Il dott. Giorgio Gallo ha delineato, con grande competenza, la storia dei farmaci a partire dalla preistoria e spaziando tra le culture orientali ed occidentali
Relatore: Dott. Giorgio Gallo - Farmacista
Gli uomini primitivi si curavano con le piante in maniera empirica ed istintiva. La medicina era affidata agli stregoni, che affiancavano i riti magici all’uso terapeutico delle piante. La diffusione della scrittura permise col tempo un approccio sempre più razionale. Nella storia comunque l’empirismo ha permesso di gettare le basi per importantissimi studi e scoperte.Tante civiltà antiche hanno contribuito nel tempo ed in vari modi all’evoluzione della medicina e della farmacologia. Ricordiamo quelle indiana, cinese e giapponese, che conobbero tanti rimedi naturali anche oggi utilizzati; i popoli mediorientali, che ben conservarono le loro conoscenze su tavolette di argilla raccolte nella vasta biblioteca del Re assiro Assurbanipal; la civiltà egizia, che diede alla medicina un impulso più razionale e che scriveva tutto sui papiri. Il mondo greco-latino è sicuramente quello da cui più strettamente discendiamo. I greci, che inizialmente consideravano la medicina un’arte riservata agli dei, conobbero un’evoluzione più scientifica grazie ad Ippocrate; in Grecia si diffusero le figure dei Rhizotomoi, esperti di botanica che collezionavano radici da sfruttare a scopo terapeutico. Tali figure si svilupperanno anche a Roma, dove due grandi opere rappresentarono il pilastro della letteratura farmacologica dell’epoca e non solo: il 'Naturalis Historia' di Plinio il Vecchio, ma soprattutto il 'De Materia Medica' di Pedanio Dioscoride, opera che fece da punto di riferimento in questo campo per la letteratura dei secoli seguenti. Con le invasioni barbariche e la decadenza dell’Impero Romano, il sapere fu conservato grazie agli Islamici, che alle conoscenze dei greci e dei romani aggiungevano un forte spirito critico ed elaborativo. Con essi l’alchimia cominciò ad evolversi da pratica esoterica dagli aspetti spesso magico-astrologici a scienza di laboratorio; opera importante degli islamici furono i 'Canoni di Avicenna'.Nel periodo medioevale si sviluppò in Italia la Scuola Medica Salernitana, che teneva unite diverse culture sia grazie alla sua posizione geografica che al suo spirito conciliante verso i diversi saperi. In questo periodo nacquero molti conventi, in cui i monaci preparavano le erbe medicinali in maniera empirica. Le prime farmacie apparvero in Italia dopo l’anno 1000 proprio all’interno dei conventi. La scissione medico-farmacista avvenne invece ufficialmente nel XIII sec. con le Costitutiones diMelfi, volute da Federico II, Re di Sicilia ed Imperatore del Sacro Romano Impero. Per governare meglio, invece che con le armi, Federico preferì istituire una legislazione che dettasse regole ben precise. In campo medico-farmaceutico furono imposte novità importanti, quali il divieto di vendita di sostanze false o pericolose, il controllo della magistratura su medici e farmacisti, la figura degli Ispettori che effettuassero verifiche presso le farmacie, la Listaererum Petendum cioè l’ elenco dei farmaci da tenere obbligatoriamente in farmacia. Si può affermare che il Diritto Farmaceutico nacque in Italia nel XIII sec grazie soprattutto a Federico II.Per via delle difformità che spesso si verificavano tra prescrizione medica e preparazione del farmacista, dovute a differenze nei criteri seguiti, crebbe l’esigenza di un testo unico di riferimento che avesse valore ufficiale. Nel 1498 nacque il Ricettario Fiorentino, considerato la prima Farmacopea Ufficiale Italiana e forse del mondo. Col tempo le conoscenze degli speziali si arricchirono molto grazie alla nascita di importanti cattedre di botanica, alla stesura di nuovi testi scientifici ed alla conoscenza di droghe nuove importate grazie alla scoperta dell’America. Nel corso dei secoli seguenti ci fu comunque notevole variabilità normativa da regione a regione, anche dopo l’unità d’Italia nel 1870. Bisognò attendere il 1934 per avere finalmente il Testo Unico delle Leggi Sanitarie.In tutti questi secoli non ci furono soltanto mutamenti in ambito di legislazione farmaceutica, ma si assistette a grandi novità in campo scientifico. Fu in particolare a partire dal XVI sec che, grazie soprattutto al medico Paracelso, cominciò a cambiare il concetto di malattia. Dalla concezione ippocratico-galenica, che considerava la malattia conseguenza dello squilibrio tra gli umori (liquidi) dell’organismo, si passava a quella chimica, che la vedeva piuttosto come alterazione dell’equilibrio chimico dell’organismo e che in quanto tale poteva esser curata solo grazie alla chimica. Dall’alchimia, intesa come 'preparazione dell’oro', si passò alla iatrochimica, cioè la preparazione delle medicine. Fondamentale divenne per il farmacista la padronanza della chimica. Non ci si limitava più ad utilizzare le droghe come tali, ma si cercava di isolarne i principi attivi per poi, se necessario, perfezionarli. Il 1600 ed il 1700 furono secoli caratterizzati da numerosi ed importanti studi, soprattutto in merito ad aria e gas. La farmacia era la scuola preparatoria per eccellenza, in cui operavano i migliori chimici ed in cui si ebbero le più grandi scoperte. Farmacisti furono nomi celebri che diedero indelebili contributi allo sviluppo della chimica. Su tutti, Karl Wilhelm Scheele (1742-1786), considerato il più illustre farmacista della storia! Egli portò avanti studi fondamentali per lo sviluppo della chimica organica e dell’analisi chimica qualitativa; separò l’aria, fino ad allora vista come entità inerte, in alcuni dei suoi componenti; introdusse l’utilizzo dei solventi chimici per le estrazioni. Fece tutte le sue scoperte con mezzi tecnici rudimentali, con piccole risorse economiche, in pochissimi anni di intenso lavoro e nel retrobottega della sua piccola farmacia!!! Dal diciannovesimo secolo cominciarono a diffondersi importanti industrie chimiche del farmaco. Dall’isolamento dei principi attivi ora si puntava anche alla loro sintesi. Nel ventesimo secolo ebbe inizio la chemioterapia, con la quale non ci si accontentava più di eliminare i sintomi, ma si cercava di sconfiggere le cause della malattia; obiettivo era colpire gli agenti vitali patogeni, risparmiando le cellule dell’ospite. Nel 1910 Paul Erlich sintetizzò il Salvaran 606 contro la sifilide. Nel 1935 Domagk scoprì il Prontosil Rosso, primo antibatterico in commercio. Le fabbriche affiancavano le più antiche botteghe galeniche dei farmacisti.Oggi l’ottenimento dei principi attivi avviene quasi esclusivamente in ambito industriale. Il laboratorio galenico della farmacia comunque continua ad esistere e svolge importanti funzioni che lo rendono ancora indispensabile, quali per esempio: preparazione di farmaci orfani, cioè farmaci per malattie rare che l’industria ha rinunciato a produrre per ragioni di scarso ritorno economico; preparazione di farmaci che in commercio esistono a dosaggi diversi da quelli richiesti in particolari circostanze, quali pazienti pediatrici o anziani; necessità di ben precise formulazioni, per esempio le bustine per chi non sa inghiottire le pillole, nel caso di farmaci reperibili sul mercato solo in pillole; esigenze particolari, quali una ben precisa associazione di alcuni principi attivi in un unico farmaco o semplicemente la possibilità di un determinato aroma per un paziente pediatrico che mostra sdegno ad assumerne degli altri. La qualità e la sicurezza dei preparati galenici sono assicurate dall’esistenza delle severe 'Norme di Buona Preparazione' cui il farmacista deve sottostare. La preparazioni galeniche sono di tipo magistrale quando per essere allestite è necessaria la ricetta medica, sono di tipo officinale quando, essendo descritte in almeno una delle Farmacopee europee, possono esser preparate dal farmacista senza bisogno di nessuna prescrizione medica.Per quanto invece riguarda i farmaci preparati a livello industriale, il cammino da percorrere fino all’immissione in commercio è molto più lungo e richiede almeno 7 anni. L’ottenimento del principio attivo può avvenire per isolamento da organismi di origine vegetale, animale o umana oppure per sintesi chimica. La molecola ottenuta viene sottoposta quindi alle sperimentazioni pre-cliniche e cliniche. Le sperimentazioni pre-cliniche sono effettuate in vitro in laboratorio ed in vivo sugli animali. Le sperimentazioni cliniche, sugli esseri umani, si articolano a loro volta in 3fasi: nella fase 1, su pochi volontari sani, si valutano la tollerabilità e gli effetti collaterali; nella fase 2, su volontari malati, si fa una prima valutazione degli effetti terapeutici; nella fase 3, su migliaia di pazienti, si ottiene un quadro completo dei benefici terapeutici del farmaco rispetto alla tollerabilità ed agli effetti collaterali. Certe volte, durante le sperimentazioni, ci si può accorgere di un effetto inizialmente non previsto, che, se giudicato in grado di apportare un beneficio importante, può indurre gli sperimentatori a cambiare rotta ed indirizzare la molecola verso la nuova indicazione terapeutica. Un esempio di questa capacità di cogliere gli imprevisti positivi, denominata 'Serendipity', è il Viagra (Sildenafil), il quale, inizialmente studiato come farmaco contro l’angina, si è poi rivelato durante gli studi un principio efficacissimo contro la disfunzione erettile.Al termine delle sperimentazioni viene formulato un dossier che è inviato all’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Con la sua approvazione viene rilasciata l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio. Tutti i farmaci immessi in commercio comunque continuano ininterrottamente ad essere sottoposti al monitoraggio degli operatori sanitari, che hanno l’obbligo di segnalare qualunque reazione o effetto non previsto dal foglietto illustrativo. Tale monitoraggio viene indicato col nome di Fase 4 o Fase di Farmacovigilanza. Giorgio Gallo
Inserito il 12 Maggio 2015 nella categoria Relazioni svolte
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