Alla Corte papale di Alessandro VI e poi in Francia, sotto Il Re Sole, si verificarono orribili vicende sulle quali ha argomentato, con dovizia di particolari, Leonardo A. Greco
Relatore: Prof. Leonardo Augusto Greco
Nel XVII secolo la Francia è lo Stato dall’indiscutibile supremazia politica, militare, artistica e linguistica e Luigi XIV è senza dubbio il monarca più potente e prestigioso d’Europa.In questo quadro storico si innesta un altro poco invidiabile primato: quello della superstizione e del sacrilegio.Leonardo Greco ha relazionato sui crimini che, in quel periodo, fecero inorridire la Corte di Versailles e l’intera Europa. I misfatti furono veramente abominevoli e la qualifica di 'francese' diventò, a un certo punto, sinonimo di avvelenatore. La terribile scoperta avvenne per caso, quando nel 1672, tra le carte di un ufficiale di cavalleria si rinvennero alcune lettere dalle quali si apprendeva che la Marchesa di Brinvilliers, sua amante, aveva avvelenato il padre, i fratelli, la sorella, una cognata, un nipote e tanti altri.La marchesa, una gentildonna, figlia di un magistrato, assai distinta e amabile fu accusata anche di eccessi sessuali tra cui l’incesto. Dietro la marchesa venne alla luce un variegato mondo del crimine dove l’impiego del veleno era un’abitudine diffusa. Condannata a morte la Marchesa fu giustiziata a Parigi, nello spiazzale davanti Notre Dame. Si scoprirono in seguito altri crimini che riguardavano persone dell’alta società. Nel 1677 fu arrestata Mme Magdeleine de La Grange che aveva avvelenato il marito. La specialità di questa donna era di vendere antidoti alle clienti che supponevano di essere state avvelenate. E’ a questo punto che il re istituisce una commissione d’inchiesta che prese il nome di "Camera Ardente' dalla sala tappezzata di nero, rischiarata dalla luce delle torce. Durante l’investigazione emersero nomi sempre nuovi e si evidenziò che più il rango delle persone implicate si faceva elevato, più i delitti diventavano orribili. Stregoni e negromanti confessarono di avere fatto abortire tantissime donne, di avere avvelenato numerose persone, di avere esercitato la magia nera, di avere organizzato riti satanici. La cosa inquietante era che, chiamate in causa, erano alcune delle personalità più in vista della Corte quali per esempio, la contessa di Soissons, nipote del cardinale Mazzarino, la contessa di Soissons, la duchessa di Bouillon, Madame de Vivonne, cognata della Montespan, Madame de La Mothe, la contessa di Roure, la viscontessa di Polignac. L’inchiesta fu condotta dal capo della polizia di Parigi. Afrodisiaci, fatture, filtri d’amore,veleno per mariti brutali, amanti traditori, rivali in amore erano forniti da indovine ed esperte in affari di cuore. Si scoprì tra l’altro, anche un complotto per uccidere il Re. Fu coinvolta anche la favorita del Re, Madame Montespan che era a contatto di streghe e fattucchiere per tentare di rinvigorire l’amore di Luigi XIV per lei.Il Re era atterrito; le avvelenatrici non avevano alcun ritegno: messe nere, falsi preti che posavano un calice sul ventre di una donna nuda e poi uccidevano un neonato. La « Chambre ardente» rimase in carica 3 anni. Ad inchiesta conclusa si contarono 210 riunioni della Commissione, 319 ordini di arresto, persone fuggite: 20, Incarcerate: 194, Giustiziate: 34, Morte sotto tortura: 2.-Il prof. Greco si è poi riferito ad un’altra Corte dove pure regnarono per decenni la spregiudicatezza, il veleno e torbidi intrighi. Si trattava della corte papale di Alessandro VI del casato dei Borgia. Fu questa una potente famiglia il cui nome era legato al paese catalano d’origine: Borja. I Borgia dominarono la scena italiana per il nepotismo del Papa e tanti episodi oscuri come libertinaggio nel Palazzo Apostolico, amori incestuosi, assassinii degli oppositori, fratricidio, ferocia del Valentino e la turbolenta vita matrimoniale di Lucrezia Borgia. Di Lucrezia, si diceva che al dito portasse un anello contenente del veleno di sua invenzione, una miscela di viscere di maiale, arsenico e olio di mandorle amare. Lucrezia poteva così uccidere con una carezza o immergendo l’anello nella bevanda della sua vittima. Ebbe tre mariti. A 13 anni sposa Giovanni Sforza (27 anni) signore di Pesaro per il desiderio paterno di unirsi alla potente famiglia. Il matrimonio non fu consumato a causa dell’immaturità della sposa. Quando poi Giovanni si accorse di aver perso la protezione papale e che i Borgia avevano deciso di eliminarlo, fuggì da Roma e il Papa annullò il matrimonio. Lucrezia intanto trascorre lunghi periodi nel convento di S. Sisto dove un giorno incontra un garzone di umili origini, certo Pedro Calderon, detto Perotto. Quando la giovane resta incinta, Perotto è arrestato e imprigionato. Il neonato viene dichiarato figlio naturale di Cesare ma poi il Papa asserisce che il figlio è suo. La vendetta di Giovanni Sforza per vendicare l’affronto subito in occasione dell’invalidazione del suo matrimonio, arriva quando accusa il papa di aver voluto l’annullamento per potere abusare liberamente della figlia. Accusa inoltre Lucrezia di incesto fraterno.La diffamazione prende piede e la reputazione della figlia del Papa è rovinata per sempre in tutta Europa.Le insinuazioni di Giovanni furono raccolte da Francesco Guicciardini poi da Victor Hugo che scrisse il dramma 'Lucrèce Borgia' musicato in seguito da Gaetano Donizetti. Il secondo marito di Lucrezia fu Alfonso d’Aragona, l’adolescente più bello della Capitale. Si trattò di un matrimonio felice fino a quando cambiarono le alleanze dei Borgia. Alfonso, a quel punto, capisce che la sua vita è in pericolo ed effettivamente il 18 agosto 1500 viene strangolato su mandato di Cesare. La sorella doveva essere riutilizzata come strumento politico e fu così che venne data in moglie ad Alfonso d’Este. Quando Lucrezia arrivò a Ferrara nessuno osò fare cenno alle terribili chiacchiere udite su di lei. Tutti erano incantati dalla leggendaria bellezza della duchessa. Lontana dal Vaticano la sua condotta fu irreprensibile dimostrando di essere ottima diplomatica nel risolvere le dispute politiche tanto da essere definita «una perla in questo mondo». L’ammirò moltissimo anche Pietro Bembo fra le cui carte teneva conservato un suo ricciolo d’oro, oggi custodito alla biblioteca ambrosiana di Milano. A Ferrara il lato religioso di Lucrezia, mostrato più volte durante la sua vita, si evidenziò. Indossò il cilicio e s’iscrisse al Terz’ordine francescano, fondando il Monte di Pietà di Ferrara. Lucrezia morì nel 1519 a 39 anni nel dare alla luce una bambina che le sopravvisse di poco. Fu sepolta nel monastero del Corpus Domini con l’abito di terziaria francescana.Oggi, a distanza di tanti secoli, ci si chiede se veramente Lucrezia sia stata come venne descritta in tutta Europa.Tutto quello che si disse di lei era frutto della calunnia di Giovanni Sforza? Fu veramente la regina dei veleni, la personificazione del Male, licenziosa, assassina, amante incestuosa? Probabilmente no. Nonostante l’aspetto insolente, Lucrezia era una donna fragile obbligata a subire. Fu una vittima, una delle donne più sventurate del suo tempo. Sua sola colpa fu di chiamarsi Borgia. In molti ritengono che Lucrezia con i veleni non ebbe mai a che fare, non complottò e non uccise nessuno. Fu una martire, bella e intelligente, timorata di Dio soprattutto negli ultimi anni della sua vita. Quando morì, le sue ultime parole furono 'Sono di Dio per sempre'. La relazione minuziosa e precisa del prof. L. Greco è stata alla fine applaudita dal numeroso pubblico presente. (Pausol)
Inserito il 19 Febbraio 2016 nella categoria Relazioni svolte
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