Villon fece da allora perdere ogni sua traccia.
Alcuni pensano che si sia fatto monaco ma questa non è che un’ipotesi.
Pressoché sconosciuto al tempo in cui visse, Villon ebbe notorietà solo a partire dal XVI secolo quando le sue opere furono recuperate e pubblicate da Clément Marot.
Villon ha rinnovato non soltanto la forma poetica del suo tempo ma anche e, forse maggiormente, i suoi temi.
Acuto osservatore e profondo conoscitore della cultura e dello spirito medievale, con una sorta di controtempo ritmico e sincopato ha stravolto i valori e le regole dell'ideal cortese fino ad allora in uso, ponendoli in burla con audaci innovazioni del linguaggio.
Nonostante la parvenza baldanzosa e il suo fare scanzonato, i suoi versi sono spesso contrassegnati da tristezza e rimpianto: Il Grande testamento, si è detto, è considerato il suo capolavoro e completa il Lascito (Lais, o Il piccolo testamento).
Nel Grande testamento, lungo poema iniziato a scrivere nel 1462 in forma autobiografica, traspare l'angoscia per la morte che il Poeta sente prossima dopo la condanna che gli è stata sentenziata.
Con singolare quanto suggestiva ambiguità, il poeta ricorre ad misto di riflessioni esistenziali, invettive e fervori religiosi, usando accenti sinceramente patetici e assolutamente innovativi per l'epoca.
Tutta l’originalità di questo poeta sta proprio in questo nuovo lirismo: è cosciente della sua fragilità e della so temperamento che lo conducono ad atti esecrabili e condannabili ma il suo pentimento è all’origine della sua creazione poetica.
Un esempio ne è La Ballade des Pendus, l’opera più conosciuta del nostro Autore; tale lirica, forse tra le più belle poesie della letteratura francese, è stata letta dal prof. Greco nella sua versione originale.
Oggi François Villon è considerato come il primo grande poeta elegiaco della letteratura francese.
Inserito il 23 Febbraio 2007 nella categoria Relazioni svolte
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