Sulla più atipica forse e più difficile tragedia del teatro classico ha relazionato con dovizia di spunti e riflessioni il dott. Giuseppe Abbita. Molto apprezzati sono stati alla fine, i contributi dei proff. Massimo Bruno e Carmelo Castelli.
Relatore: Dott. Giuseppe Abbita
Si riporta, qui di seguito, un abstract della relazione tenuta dal dott. Giuseppe Abbita, davanti ad un numeroso pubblico e a vari studenti del Liceo classico di Trapani
Scompare, Edipo, 'in una calma quasi celeste, uno stupore sovrumano'
La travagliata, terribile, tormentata e sofferta vita di Edipo, Edipo farmakos, vittima, e salvatore, veleno e farmaco, si conclude nella più dolce e serena delle morti, circondato dall’affetto delle figlie, amato e voluto dalla giusta e generosa città di Atene.
Muore vecchio e sereno, finalmente in pace con se stesso, in terra amica: 'ha ottenuto la fine che desiderava, è morto dove voleva morire…'.
Edipo congeda se stesso dalla scena sofoclea, mentre, sappiamo, è lo stesso poetache, nella stessa terra amica di Atene, la sua Atene, congeda se stesso dalla vita.Sofocle, il poeta, si prepara a morire attraverso Edipo.
Pochi mesi,infatti, e anche Sofocle morirà.
Cosa dire?
Edipo ci appare quasi la controfigura, l’alter ego di Sofocle.
Entrambi sono vecchi che si sono impegnati per salvare Atene.
Entrambi sono intensamente pii e hanno cercato di fare del bene, anche se le loro azioni si sono dimostrate alla fine sbagliate.
Tutto ciò che Sofocle ha fatto lo ha fatto per il bene di Atene, la più onorata fra tutte le città, la città più devota agli dei, per il bene della sua città, che lui, a differenza degli tragici, non abbandonò mai,anche nei periodi più bui e a lui meno favorevoli.
Con l’Edipo a Colono - l’ultimo grande frutto del teatro classico greco- calava il sipario sull’irripetibile stagione della drammaturgia ateniese.
Ma calava il sipario anche sull’irripetibile splendore di Atene e sulla sua democrazia.
Nel 404, sfinita da un lungo assedio, Atene capitolò. Non ci fu più una vera democrazia e solo una parvenza di essa sarà quella restaurata nel 403da Trasibulo, responsabile nel 399 della condanna a morte di Socrate.
Possiamo guardare pertanto all’Edipo a Colono come ad un testamento spirituale di Sofocle, un testamento dedicato alla sua amata Atene, ormai sull’orlo del baratro. L’idealizzazione di Atene, baluardo di valori perenni quali l’ospitalità ai supplici, l’opposizione agli arroganti, il rispetto delle leggi, il culto degli dèi, è il ricordo che vuole lasciare ai suoi concittadini.
Alla fine della tragedia Sofocle trasforma Edipo in un eroe immortale, augurandosi inconsciamente di potere esserlo anche lui per la sua città.
E noi stasera, parlando ancora, dopo 2400 anni, di Sofocle e d Edipo a Colono, non possiamo fare altro che confermare che il suo auspicio si è avverato: Edipo e Sofocle sono ancora in mezzo a noi.
Ricca di spunti, di confronti, di riflessioni , di considerazioni e accostamenti originali che hanno spaziato dalla descrizione interiore dei personaggi, alle connotazioni socio-politiche, culturali, antropologiche del dramma; che ci hanno portato a scoprire il significato intimo e vero della tragedia e ill messaggio, o i messaggi, che il poeta ci ha voluto trasmettere.- Giuseppe Abbita
Inserito il 29 Gennaio 2019 nella categoria Relazioni svolte
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